Fonte:
L’Officina
Testo
di Paolo Danieli
L'approvazione
al Consiglio Regionale del Veneto del progetto di legge Valdegamberi (342), che
indice un referendum per chiedere agli elettori se vogliono che il Veneto
diventi “una Repubblica indipendente e sovrana”, dimostra che la questione
dell'indipendenza, rilanciata dalla consultazione on line dei venetisti non è
una provocazione ma molto di più.
E'
un segnale preciso che in Veneto il disagio per la crisi e la frustrazione per
il fatto che ogni anno dei 20 miliardi corrisposti a Roma torna indietro solo
una minima parte, potrebbe incanalarsi sull'opzione della separazione
dall'Italia. Una scelta che se fino a ieri sembrava impossibile, oggi lo è di
meno anche per lo svuotamento degli stati-nazione ad opera delle istituzioni
sovra-nazionali ed il progressivo indebolimento dello stato italiano. Una
scelta che non è, ovviamente, prevista dalla Costituzione, ma che potrebbe
essere giustificata da principi, come il diritto all'autodeterminazione dei
popoli, sanciti in trattati internazionali sottoscritti anche dall'Italia.
Le separazioni si fanno in due modi: o con la lotta armata o con la trattativa, come è avvenuto in Cecoslovacchia e come avviene nel Regno Unito per la Scozia o in Spagna per la Catalogna. Scartata la prima ipotesi come inaccettabile, rimane la seconda, quella della separazione “consensuale” che però implica tempi lunghi. Si comincerebbe col referendum, poi si discuterebbe sul diritto o meno dei Veneti di essere “popolo”, quindi ci sarebbero i prevedibili ricorsi in sede internazionale e, qualora tutto procedesse, si passerebbe alla trattativa su come attuare la separazione e sui conti. E intanto tutto continuerebbe come prima.
Ma
il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato anche un altro referendum,
quello che chiede agli elettori se vogliono che “il Veneto diventi una regione
a Statuto speciale” e “che si trattenga l'80% delle sue tasse”. Una proposta
che nasce sempre dal disagio dei Veneti nei confronti di Roma, ma che percorre
una strada più semplice e cade a fagiolo nel momento in cui Renzi spinge per le
riforme istituzionali. Basta che all'art.116 della Costituzione che recita “Il
Friuli Venezia Giulia, la Sardegna, la Sicilia, il Trentino-Alto Adige/Sudtirol
e la Valle d'Aosta/Valée d'Aoste dispongono di forme e condizioni di particolare
autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con legge
costituzionale” venga aggiunto “il Veneto”. E se non lo fanno devono spiegare
il perché.
Sai perché non lo fanno? Perché in Veneto bene o male si lavorava, utilizzo il passato perché oggi il Veneto è simile alla Calabria, restano solo i risparmi di una vita dei nostri vecchi che sono agli sgoccioli o stanno finendo, poi sarà la Calabria. In ogni modo, togli quelle poche regioni che versano tasse e lavorano, chi rimane da spennare? Guarda, la stessa cosa si ripete in Spagna, dove Catalunia e paesi Baschi sgobbano e vogliono uscire dalla Spagna, anzi, i Catalani ti dicono sempre che loro spagnoli non sono. Quindi, concludo, un sistema fondato sul parassitaggio non permetterà mai a chi lo mantiene di andarsene, oppure faranno come nello stato a noi vicino ... guerra del Kosovo.
RispondiEliminaSiamo troppo bonaccioni per fare la guerra, giacché il concetto di "Italiani brava gente", ha in sé qualcosa di veritiero.
EliminaPerò è vero quello che dici: il parassita non molla il suo ospite, a meno che non venga strappato via con la forza, come si fa con le zecche, le tenie e gli altri vermi parassiti.
Non so come andrà a finire però questa storia del "tanko" a orologeria mi puzza di "false flag".