domenica 16 giugno 2013

L’odore della zanzara morta


Partecipando al corteo tenutosi a Firenze sabato 15 giugno, insieme a Franco e a circa cinquecento altre persone, mi è venuto da pensare che lo strumento messo in campo in quell’occasione sia una specie di forma pensiero che gli antichi chiamavano eggregora. Gli animalisti, quindi, sarebbero come dei maghi moderni che di tanto in tanto – e per la verità ultimamente sempre più spesso – si ritrovano in luoghi precisi e gridano tutti insieme slogan e concetti facili da capire, mandando nell’etere vibrazioni che dovrebbero colpire il bersaglio a distanza. Non ne hanno consapevolezza, ma questa è un’antica pratica magica.
Tuttavia, prendendo un caffè prima della partenza, in piazza della Repubblica, mentre ancora il maxi schermo mobile non era stato messo in funzione, una signora chiese alla cassiera il perché di tanto schieramento di polizia. Al che le fu risposto, con tono scontato e annoiato: “Comizi”. Questa è dunque la percezione che gli astanti hanno delle nostre manifestazioni, per lo meno di quella, organizzata dalla LIDA (Lega Italiana per i Diritti Animali) e da alcune altre. Un “comizio” come ce ne sono tanti. Tutti i nostri sforzi per educare il pubblico a conoscere cosa c’è dietro l’allevamento zootecnico e la macellazione vengono neutralizzati con un’alzata di spalle e finiscono nel “mare magnum” delle iniziative di qualunque genere, che rendono viva una città ma di cui non si coglie la differenza sostanziale. I turisti, specie giapponesi e anglosassoni, infatti, scattavano foto ai manifestanti piuttosto che prestare attenzione al furgone sormontato dallo schermo di dodici metri quadrati, che per tutta la sfilata ha mandato immagini a dir poco agghiaccianti, che nessun’altra tivù manderebbe mai in onda.

Ecco – ho pensato – a noi tocca fare le veci delle televisioni e dei giornali, se non fosse che tali mezzi di comunicazione non siano in realtà che semplici mezzi di propaganda. Con uno spot pubblicitario, reiterato più volte nel corso della giornata, annullano i nostri miseri sforzi, rendendo normale la violenza e lo sfruttamento ai danni degli animali. Lo diceva anche Guido Ceronetti a proposito dei trecento alberi salvati dagli ecologisti, nello stesso tempo in cui i demoni ne distruggono tremila.
Tuttavia, fare sempre del disfattismo non è sano ed è nostro dovere cercare di mantenere una visione positiva, in mezzo all’oceano di ingiustizie di cui veniamo continuamente a conoscenza e devo ammettere che ai miei tempi una pensata come quella del furgone cinematografico, non era venuta a nessuno, né alcuno l’aveva mai realizzata. Dev’essere stata una iniziativa abbastanza costosa, ma sempre più economica dell’acquisto di spazi pubblicitari in tivù: noi privati cittadini non possiamo permettercelo, a differenza delle aziende che sfruttano gli animali e che si arricchiscono sul loro sangue. Forse, se posso fare un appunto agli organizzatori, io avrei evitato l’uso dei fumogeni, che , sebbene coreografici, appestavano i polmoni agli stessi manifestanti, oltre che al pubblico che faceva ala al nostro passaggio.
Il nostro corteo quindi, durante il quale non sono riuscito a trovare un volto conosciuto che
sia uno, è stato come un corto circuito tra il mondo com’è, con tutti i suoi mattatoi e le macellerie, e il mondo come dovrebbe essere, da molti immaginato privo o quasi di violenza su qualsiasi essere vivente.
Pensavo a tutto questo durante la notte seguente, mentre ingaggiavo un’impari lotta contro le invisibili zanzare fiorentine, che mi hanno impedito di prendere sonno, mentre al mio amico Franco, nell’altra stanza, erano gli schiamazzi notturni dei giovani fiorentini in giro per la strada a svolgere lo stesso servizio.
Pensavo a quanto sia lecito immaginare un modo diverso, più giusto e meno violento e mi rendevo conto che la zanzara vive nel mondo reale, ben salda, mentre il nostro ideale animalista vive fuori di esso, in qualche empireo imprecisato. Anche i mattatoi vivono nel mondo reale e volerne l’abolizione forse significa volere l’abolizione del mondo stesso, ovvero come desiderare che le zanzare non esistano, senza pensare a quegli animali insettivori come uccelli e pipistrelli che dalle zanzare traggono sostentamento.
Nel silenzio – si fa per dire – notturno, i miei pensieri prendevano strade inaspettate. Sarà stata la stanchezza. Così in un momento di lucidità pensavo che le zanzare hanno la loro ragione d’esistere, alla stessa stregua dei tirannosauri e dei narcotrafficanti. Bisognerebbe riuscire a vedere la bellezza delle zanzare, dei tirannosauri e pure dei narcotrafficanti, ma non nei loro concetti astratti, bensì proprio nelle zanzare che ci pungono, nei tirannosauri anche metaforici che ci divorano e nei narcotrafficanti che ci decapitano nelle strade della Colombia.

