Testo di Stefano Montanari
“E arrivato a casa, raccontò che
gli s’era accostato un untore, con un’aria umile, mansueta, con
un viso d’infame impostore, con lo scatolino dell’unto, o
l’involtino della polvere (non era ben certo qual de’ due) in
mano, nel cocuzzolo del cappello, per fargli il tiro, se lui non
l’avesse saputo tener lontano.” È il capitolo 34 de I Promessi Sposi.
Il tempo del romanzo è l’inizio degli Anni Trenta del XVII secolo
e la malattia la peste, malattia innescata dal batterio
Yersinia pestis che si trasmette anche da uomo a uomo, malattia
dispettosamente scomparsa senza che fosse escogitato un vaccino che
la trisavola della signora Lorenzin si sarebbe certo precipitata a
rendere obbligatorio. Si era all’esordio degli Anni Quaranta
dell’Ottocento e il signor Alessandro Manzoni, con la raffinata,
lievissima ironia che gli era propria, si prendeva gioco
degl’imbecilli. Ma che volete possa fare un Manzoni
qualunque contro lo strapotere dell’imbecille, vale a dire la
classe dominante verso cui nessun vaccino sarà mai efficace?
Io non frequento volentieri Internet,
ma ogni giorno ricevo da diversi interlocutori la segnalazione di
qualche link e, seppure non sempre, un’occhiata la do. Così vedo
che negli ultimi giorni l’imbecille si è scatenato dedicando i
suoi sforzi alla malaria. È indispensabile premettere che oggi,
per ottenere credibilità, è fondamentale essere totalmente
all’oscuro della materia su cui si pontifica. Professori di nome ma
non di fatto, mediconzoli (una laurea non si nega a nessuno) che
scorrazzano in libertà in ospedaletti della provincia più profonda,
che mai hanno perso tempo a fare ricerca e che possono vantare
un’ignoranza pari solo alla presunzione, venditori di collanine,
mammine tossicchianti, giornalisti a gettone e, finalmente, chiunque
abbia l’uzzolo di esibirsi, meglio se sotto pseudonimo, sullo
sconfinato palcoscenico di Internet. Oggi questi impazzano tra
l’entusiasmo generale. E da quel palcoscenico, dopo aver appreso
che per decreto ministeriale il tetano passa da persona a persona,
oggi sappiamo che la malaria si contrae passando accanto ad un bieco
extracomunitario dalle ascelle odorose e trasudante patogeni di ogni
sorta.
Al di là di questa figlioletta
dell’ignoranza che, chissà, può anche risultare divertente, c’è
la tragedia: Sofia, una bambina di quattro anni, entra in coma a
Trento e muore a Brescia. Diagnosi ufficiale: malaria. Ed è su
quella malattia che, passati cinque minuti dalla notizia, chiunque si
sente in diritto di sparare la propria. Tranquilli: non ho alcuna intenzione
di scrivere un trattatello sulla malaria: la malattia è
conosciutissima ed è stata studiata in passato addirittura da
diversi premi Nobel. Qui sarà sufficiente ricordare che si contrae
solo da un protozoo parassita del genere Plasmodium, che le specie
sono più di una e che quattro sono le principali e più diffuse, con
il falciparum ad essere di gran lunga la più pericolosa fino ad
essere potenzialmente mortale. Non che si muoia spesso: del mezzo
miliardo di persone che contraggono la malattia tra Africa, Asia e
America meridionale i morti sono stati, secondo l’OMS, 438.000 nel
2015. Insomma, meno di uno su mille. Le terapie sono note da
moltissimo tempo e sono generalmente efficaci, a partire dal chinino,
un alcaloide naturale che dal 1908 si sa anche sintetizzare in
laboratorio.
Per essere infettati dal Plasmodium
occorre che il sangue di un malato passi alla persona che sarà il
bersaglio e il passaggio è normalmente assicurato dalla puntura
della zanzara Anopheles femmina, a patto che sia infettata pure lei.
