giovedì 1 ottobre 2020

Cosa succedeva veramente negli ospedali



Testo di Anonimo

Vi racconto una storia. L'altro giorno, mentre aspettavamo le bimbe che erano a lezione di danza, con altre due mamme ci siamo messe a chiacchierare e ovviamente è uscito il discorso covid. Una delle due a un certo momento ci ha detto: "Io ho perso mio padre durante il lockdown, a causa del covid." Chiaramente mi si è gelato il sangue, non è un mistero che io abbia delle posizioni definite "negazioniste" sul tema. Ma quello che ci ha raccontato appena dopo, è stato persino peggio di quella sua prima frase. "Mi padre, aveva un enfisema, con cui conviveva da anni. Era soggetto alla polmonite, la prendeva ogni anno,ma è sempre guarito con le cure antibiotiche. A marzo si reca in ospedale per un controllo di routine. Ci va con le sue gambe, stava bene, e ci va guidando la sua auto, da solo. Quella è stata l'ultima volta che ho visto mio padre vivo. Lo ricoverano a medicina, senza motivo. 




Per un mese gli effettuano tamponi di continuo, ma niente, risulta sempre negativo al covid. Il reparto è pieno di gente che ha contratto il virus, che entra ed esce, e appena risultano positivi vengono trasferiti al reparto covid. Mio padre sta bene, ma si ostinano a tenerlo lì dentro. Mia madre riesce a vederlo solo duevolte, poi non la fanno entrare più. Lo sentiamo solo per telefono e la situazione peggiora di giorno in giorno. Ci racconta che lo costringono a letto, che gli obbligano la mascherina, che gli fanno terapie inutili. Ha piaghe dietro le orecchie per la mascherina. Poi iniziano anche a trattarlo male. Lui si lamenta con loro e anche con noi. Io provo a parlare coi medici, chiedo di farmelo vedere, ma loro dicono che non è possibile. 



Durante una delle telefonate che facciamo regolarmente, entrano gli infermieri e mio padre mette giù il telefono, ma non fa in tempo a chiudere la conversazione, così io sento tutto. Trattano lui e gli altri malati nella stanza, come delle pezze da piedi. Gli urlano di stare zitti, di non rompere le scatole. Di tacere e obbedire. Lui si affeziona ad un vecchietto vicino di letto, un ex professore malato di alzheimer. Dopo un mese d tamponi negativi, mio padre risulta positivo. Lo trasferiscono nel reparto covid, e poi nell'ospedale costruito apposta, quella da 11 milioni di euro. Lo tengono lì, senza mai aprire le finestre, dicono che c'è un nido di vespe. Mio padre sente la mancanza del vecchio professore, e un infermiere gli dice di non preoccuparsi, che a breve lo raggiungerà, appena verrà trovato positivo. Nel frattempo mio padre peggiora e viene intubato. Morirà di lì a poco. Vedrò mio padre solo il giorno del funerale, dopo che avrò dovuto litigare per l'ennesima volta con il personale sanitario, persino mentre era in una sacca nera all'obitorio, mentre aspettavamo di riprenderlo per dargli una degna sepoltura, con il funerale organizzato, che ci stavano impedendo di fare perché non volevano ridarci il corpo."


Io sono rimasta allibita, perché queste storie finora le avevo solo lette e mai ascoltate con le mie orecchie. Questa donna, distrutta dal dolore, ma impassibile all'apparenza, ha preteso la cartella clinica del padre e ora sta facendo causa all'ospedale. "Lo devo a mio padre" ci ha detto, "almeno dopo la morte devo pretendere che giustizia venga fatta per lui e tutti quelli che hanno sofferto, soli, senza il calore e il conforto dei propri cari, una morte ingiusta e voluta. Lo hanno ucciso, e io devo invocare la giustizia. Probabilmente non servirà a molto, di questo ne sono consapevole, ma ho il dovere di onorare la sua vita, dopo la morte. Glielo devo".

2 commenti:

  1. Se zingaretti insiste con la mascherina anche all'aperto nel Lazio, lo denuncerò per tentato omicidio premeditato per ipossia ed ipercapnia. Miao $ilvestro avvisato, è mezzo salvato.

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  2. Dopo avere letto il riquadro azzurro qui sopra, ho cominciato a dubitare di tutta la triste storia raccontata da anonimo. Purtroppo ci sono tanti altri esempi di mala sanità, che non ha bisogno del COVID per manifestarsi.

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