C’è un pensiero
dominante, accademico, che tiene lontani tutti gli altri pensieri, un
po’ come fa una certa razza aliena – e se n’era accorto già
Charles Fort agli inizi del Novecento – che tiene lontane tutte le
altre razze cosmiche dalla riserva di caccia chiamata Terra. Il
pensiero che nella scienza la fa da padrone, e che si riverbera poi
nella società, è il neodarwinismo,
basato sulla selezione naturale
e la competizione. Tale nefasta visione del mondo ha portato al
libero mercato.
Di modo che, se gli argentini riescono a vendere le loro arance, nei
supermercati COOP italiani,
a minor
prezzo rispetto a quelle provenienti dalla Sicilia,
è giusto e darwiniano
che il consumatore compri arance che hanno attraversato l’Atlantico
per arrivare in Italia, a differenza delle arance sicule che hanno
dovuto solo risalire lo Stivale. Poco importa che i coltivatori
argentini
le irrorino in abbondanza con pesticidi cancerogeni, che le fanno
durare più a lungo di quelle siciliane. Altro esempio di liberismo
economico: se le cipolle della Nuova Zelanda costano meno di quelle
italiane
è giusto che i clienti delle
COOP le comprino, e poco importa che abbiano attraversato mezzo
pianeta, provenendo dagli antipodi.
La competizione, in base alla
quale i piccoli negozietti di alimentari soccombono per lasciar posto
ai supermercati, quando non succede che anche certi supermercati
soccombono per lasciar posto ai grandi magazzini, è giusta e
sacrosanta. E poco importa che droghieri, pizzicagnoli, commesse e
cassiere vadano ad ingrossare l’esercito dei disoccupati. Le leggi
della sopravvivenza del più forte dicono proprio questo: il piccolo,
il debole, è condannato a sparire e a lasciar vincere il grande e il
forte. Nella scuola è la stessa minestra. Ai bambini si inculca la
competizione, piuttosto che la cooperazione e ciò genera frustrazione in chi non si sente all’altezza e a montarsi la testa
in chi invece emerge sopra gli altri. Non è che magari il bullismo
nasce proprio da questo substrato mentale? Eppure, come dice il
biologo Enzo Pennetta, in natura
è più importante la cooperazione invece della competizione, che è
secondaria
come meccanismo di equilibrio degli ecosistemi. Perché nella società
umana dovrebbe essere diverso? A chi conviene mantenere l’umanità
in uno stato di perenne paura, ansia, insicurezza,
competizione
e lotta sociale? Io un sospetto su chi siano i registi
occulti di tale situazione ce l’ho.
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