Quella zanzara si nutre esclusivamente di nettare di fiori, ma la
femmina ha bisogno di certe proteine per la formazione delle uova, e
quelle proteine le ricava dal sangue dei mammiferi, uomini in primis.
Allora, punge la sua vittima per succhiare un po’ di sangue e, così
facendo, immette nel circolo sanguigno il patogeno, cioè il
plasmodio, ammesso che ne sia portatrice, il che, ovviamente, non è
affatto detto. In quel modo la vittima umana contrae la malattia,
cioè la malaria. Quella zanzara non esiste più da decenni in Italia
e i pochi casi che si contano da noi sono a carico di persone che
sono state punte nelle zone dove l’insetto esiste e che, in
viaggio, arrivano poco dopo da noi. Non essendoci in Italia la
zanzara Anopheles e, dunque, non essendoci il vettore, quei
pochissimi malati non costituiscono il minimo pericolo per noi.
Almeno in linea teorica, però,
esistono altri mezzi di diffusione della malattia: la puntura con un
ago infetto praticata ad una persona sana e la trasfusione di sangue
malato. Restando ai fatti nudi e crudi, Sofia
arrivò all’Ospedale Santa Chiara di Trento con la diagnosi di
diabete emessa poco tempo prima dall’Ospedale di Portogruaro e a
Trento le fu riscontrata la malaria da falciparum, cioè, come si
ricorderà da quanto riferito sopra, la forma più aggressiva. Coma,
trasferimento a Brescia perché a Trento non c’è un reparto di
rianimazione pediatrica e, in un fiat, la morte. Ora qualche domanda che merita
risposta, se non altro perché si sta diffondendo il panico malaria e
c’è chi, per furberia o per mera idiozia, quel panico lo sta
cavalcando. Detto tra parentesi e senza, Dio ce ne scampi, che si
voglia collegare il panico alla soluzione del problema, per fortuna
la GSK, l’industria della provvidenza tanto cara alla signora
Lorenzin, la ministra della salute (di chi?), ha già pronto il
vaccino MosquirixH-W-2300 che, in un sol colpo, cancella non solo la malaria ma pure l’epatite
dal sangue.
Tornando a quanto scritto qualche riga
fa, la bambina può essere stata infettata solo in tre modi. Il
primo: qualcuno ha punto le due bambine tornate dall’Africa con la
malaria, trattate farmacologicamente e guarite, ricoverate con Sofia
e con un bambino di tre anni, pure lui diabetico, che non ha
contratto alcuna malattia. Con lo stesso ago insanguinato ha poi
punto Sofia. Se così fosse, tra il personale del Santa Chiara si
aggirerebbe un pazzo che va individuato al più presto. Il secondo:
alla bambina è stato trasfuso sangue e quello era infetto.
Prescindendo dall’estrema improbabilità che un centro
trasfusionale accetti sangue di quel genere (anche se ai bei tempi di
De Lorenzo e Poggiolini si faceva peggio), nessuna trasfusione è
stata praticata a Sofia. Il terzo: l’ha effettivamente punta una
zanzara Anopheles con tanto di Plasmodium falciparum nelle ghiandole
salivari. Ma gl’ispettori prontamente arrivati in loco non hanno
trovato traccia della zanzara. E allora? E allora, ecco risolto
l’enigma scientifico: la zanzara, femmina e infetta, era
clandestinamente nascosta nella valigia di un viaggiatore e,
superando impavida le difficoltà del viaggio magari nella gelida
stiva dell’aereo, è uscita e ha colpito Sofia. Probabilità?
Generosamente concediamo qualche zero virgola, ma non di più.