Poiché in nessuno di questi tre casi, ben abbarbicati nel mondo reale, è possibile vedere bellezza alcuna, ne consegue che non vi è bellezza in questo mondo, nemmeno nei documentari a colori, e che viviamo in un mondo sbagliato, basato su sofferenza e sopraffazione. Le zanzare, il tirannosauro e il narcotrafficante fanno il loro mestiere, essendo ben inseriti nel mondo e volere che scompaiano (alcuni di loro l’hanno già fatto, togliendoci l’incomodo) significa volere che scompaia la materia, cioè l’intero universo o quasi.
In pratica significa volere l’estinzione di noi stessi, visto che anche noi siamo materia. Ne deriva un paradosso logico, giacché la zanzare che succhia il sangue, il tirannosauro che mi sbrana, anche in senso metaforico, e il narcotrafficante che mi uccide si prendono ciò che spetta loro di diritto: vite altrui insignificanti ma utili come proteine e conti bancari trasferibili.
I mattatoi sono dunque l’atto del succhiare, dello sbranare e del commerciare droga. Sono il mezzo per arrivare al fine del trasferimento di proteine dalla carne-vittima alla carne-carnefice, dal più debole al più forte, dal meno veloce al più veloce, dal meno progredito al più progredito, dal disponibile al momentaneamente indisponibile, finché quest’ultimo non cesserà le proprie funzioni vitali rendendosi disponibile per il trasferimento della sua carne morta – di carne-carnefice – ai batteri della decomposizione, a meno che non si sia fatto mummificare, plastificare, surgelare o fossilizzare.

La zanzara sa cos’è il mondo reale. La massaia al supermercato, nel reparto carni, pure. Il
prete che predica-bene-e-razzola-male sa ma dissimula. Il narcotrafficante non sa e non vuole sapere. Il poliziotto e il soldato non sanno e non riescono a saperlo. L’animalista che vuole l’abolizione dei mattatoi s’illude di sapere ma sbaglia. Gli slogan che urla in corteo hanno la stessa valenza dei fumogeni che nascondono per un momento la realtà e le forme-pensiero gridate in compagnia sono come gocce di rugiada su un mucchio di coltelli insanguinati, lasciati all’aperto dopo l’uso. Magia bianca e magia nera. Magia grigia e magia incolore.
E intanto uno l’ho beccato! Paga il giusto per il peccatore. I suoi fratelli mi avevano trafitto e salassato per tutta la notte. Poi ho acceso la luce, mi sono messo a scrivere ed è arrivato lui, meno veloce della mia mano. Ha finito la sua inutile vita digiuno, con l’addome vuoto di sangue, come io finirò la mia inutile vita in qualche ospizio per vecchi, quando sarà il momento, schiacciato dalla mano di Dio o del Destino, che a certi livelli si equivalgono, e anch’io avrò l’addome svuotato dei suoi liquidi.
Le frasi che non ho urlato al corteo, le parole che non ho detto e pure quelle che qui ho scritto, sortiranno lo stesso effetto delle lacrime del replicante di Blade Runner versate sotto la pioggia. Gli schiamazzi notturni dei fiorentini, con o senza bistecche alla fiorentina in fase di decomposizione nei loro addomi, oltre a non aver fatto dormire Franco, faranno da  colonna sonora nel teatro dell’inutile assurdo che ci circonda e ci opprime, sognando una liberazione che non verrà mai. Una liberazione dal flagello delle zanzare estive, dai mattatoi perentori che affettano i nostri sogni di giustizia e dalla materia che non sente ragioni.

Al capo cameriere di piazza della Repubblica, che ci ha chiesto di spostarci da davanti il cartellone con i menù, mentre io e Franco cercavamo un po’ d’ombra prima che il corteo partisse, auguro di finire sbranato da un tirannosauro, o da un TIR.
Al venditore extracomunitario di souvenirs che ci ha allontanato dall’ombra della tenda del suo baracchino, auguro una punizione più blanda, come quella di passare la notte a combattere con le zanzare, perché ci ha allontanato con un tono gentile di voce. Ai macellai, ai macellatori e ai consumatori di carne auguro di morire presto di una qualche malattia degenerativa, possibilmente di quelle in cui le cellule corporee impazziscono.
E in verità, il mondo della materia, nonché la vita reale, hanno già in serbo per essi tutto ciò. E per alcuni hanno già in serbo un serbo, armato d’armi e cattive intenzioni, per affrettare il lavoro della malattia degenerativa.
Il guaio è che tra il compimento dell’atto del macellare, del vendere carne e del mangiarla, e il compimento della doverosa nemesi e dell’espiazione della colpa, c’è un lasso di tempo troppo ampio, che fa perdere di vista le cause e i loro effetti e che rafforza l’illusione di poter farla franca. Come dice il mio amico Franco.

Se non ci fosse quel lasso di tempo gli uomini sarebbero timorosi di Dio e anche i
narcotrafficanti smetterebbero di decapitare la gente lasciandone i corpi mutilati nelle strade colombiane. Sul tirannosauro non mi pronuncio, anche perché i paleontologi hanno appurato che non si curava della causa e del suo effetto, se non in riferimento alla sua fame placata dalla carne delle sue vittime.
Quanto alle zanzare, non so se si pongono problemi metafisici, ma tenendo la luce accesa alle tre di notte, e scrivendo queste inutili note, ho se non altro risolto il problema di non farmi pungere, a meno che non sia stata proprio l’uccisione da parte mia di quell’unica malcapitata e innocente zanzara - che si è trovata sulla traiettoria della mia mano, rimanendo spiaccicata sul materasso - a fungere da monito per le altre.
La voce si è sparsa e la sue sorelle si sono dileguate. Colpirne una per educarne cento. Da stanotte – e per tutta l’estate – dormirò con la luce accesa, aggiungendo nevrosi a nevrosi.
Dove avrò messo quel copriocchi che mi hanno dato in omaggio sull’aereo?

2 commenti:

  1. Ma queste zanzare... che pensieri... tirannosauri, tir,narcotrafficanti...
    Mi riservo di rileggere l'articolo questa sera...
    bello comunque hahaha

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    1. E' un po' diverso dai soliti.

      Più sul filosofico che sul concreto.

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