Sulla base del principio della Serendipità, volevo la volpe e ho trovato i caprioli, ben tre insieme, tre femmine di una stessa famiglia, immagino. Qualcosa le ha disturbate subito, ma non è stato un colpo di fucile, essendo martedì, ovvero una giornata di silenzio venatorio. Sembra di più un ramo che si spezza, ma non è da escludere che l’aver scoperto la nutria morta le abbia messe in allarme. Sono sospettosissimi già per natura, i caprioli, non avendo vita facile in Italia, paese di primitivi crapuloni (la carne di capriolo, venduta ai ristoranti, frutta dei bei soldoni), ma in questo periodo dell’anno lo sono ancora di più. In questi ultimi tempi, il numero delle altane costruite dai vigliacchi cacciatori è cresciuto in maniera direttamente proporzionale alla diffusione di questa specie dalle Alpi fino in pianura. Gli ambientalisti sono contenti di questa espansione territoriale, ma tra un cacciatore e un ambientalista c’è solo una differenza di grado: entrambi sono umanoidi senz’anima. Anche se non è la prima volta che filmo un capriolo, stavolta sono soddisfatto perché ho documentato la loro abitudine a riunirsi in piccoli gruppi d’inverno, mentre nelle settimane scorse singoli esemplari si erano affacciati davanti alla foto trappola, più che altro per curiosare. In un’occasione, avevo usato pomodori e patate come esca, ma anche il pane non è che li entusiasmasse più di tanto. Le tre femmine sono state riprese nella zona golenale del Tagliamento e io spero che i cacciatori non vadano ad inoltrarsi in quella boscaglia. Lì infatti altane non ce ne sono. Finché restano all’interno del fiume, forse possono salvarsi, ma se invece di andare in giro alle tre del pomeriggio, se ne uscissero la sera o la notte, sarebbe ancora meglio per la loro incolumità.
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