Comunque siano andate le cose, Sofia
non c’è più e il suo corpo è stato giustamente sottoposto ad
autopsia. Sarebbe stato molto opportuno che alla procedura fosse
stato presente, ad esempio, il dottor Dario Miedico che di autopsie
ne ha viste un’infinità e che sicuramente avrebbe preteso una
campionatura triplice dei tessuti e una loro conservazione non sotto
formalina ma per congelamento. Ma Miedico non è stato invitato. Che
cosa sia stato fatto nel corso dell’autopsia è tenuto molto
discreto, anche perché così prevede la prassi. Ad oggi la diagnosi resta quella di
malaria cerebrale, una condizione in cui il microcircolo del cervello
viene impedito dalla formazione di agglomerati di globuli rossi
alterati dal parassita e che molto spesso è mortale.
Le voci, però, si rincorrono e una di
queste riferisce che la bambina sarebbe stata vaccinata uscendone poi
diabetica. Io ho parlato personalmente e pubblicamente con il dottor
Claudio Paternoster, il primario infettivologo che ebbe in cura la
bambina, sentendomi dire che non è al corrente se sia avvenuta una
vaccinazione e che, ad ogni modo, non risulta che i vaccini diano
diabete. Per prima cosa mi pare curioso che nell’anamnesi che deve
ineludibilmente essere stata fatta non si menzioni la vaccinazione.
In secundis, è opportuno sapere che non è il vaccino in quanto tale
che può provocare diabete ma sono gl’inquinanti particolati che
contiene, quelli negati dal regime pur di fronte ad evidenze che più
evidenti non potrebbero essere, i quali vanno a colpire il pancreas
e, segnatamente, le cosiddette isole di Langerhans, vale a dire le
formazioni deputate alla produzione dell’insulina, l’ormone
indispensabile, tra le altre funzioni, per il metabolismo degli
zuccheri. È noto che il diabete rende l’organismo più attaccabile
da parecchi patogeni e, dunque, se davvero Sofia è stata infettata
dal falciparum tanto da morirne, il diabete potrebbe aver facilitato
la situazione fino a farla precipitare. Dal mio punto di vista, ma io
non conto nulla, sarebbe interessante analizzare i prelievi di
pancreas al microscopio elettronico, sapendo che cosa cercare.
Un’altra voce è che la bambina era
stata vaccinata appena prima del coma. È vero? Anche questo dato
pare sia perduto nella nebbia. Il dottor Paternoster mi ha detto che
il Plasmodium falciparum è stato trovato dai microbiologi nel
sangue. Per assolutamente improbabile che la cosa sia, se esistono le
evidenze, le si accetta e basta. Ma se, per un banale errore, il
sangue osservato al microscopio ottico era di una delle due bambine
che poi guarirono come è la quasi normalità, è evidente che la
diagnosi è uscita necessariamente inappropriata. Sarà comunque molto interessante
disporre di tutto ciò che uscirà dall’autopsia e ancora più
interessante sarebbe poter disporre dei reperti per un’indagine che
normalmente non si fa.
Concludendo, siamo di
fronte ad un caso a dir poco confuso. Quel che è certo è che sta
uscendo davvero di tutto, compreso il panico per una malattia che da
noi è scomparsa da oltre mezzo secolo. La soluzione? Elementare:
aggiungiamo ai dieci vaccini obbligatori della signora Lorenzin anche
il Mosquirix. È pur sempre un prodotto GSK. Come omaggio avremo pure
l’immunità da epatite B con un bel doppione, visto che il vaccino
esavalente ci protegge già da questa malattia. Come dice il regime,
vaccinarsi a raffica contro la stessa malattia fa benissimo e così
anche se della malattia si è già sofferto e se ne è guariti. Degli
idioti? Dei perfetti ignoranti? Nessuno si permetta!
sempre più bimbi muoiono "misteriosamente":
RispondiEliminahttps://www.luogocomune.net/LC/index.php/20-varie/4776-commenti-liberi-10-ott-2017#comment-54354
Ci sono 5 link che rimandano ad altrettanti articoli di giornale inerenti le morti misteriose di bambini piccoli.
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