Padre, padrone, patrono

Mi è stato chiesto di scrivere un articolo su San Francesco d’Assisi, visto che la giornata di oggi è dedicata a lui. Lo hanno nominato patrono d’Italia, degli animali e, ultimamente, anche dell’ecologia. Categorie, tutt’e tre, che se la passano piuttosto male. L’Italia, solo da qualche anno, gli animali, da sempre e l’ecologia (che roba è?) solo da pochissimo tempo e solo perché la questione animale è troppo imbarazzante e quindi è meglio restare sul vago. In quanto agnostico e anarchico, almeno nelle mie intenzioni, guardo con senso critico gli eventi e la storia, soprattutto quando si tratta di figure e idee messe sugli altari dal Sistema. Anche il Poverello d’Assisi va visto nei suoi chiaroscuri. 

Vediamo prima i chiari: viene da una famiglia benestante, ma lascia gli averi per sposare sorella povertà. In questo, fa una scelta coerentemente cristiana, a differenza dell’organizzazione sedicente cristiana, ma ricchissima. E avida. Va dal Papa dell’epoca per chiedere il permesso di dare inizio ad un ordine religioso. Gli viene accordato, perché fa sempre comodo avere qualche vero cristiano da esibire come un biglietto da visita, continuando a fare i propri comodi, accumulando ricchezze. Qui già cominciamo a vedere qualche lato oscuro: va dal Papa e quindi riconosce la sua autorità. Del resto, se non avesse agito così, avrebbe fatto la fine di Fra Dolcino. 

Ma vediamo altri lati positivi. Durante una delle tante guerre contro i mori, va a parlare con il sultano, nei panni di diplomatico. Viene ricevuto, parla, socializza con il nemico e, incredibilmente, riporta all’accampamento la testa sul collo. Forse, segretamente ammirava la cultura islamica e ne subiva il fascino, proprio come i Templari, che però la pagarono cara. Ma continuiamo. Parla con gli uccelli e fa loro la famosa predica. Beh, che c’è di strano? Io parlo con i miei cani ma non gli faccio prediche, perché sono testardi e fanno quello che vogliono loro. 

Parla con il lupo di Gubbio, ma alcuni dicono che quello fosse solo il soprannome di un bandito della zona. Per parlare con un malvivente, ci vuole coraggio, ma si può fare. Anche in questo caso, porta, non più all’accampamento ma al convento, la ghirba. Ancora. Abbraccia un lebbroso, quando tutti d’abitudine scansavano quei reietti raminghi. Forse confidava in Dio, acciocché non gli succedesse niente, senza sapere che tutto dipende dal sistema immunitario, se è forte o debole, per prendere o no malattie. Ricostruisce una chiesetta diroccata. Bene! Un tetto sopra la testa ci vuole. La pioggia e l’umidità fanno venire i reumatismi.

Ma ora arriviamo ai lati oscuri, sempre dal mio punto di vista. Poiché aveva scelto, e posto come condizione a chi volesse unirsi a lui, la povertà, doveva pur mangiare. E quindi i fraticelli andavano in giro a rompere i coglioni – pardon, a chiedere l’elemosina – ai bifolchi del circondario. Ogni tanto, qualcuno di costoro, più benestante, dava loro un pezzo di carne. Che di solito veniva mangiato con gusto. Ma alcuni di quei fraticelli si posero degli scrupoli morali e chiesero alla loro Guida se era lecito mangiare animali. Francesco rispose: “Anche al nostro signore Gesù fu fatta la stessa domanda e io vi rispondo esattamente come rispose lui: mangiate tutto quello che vi pongono nel piatto!”. Ne uscì una regola per tutto l‘ordine, tanto è vero che anche oggi i francescani sono carnivori come tutti gli altri. A questo punto, mi piacciono di più gli Hare Krisna. 

Ma allora, chiederete voi, come mai le prediche agli uccelli, al lupo di Gubbio, eccetera? Semplice, perché Francesco aveva una visione olistica della realtà. Mistica, ma olistica. Non è la mia filosofia. Non è la filosofia degli animalisti, per i quali ogni singola vita è importante. Anche gli ambientalisti hanno una visione olistica delle cose (e pure il dottor Hamer). Ecco perché tra animalisti e ambientalisti non corre buon sangue. Perché, per esempio, gli ambientalisti sono favorevoli allo sterminio delle nutrie, in quanto specie alloctona. E a quello dello scoiattolo grigio, per lo stesso motivo. E a quello dei cinghiali, perché dannosi all’agricoltura. E si potrebbe continuare, ma bastano questi esempi per condannare gli ambientalisti insieme ai francescani. Che s’ingozzino pure di carne e che gli venga un cancro! 

Francesco è diventato cieco ed è morto all’età di 44 anni. A quell’epoca non erano stati fatti molti progressi in oftalmologia e il laser non esisteva. Su iniziativa di Papa Gregorio IX, fu incaricato di redigere una biografia di San Francesco un suo seguace frate minore, Tommaso da Celano. Scrisse una prima opera, ma ad alcuni frati non piacque. Ne scrisse una seconda, ma non piacque neanche quella. Alla fine, li mandò tutti aff...astellati in un unica fascina e rinunciò alla battaglia. I suoi scritti, tuttavia, non andarono perduti ma servirono a Bonaventura da Bagnoregio per compilare la sua “Leggenda Maggiore”, che è la biografia ufficiale di San Francesco. Bonaventura ci aggiunse del suo e non si limitò a scopiazzare gli scritti di Tommaso.

Oggi, sul soglio di Pietro, abbiamo un impostore che, eletto arbitrariamente nel 2013 dopo aver fatto dimissionare Benedetto XVI, ha preso il nome di Francesco I. E tutti pensano che si tratti del Poverello d’Assisi. Ma se invece fosse Francesco da Paola? Questa cosa non è mai stata chiarita. Come non è mai stata chiarita la contraddizione tra la mistica povertà di San Francesco con il lusso sfacciato della Chiesa. Convivendo entrambi nella stessa organizzazione, finisce che il primo è diventato funzionale alla seconda. Si sente puzza d’ipocrisia lontano un miglio. Alla larga! Io oggi non trovo niente da festeggiare.