Testo di Maurizio Blondet
L’8
marzo 2014, come sapete, un Boeing 777-200 operante il volo Malaysia Airlines 370 è
scomparso prima di entrare nello spazio aereo vietnamita. Il volo era partito
da Kuala Lumpur e diretto a Pechino. Sul velivolo erano imbarcati 227
passeggeri e 12 membri dell’equipaggio. Per quanto la storia sembri incredibile, la
propongo qui perché le fonti che sospettano della versione ufficiale di questo
disastro aereo sono ormai molte e qualificate. La versione che vi dò è di Percy
Alvarado Godoy, un giornalista esperto di guerre segrete e con evidenti agganci
a certi servizi dell’Est.
Secondo lui, il GRU
(intelligence militare russa) e FSB (ex KGB) erano sicuri che sul volo
HM370 era stato caricato un carico altamente sospetto: forse materiale
radioattivo, forse bomba biologica. Il carico era stato «osservato» mentre
veniva trasferita da qualche Paese UE alla Repubblica delle Seychelles, e da
qui alla Malaysia . A portarlo è stata una nave da carico sotto bandiera USA,
la MV Maersk Alabama: lo stesso vecchio cargo, sia detto per far notare la
coincidenza (che forse non lo è), che l’8 aprile 2009 fu dirottato da quelli
che si dissero pirati somali. La US Navy, con un gruppo speciale di SEAL, si
riprese la Maersk Alabama con un’immediata azione di forza,
ammazzando tre dei cosiddetti pirati somali. Poi ci hanno fatto anche un film,
per rafforzare la versione ufficiale: Captain Phillips - Attacco in mare
aperto, di Greengrass e con Tom Hanks come protagonista.
Anche stavolta la Maersk Alabama ha avuto un’inspiegabile, tragica disavventura: mentre era attraccata alle Seychelles, il febbraio scorso, furono uccisi due uomini che vi si trovavano a bordo: Jeffrey Reynolds and Mark Kennedy, entrambi di 44 anni. Erano due ex Navy Seals, diventati contractors privati. Lavoravano per la Trident Security Systems, una ditta che fornisce appunto servizi di sicurezza. I due sono stati trovati morti nella stessa cabina: secondo la CBS, erano morti entrambi «per collasso cardiorespiratorio, probabile infarto dovuto al consumo di droghe».
Secondo Godoy, tutt’e due erano degli specialisti nel trasporto di arsenali biochimici e nucleari, e il loro datore di lavoro, la Trident, altro non è che una facciata del Pentagono per operazioni coperte. Fatto sta che il GRU, quando ha osservato che quel certo carico dalla Maersk era stato caricato a bordo del Boeing 777 della Malaysian, diretto a Pechino, avrebbe avvisato il Ministero della Sicurezza dello Stato cinese: questo avrebbe attivato le misure di sorveglianza in tempo reale e tutti i sistemi di difesa. Pare che l’autorità cinese abbia cercato di deviare il volo non verso un aeroporto dell’isola di Hainan, lo Aiku Meilan International Airport, invece che a Pechino. Mentre però nell’appartata isola cinese tutto era pronto per ricevere il pericoloso volo, gli americani preso possesso a distanza dell’aereo, che in quel momento si trovava nel Mar della Cina Meridionale vicino alle isole Spratly, per farlo atterrare altrove, in una base per loro sicura. Quale? L’isola Diego Garcia, 3.450 chilometri più lontano, nell’Oceano Indiano. La Diego Garcia – un atollo, formalmente britannico – è una potente base USA, usatissima per i bombardamenti dell’Iraq e Afghanistan, sede delle più segrete ed avanzate installazioni militari per il dominio dell’aria.
