giovedì 20 giugno 2013

Mammiferi particolari



Fonte: Eticamente

Proprio l’altro giorno parlavamo del pony rimasto orfano che ha adottato l’orso di pezza per avere conforto. Ed ecco che dall’altra parte del mondo, in Russia, una mamma gatta di nome Sonja adotta quattro piccoli ricci, anche loro rimasti orfani.
La micia aveva già un gattino suo e messa davanti ai riccetti non si è mica scomposta; evidentemente anche lei conosce il detto: dove mangiano in due, mangiano in tre….
Ecco che la natura non lascia niente al caso, i quattro piccoli perdono la mamma, e una gatta con un solo piccolo è lì, a disposizione…con tanto latte e tante cure. Sonja sembra dire: “OK, piccoli. Sono una mamma, se posso prendermi cura del mio piccino posso farlo anche con voi. Avete gli aculei? Non importa: vuol dire che vi maneggerò con più attenzione. Non c’è scritto da nessuna parte che le gatte possono prendersi cura solo dei micini. Venite, ho abbastanza amore per tutti.”

E’ per questo che amo profondamente gli animali: loro non guardano se sei bianco, nero, a strisce, a pois… per loro conta forse se sei della stessa razza o di una razza diversa? No! Loro danno il loro affetto senza condizioni, senza se, senza però.
D’altronde lo fanno anche con noi, umani, che sappiamo come sfruttarli e maltrattarli fino alla fine. Ma forse loro ci amano perchè hanno un cuore più puro del nostro.  Li amo perchè sono anime semplici, non conoscono ipocrisie e si donano senza limiti e ci fanno felici con poco.
Io vi parlo per esperienza personale: ho allevato un riccio che era caduto dentro un pozzo (per fortuna asciutto) nella campagna di mio padre. Era dicembre e si apprestava ad andare in letargo ma era troppo piccolo. La mia veterinaria (che è una mia grandissima amica) mi ha detto:” Puoi tenerlo un paio di giorni, dagli da mangiare in modo che si riprenda e poi riportalo in campagna… però..” “Però?” le chiedo io. “Però se lo riporti in campagna ora non ha riserve per passare l’inverno. Morirebbe d’inedia”
Così  ho deciso di tenerlo, ho passato 4 mesi in giardino a cercare lumache, lombrichi e larve di ogni genere, finché in Aprile lo riporto dalla veterinaria e il “piccolo” pesava 1 chilo e 800 grammi. Stava bene, in perfetta salute. Quindi lo abbiamo riportato in campagna e se tutto è andato bene, ora ha una grande famiglia con tanti riccetti. E’ stato bellissimo tenerlo in casa, i miei figli  hanno avuto la possibilità di conoscere un animaletto utile e simpatico, che di solito si incontra schiacciato ai bordi delle strade.
Gli animali hanno sempre qualcosa da insegnarci, qualcosa del tipo che l’amore è cieco.

6 commenti:

  1. Che belli i riccetti....
    Io ho avuto un gattino già svezzato che andava a succhiare i capezzoli della Lea (cane) quando allattava i suoi cuccioli...

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    1. Rapporti di questo genere, fra cuccioli e adulti di specie diversa, sono più comuni di quanto si pensi.

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  2. Avete gli aculei? Non importa: vuol dire che vi mangerò con più attenzione.

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    1. E' la cortesia di Polifemo che promise a Ulisse di mangiarlo per ultimo.
      Non si è mai dato il caso di un gatto che abbia mangiato un riccio. Né viceversa.

      Invece gli esseri umani (?) mangiano sia gatti che ricci.

      Siamo una specie insaziabile!

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  3. ho passato 4 mesi in giardino a cercare lumache, lombrichi e larve di ogni genere
    che, notoriamente, non hanno diritto di vivere... non sono carini...
    P.S.: io le lumache le ho sempre mangiate... col sughetto!

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    1. Ubi major, minor cessat.

      Evidentemente, si applica anche con animali adottati.
      Sarebbe bello che nessuno si faccia male, ma le leggi di natura esistono, non le ho inventate io e posso fare ben poco per cambiarle.

      Isaia capitolo 65: ....il leone mangerà la paglia come il bue.

      E' un'esigenza antica, quella dell'armonia fra le varie specie, ma ancora non è stata realizzata. Né mai forse lo sarà, a meno di avere una visione fideistica e credere in un Dio Onnipotente e benevolo.

      La strada comunque è quella: rispetto per ogni creatura, anche per le lumache al sugo.

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