Ho fatto l’albero. Erano 55 anni che non lo facevo, da quando rientravo ancora nel progetto educativo di mia madre. Voi vi chiederete: “Embé, che c’è di strano? In questi giorni milioni di persone nel mondo stanno facendo l’albero di Natale!”. La cosa strana è che a fare l’albero sono stato IO. Ma affinché capiate fino in fondo cosa questo significhi, bisogna che vi parli un po’ di me, dei miei trascorsi e del mio percorso evolutivo. Fino ai 13 anni ero un bambino a posto, giocavo a pallone con gli amici e uscivo da una famiglia piccolo borghese, con il suo armamentario di valori tanto invisi alla Sinistra. Ma un giorno mi misi a studiare la Bibbia con i Testimoni di Geova, per scoprire che il Natale, con il cristianesimo, c’entra come i cavoli a merenda. Fu così che, respingendo il progetto educativo di mia madre, deludendola, odiai il Natale in quanto festa pagana. E questo durò fin verso i vent’anni. Passai quindi all’animalismo, anche quello una forma, laica, di religione, che era già in germe a partire dai 13 anni, e cominciai ad odiare il Natale perché è una festa sanguinaria, che vede un incremento numerico nell’ordinaria macellazione di animali per uso gastrointestinale. E questo dura fino ad oggi, perché non si tratta di una mia opinione, ma è un dato di fatto inoppugnabile. Per celebrare una festa, sia essa la nascita di Cristo, di Budda, di Maometto o di mia nonna in carriola, si assassinano milioni di innocenti da avviare alla dissoluzione gastrica tramite acido cloridrico.
Ma allora, perché questa improvvisa passione per l’albero di Natale? Intanto, non è una passione, ma il frutto del caso. L’albero sintetico l’ho trovato in soffitta, con i suoi rametti di plastica rigorosamente piegati affinché occupino meno spazio, nella casa dove mi sono trasferito e gli addobbi, compresi un certo numero di orsetti, li ho trovati al Conad in offerta. Da notare anche che io avrei una figlia di nome Orsetta, ma temo che non leggerà mai queste righe, benché l’abbia nelle amicizie di Facebook, né saprà mai che ho fatto l’albero con gli orsetti e gli altri addobbi di colore rosso. Ho scelto il rosso perché è il colore dell’amore – e io ho tanto amore da dare, che nessuno vuole, a cominciare da quella mia presunta figlia. Qui potrei sbizzarrirmi parlando male di lei, ché tanto non legge mai quello che scrivo, ma non è questo il mio scopo. Il mio scopo è analizzare le motivazioni che portano un vecchio anarchico, bastian contrario, antisistema, anti tutto ad allestire pacchianamente un alberello con addobbi rossi, pure quelli di plastica, ponendolo a sinistra dell’ingresso di casa.
Le motivazioni? “Quién sabe!”, direbbe Damiano Damiani nel suo film del ‘66. Che ne so?! L’ho fatto e basta. L’ho fatto per rassicurare i miei vicini di casa, in caso abbiano sentito delle cattiverie sul mio conto. Non sono così cattivo. L’ho fatto per ribadire a me stesso che sono un uomo libero, che posso adeguarmi alle usanze del volgo o rifiutarle. L’ho fatto perché sulle cose serie (come i vaccini) non si scherza, ma sulle cose innocenti come delle palline e degli orsetti rossi si può anche allentare la cinghia della serietà. Del resto, come passo del tempo a cazzeggiare su Facebook, posso passarlo anche nella vita reale, allestendo uno striminzito alberello invece di leggere qualche buon libro. Il cazzeggio virtuale e quello reale sono poi tanto diversi l’uno dall’altro? L’ho fatto per concedermi una pausa dal mio essere tetramente e cupamente bastian contrario su tutto. L’ho fatto per la stessa ragione per la quale io, anarchico, pur sapendo che chi vota sceglie solo il colore delle proprie catene, non esiterei a candidarmi per il Partito Animalista, votando poi per me, infrangendo la prima regola del buon anarchico: non si vota! Per nessun motivo. L’ho fatto perché sono una banderuola? Forse! Chissà! Spero di no! Ma non credo! Piuttosto sono un provocatore, così, tanto per passare il tempo, aspettando Godot, non avendo niente di meglio da fare. Insomma, l’ho fatto e basta. E’ brutto? E’ misero? Vero! Lo vedo con i miei occhi, ma per quest’anno butta così.
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