Come hanno dirottato l’aereo, non è difficile intuire: ogni aereo civile fabbricato in Usa e venduto alle compagnie del mondo, ha dispositivi elettronici di guida automatica, un software in cui si è avuta l’accortezza di aprire delle backdoors, porte posteriori: gli americani sono così capaci di prendere possesso» a distanza di ogni aereo altrui, in caso di necessità come dirottamenti eccetera.
In questo caso, hanno manipolato il FBW (Fly-By-Wire), tramutando il gigantesco Boeing 777 in un drone. È stato in quella fase che il Malaysian Airline ha volato a quota così bassa, da sfuggire ai radar; poco dopo, notizie americane hanno parlato di due individui «iraniani» con falsi passaporti (uno rubato ad un italiano in Thailandia) erano saliti a bordo del volo... La CIA ha diramato anche le foto dei due terroristi suicidi iraniani, apparentemente manipolate al photoshop.
La Komsomolskaya Pravda, probabilmente imbeccata dall’intelligence russo, ha scritto: «Si resta con la sensazione che nell’insieme delle persone che viaggiavano a bordo dell’aereo ci fosse qualcosa di strano: il pilota faceva parte dell’opposizione malaysiana, c’erano due iraniani coi falsi passaporti, troppi passeggeri cinesi con lo stesso cognome... e un passeggero australiano, prima dell’imbarco, ha consegnato a sua moglie la sue fede nuziale e l’orologio, chiedendole di darlo al primo dei loro figli che si sarebbe sposato, come se sapesse che non sarebbe tornato».
Si noti che anche molti dei passeggeri che volo che – secondo la versione ufficiale – i terroristi arabi fecero schiantare sul Pentagono l’11 Settembre 2001, aveva una lista di passeggeri sospetta: troppi impiegati del Pentagono stesso, alti ufficiali, specialisti privati di aziende per la sicurezza...per i quali sarebbe stato comodo ed utile dichiarare la morte, e mandare in giro per il mondo dotati nuove identità. Sul volo Malaysian «scomparso in mare» c’erano una ventina di impiegati americani della Freescale Semi Conductor, sede ad Austin, Texas, che appartiene alla multinazionale Blackstone, un gioiello nella corona di aziende del miliardario Jacob Rothschild, dedita alla messa a punto di aerei «invisibili»; e c’erano anche quattro spie cinesi che gli USA avevano interesse ad eliminare prima che tornassero a Pechino con le loro informazioni.
Cinesi e russi non sono riusciti a prendere possesso del volo e a rivelarne il contenuto, ma sono almeno riusciti a impedire l’atterraggio a Pechino, e un probabile – anche se non precisato – false flag. Che, data la vittima e la sua dimensione – la Cina – poteva avere come maligno scopo una guerra regionale di prima grandezza, se non mondiale. Dopotutto, da qualche mese la Cina sfida davvero il potere del dollaro, stipulando accordi per l’interscambio commerciale in renminbi con vari paesi importanti, dalla Russia alla Germania.
Tuttavia, non avremmo postato questa trama alla James Bond, se la vicenda non avesse suscitato sospetti da parte d siti autorevoli. Uno è il famoso Globalresearch del professor Chossudovsky.
Un altro e non meno autorevole è Gordon Duff, un ex ufficiale dei Marines, che sul suo blog informatissimo, Veterans Today, titola: Flight 370 - un'altra cospirazione USA?
Parlando a nome di piloti ex militari che conosce personalmente, Duff è sicuro: al giorno d’oggi, un aereo di linea «non scompare». Semplicemente, non può.
Lo spazio aereo è letteralmente saturato di radar attivi e passivi, civili e militari, sensori, satelliti-spia noti e sconosciuti. Un ex colonnello dell’Air Force, oggi pilota di un Boeing 777 come quello malaysiano per conto di una compagnia privata di prima grandezza, ha attestato a Gord Duff : il Boeing 777, l’aereo che guido io, ha una tripla ridondanza dei suoi sistemi, se un sistema si guasta totalmente, ne esistono due per continuare il volo. È progettato per esser guidato facilmente anche da piloti del Terzo Mondo e il volo costantemente sotto controllo da terra e da satelliti.
