giovedì 8 agosto 2019

La Russia sotto attacco, insieme all'intero pianeta



I roghi nella taiga siberiana si stanno sviluppando più rapidamente di quanto si riesca a spegnerli. Gli uomini messi in campo dall’agenzia forestale russa sono riusciti nell’ultima settimana a liberare dal fuoco 750.000 ettari di taiga. Nello stesso tempo, però, l’area interessata dai roghi è passata da 3 milioni a 4,5 milioni di ettari: una superficie estesa quanto Lombardia e Veneto messi insieme. O quanto la Danimarca, se preferite. Acqua o barriere sono efficaci solo parzialmente e molti incendi si trovano in zone praticamente irraggiungibili.


Al momento non possiamo risolvere il problema con le nostre sole forze. L’unico modo perché questo disastro abbia fine è un periodo di piogge intense, che però generalmente in Siberia cade in ottobre. Nello scenario peggiore gli incendi potrebbero quindi durare mesi. La CO2 emessa in atmosfera ha raggiunto le 166 milioni di tonnellate, un valore pari all’emissione annuale di tutte le 36 milioni di auto presenti in Italia. Ma non finisce qui, perché all’emissione diretta va aggiunta anche quella indiretta dovuta al fatto che i milioni di alberi bruciati non potranno più assorbire anidride carbonica e rimpiazzarla con ossigeno. Una volta che le ceneri si depositeranno sui ghiacci artici, inoltre, diminuiranno la loro albedo facilitando così la loro fusione. E sapete cosa c'è sotto quei ghiacci? Altro carbonio pronto a diventare anidride carbonica e metano. 

In tutto questo, un numero imprecisato ma sicuramente elevatissimo di animali viene arso vivo. Città e villaggi sono invasi dal fumo anche a 100 km di distanza dalle fiamme. Una gigantesca cappa grigia oscura la vista del sole provocando difficoltà respiratorie e rischi per la salute a migliaia e migliaia di persone. Nei giorni scorsi il fumo ha attraversato lo stretto di Bering e si è mescolato con quello dei numerosi incendi che stanno affliggendo l’Alaska. Si tratta del maggiore disastro ecologico degli ultimi anni.

Tutto ciò accade mentre la World Meteorological Organization annuncia che luglio 2019 è stato il mese più caldo mai registrato, con quasi +1,2 °C a livello globale rispetto all’epoca preindustriale e +0,56 °C sopra la media di luglio nel periodo 1981-2010. Sono stati battuti record di temperatura in varie regioni del globo tra cui molte nazioni europee (Francia, Regno Unito, Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo) e la stessa Alaska che in questi giorni è afflitta da centinaia di incendi. Ad Anchorage per la prima volta si è registrata una temperatura di 34 °C. Il mese precedente non era andato molto meglio, essendo stato il giugno più caldo a livello globale mai registrato.
Non possiamo più continuare a stare a guardare.

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