venerdì 3 maggio 2019

Paga il giusto per il peccatore



"L'Italia non è un Paese razzista". È la solita banalità che viene in mente di dire a chi razzista lo è davvero. "Gli stranieri che vengono qua e si comportano bene non sono un problema". Altra cazzata, detta da chi deve mettere le mani avanti ma che, gli stranieri, in fondo, non li sopporta. 
La storia di Nishanth Bejjanki è l'emblema dell'ipocrisia dei razzisti che stanno avvelenando il Paese. Lui, indiano, ha 22 anni e da cinque mesi vive a Roma, dove sta completando un master in studi giuridici internazionali alla Sapienza. Per pagarsi quel master, Nishanth lavora come rider. Uno dei tanti ragazzi che - fra scarsi diritti, paghe basse e poche tutele - la sera ci consegna le pizze. E la mattina studia.


L’esempio classico che ci sono stranieri che si fanno un culo tanto per vivere.  Peccato che questo esempio sia capitato nel Paese sbagliato, dove l'ipocrisia e la cattiveria sono la ragione politica di un governo incapace di migliorare la condizione di vita degli italiani, ma abile a peggiorare quella degli stranieri.  E questo clima Nishanth l’ha pagato caro. Con un agguato di notte a Torre Angela, senza motivo. Se non quello legato al colore della sua pelle. È stato accerchiato da un gruppo di adolescenti mentre tornava a casa da lavoro in bici, Nishanth, con la fidanzata. Ed è stato preso a pietrate prima e a colpi di uova dopo. Rischiando di compromettersi per sempre un occhio. Una azione squadrista e indegna, senza giustificazioni. Scusaci Nishanth. Non è colpa tua se abbiamo un ministro dell'interno che nega le violenze razziste (aumentate a dismisura secondo le forze dell'ordine) e che pubblica libri con i fascisti di Casapound. È colpa nostra che lo abbia permesso ed è dovere nostro liberarcene al più presto.

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