Anche stavolta la Maersk Alabama ha avuto un’inspiegabile, tragica disavventura: mentre era attraccata alle Seychelles, il febbraio scorso, furono uccisi due uomini che vi si trovavano a bordo: Jeffrey Reynolds and Mark Kennedy, entrambi di 44 anni. Erano due ex Navy Seals, diventati contractors privati. Lavoravano per la Trident Security Systems, una ditta che fornisce appunto servizi di sicurezza. I due sono stati trovati morti nella stessa cabina: secondo la CBS, erano morti entrambi «per collasso cardiorespiratorio, probabile infarto dovuto al consumo di droghe».
Secondo Godoy, tutt’e due erano degli specialisti nel trasporto di arsenali biochimici e nucleari, e il loro datore di lavoro, la Trident, altro non è che una facciata del Pentagono per operazioni coperte. Fatto sta che il GRU, quando ha osservato che quel certo carico dalla Maersk era stato caricato a bordo del Boeing 777 della Malaysian, diretto a Pechino, avrebbe avvisato il Ministero della Sicurezza dello Stato cinese: questo avrebbe attivato le misure di sorveglianza in tempo reale e tutti i sistemi di difesa. Pare che l’autorità cinese abbia cercato di deviare il volo non verso un aeroporto dell’isola di Hainan, lo Aiku Meilan International Airport, invece che a Pechino. Mentre però nell’appartata isola cinese tutto era pronto per ricevere il pericoloso volo, gli americani preso possesso a distanza dell’aereo, che in quel momento si trovava nel Mar della Cina Meridionale vicino alle isole Spratly, per farlo atterrare altrove, in una base per loro sicura. Quale? L’isola Diego Garcia, 3.450 chilometri più lontano, nell’Oceano Indiano. La Diego Garcia – un atollo, formalmente britannico – è una potente base USA, usatissima per i bombardamenti dell’Iraq e Afghanistan, sede delle più segrete ed avanzate installazioni militari per il dominio dell’aria.
Come hanno dirottato l’aereo, non è difficile intuire: ogni aereo civile fabbricato in Usa e venduto alle compagnie del mondo, ha dispositivi elettronici di guida automatica, un software in cui si è avuta l’accortezza di aprire delle backdoors, porte posteriori: gli americani sono così capaci di prendere possesso» a distanza di ogni aereo altrui, in caso di necessità come dirottamenti eccetera.
In questo caso, hanno manipolato il FBW (Fly-By-Wire), tramutando il gigantesco Boeing 777 in un drone. È stato in quella fase che il Malaysian Airline ha volato a quota così bassa, da sfuggire ai radar; poco dopo, notizie americane hanno parlato di due individui «iraniani» con falsi passaporti (uno rubato ad un italiano in Thailandia) erano saliti a bordo del volo... La CIA ha diramato anche le foto dei due terroristi suicidi iraniani, apparentemente manipolate al photoshop.
La Komsomolskaya Pravda, probabilmente imbeccata dall’intelligence russo, ha scritto: «Si resta con la sensazione che nell’insieme delle persone che viaggiavano a bordo dell’aereo ci fosse qualcosa di strano: il pilota faceva parte dell’opposizione malaysiana, c’erano due iraniani coi falsi passaporti, troppi passeggeri cinesi con lo stesso cognome... e un passeggero australiano, prima dell’imbarco, ha consegnato a sua moglie la sue fede nuziale e l’orologio, chiedendole di darlo al primo dei loro figli che si sarebbe sposato, come se sapesse che non sarebbe tornato».
