Una mattina, mentre mi trovavo sotto la loggia del Vahombe a guardare il mare, vedo scendere da una barca due vazaha, che si portavano appresso le canne da pesca e il loro pescato. La cosa mi è sembrata interessante sul piano antropologico. La maggior parte dei turisti considera normale fare le stesse cose che fanno gli indigeni e, come disse anche Milan Kundera, la macellazione degli animali non trova pause nemmeno in tempo di guerra ed accomuna i due schieramenti nemici, così che per gli animali la guerra non finisce mai. Io, che non ho nessuna intenzione di fare la guerra alla natura e ho smesso da molto tempo di contribuire con le mie papille gustative alla più orribile e antica mattanza di creature, parto dal presupposto che se c'è qualcosa di buono nell'uomo bianco, rispetto a quello di colore, è la capacità di trasmettere scintille di civiltà, sempre ammesso che l'uomo di colore possa e voglia riceverle. Non dico che gli uomini bianchi siano tutti e totalmente civilizzati in confronto con gli africani, ma molti lo sono e io mi pregio di appartenere a questi.
Senonché, una volta mi è capitato di vedere un vazaha italiano che tirava sassi ai cani sulla spiaggia di Mangily, rinomata località turistica dove quel tale Romualdo Vattelapesca è residente. Il che mise in corto circuito tutta l'educazione che avevo fatto a Tina, che era presente alla scena, nel momento in cui per anni le avevo spiegato che nessun bianco tirerebbe mai sassi ai cani, essendo queste amabili creature membri effettivi, il più delle volte, della famiglia umana che le ha adottate. Bastò un solo gesto di quel tale Romualdo per inficiare anni di mie prediche inflitte a Tina. Con la pesca è la stessa cosa, ma qui è obiettivamente più difficile far capire a Tina che i bianchi non sono soliti uccidere i pesci, perché purtroppo non è vero. Tina non è cieca e vede che ai bianchi piace mangiare pesce, e soprattutto aragoste, poiché una vacanza ai tropici non è una vacanza se non si degusta l'aragosta, secondo gli schemi mentali della quasi totalità dei vacanzieri. Obiettivamente, i vegetariani sono una minoranza in Italia e nel mondo, se escludiamo dal ragionamento l'India, e gli animalisti sono una minoranza all'interno di un'altra minoranza.
Tina si è accorta da molto tempo che io sono un vazaha....strano. E, comunque, diverso da tutti gli altri. E in cosa consiste la mia diversità? Nel fatto che difendo gli animali, per lo meno tutte le volte in cui ci riesco. Quei poveri pesci, che non chiedevano niente di meglio che di essere lasciati in pace – come tutti – sono stati assassinati da due sloveni, che poi se li sono divorati senza sensi di colpa, perché così fan tutti, così è stato loro insegnato nelle scuole slovene e così le guide religiose hanno approvato. Poi, salta fuori un altro vazaha, che dalla terrazza del Vahombe li fotografa, non si sa per quale motivo. Forse con intenti ostili. Dei due, che a fatica riportavano a terra le loro prede, solo il padre si è accorto che li stavo fotografando, ma non ha detto niente, né io ho detto qualcosa a loro. Mi rendo conto che, a parte la lingua diversa, non sarei stato capito, giacché anche la logica è diversa. La loro reazione a una mia eventuale frase di rimprovero, presumo, sarebbe stata identica a quella dei pescatori italiani o eschimesi, o norvegesi, poiché la cattiveria consolidata nei secoli si è depositata nelle loro anime e non la si può rimuovere. Un senso di fastidio per chi si pone su un gradino etico superiore al nostro è normale provarlo. Ma, d'altra parte, come posso io far cessare le ostilità verso Madre Natura? Quali margini di manovra ho sul piano educativo? Posso solo aspettare che sia Madre Natura stessa a scrollarsi di dosso chi da sempre la insulta e un bianco con la sua opulenza, a differenza di un malgascio che tenta di sopravvivere, secondo me la insulta.
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