Si noti che anche molti dei passeggeri che volo che – secondo la versione ufficiale – i terroristi arabi fecero schiantare sul Pentagono l’11 Settembre 2001, aveva una lista di passeggeri sospetta: troppi impiegati del Pentagono stesso, alti ufficiali, specialisti privati di aziende per la sicurezza...per i quali sarebbe stato comodo ed utile dichiarare la morte, e mandare in giro per il mondo dotati nuove identità. Sul volo Malaysian «scomparso in mare» c’erano una ventina di impiegati americani della Freescale Semi Conductor, sede ad Austin, Texas, che appartiene alla multinazionale Blackstone, un gioiello nella corona di aziende del miliardario Jacob Rothschild, dedita alla messa a punto di aerei «invisibili»; e c’erano anche quattro spie cinesi che gli USA avevano interesse ad eliminare prima che tornassero a Pechino con le loro informazioni.
Cinesi e russi non sono riusciti a prendere possesso del volo e a rivelarne il contenuto, ma sono almeno riusciti a impedire l’atterraggio a Pechino, e un probabile – anche se non precisato – false flag. Che, data la vittima e la sua dimensione – la Cina – poteva avere come maligno scopo una guerra regionale di prima grandezza, se non mondiale. Dopotutto, da qualche mese la Cina sfida davvero il potere del dollaro, stipulando accordi per l’interscambio commerciale in renminbi con vari paesi importanti, dalla Russia alla Germania.
Tuttavia, non avremmo postato questa trama alla James Bond, se la vicenda non avesse suscitato sospetti da parte d siti autorevoli. Uno è il famoso Globalresearch del professor Chossudovsky.
Un altro e non meno autorevole è Gordon Duff, un ex ufficiale dei Marines, che sul suo blog informatissimo, Veterans Today, titola: Flight 370 - un'altra cospirazione USA?
Parlando a nome di piloti ex militari che conosce personalmente, Duff è sicuro: al giorno d’oggi, un aereo di linea «non scompare». Semplicemente, non può.
Lo spazio aereo è letteralmente saturato di radar attivi e passivi, civili e militari, sensori, satelliti-spia noti e sconosciuti. Un ex colonnello dell’Air Force, oggi pilota di un Boeing 777 come quello malaysiano per conto di una compagnia privata di prima grandezza, ha attestato a Gord Duff : il Boeing 777, l’aereo che guido io, ha una tripla ridondanza dei suoi sistemi, se un sistema si guasta totalmente, ne esistono due per continuare il volo. È progettato per esser guidato facilmente anche da piloti del Terzo Mondo e il volo costantemente sotto controllo da terra e da satelliti.
Per di più, racconta un episodio che è accaduto ad un 777 della sua compagnia qualche tempo fa: i motori sono Rolls Royce, che la ditta inglese non vende, ma dà in leasing, e che quindi sorveglia a distanza dovunque nel mondo, in tempo reale. Ebbene, anni fa, «uno dei nostri 777 subì una lenta perdita di lubrificante in uno dei motori. Era una perdita così piccola che non attivò i sistemi di allarme a bordo dell’aereo stesso; però allarmò la Rolls Royces, che «li osservava dai suoi computers in Inghilterra. Essi hanno avvertito i nostri, e i nostri hanno mandato un messaggio via SatCom nel NordPacifico, in cui si diceva ai piloti a bordo di tenere costantemente d’occhio la pressione dell’olio e la temperatura del motore di sinistra, come consigliava la Rolls Royce».
La Rolls Royce non poteva non sapere in ogni istante dove si trovava l’aereo «scomparso» della Malaysian. La base di Diego Garcia non ha potuto non sapere dov’era l’aereo. Significativamente, sono le due sole entità che sulla vicenda non hanno detto una sillaba. Per di più, c'è un sito che si dice sicuro che l'aereo malaysiano sia stato dirottato da un AWACS americano.
I cellulari delle persone a bordo hanno continuato a trillare a lungo, segno che l’aereo non è finito sott’acqua, ma è atterrato bene da qualche parte. Dove, non lo so. Relata refero.
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