San Francesco chiamava gli animali «i nostri fratelli più piccoli». Per loro aveva le attenzioni più delicate. Voleva scrivere a Federico II perché con un editto stabilisse che a Natale le strade fossero cosparse di granaglie e di grano per gli uccelli: anch'essi dovevano gioire per la nascita del Redentore. Perché non fossero calpestati, scansava dai sentieri i vermi. A Sant'Angelo in Pantanelli, presso Orvieto, viene mostrato tuttora uno scoglio sul Tevere, dal quale avrebbe gettato nel fiume dei pesci che gli erano stati regalati, dicendo: «Fatevi furbi...».
Per quanto ne so Fracesco era un carnivoro. Nei Fioretti si racconta di un fraticello suo compare e apparentente scemo che, ricevuto da Francesco il permesso di mangiar carne, taglia a un povero porco vivo una zampa. Alla faccia del francescanesimo d'accatto a cui si è ispirato anche l'attuale imbroglione argentino che si fa chiamare col nome di Imbroglione I alias Francesco.
RispondiEliminaSottoscrivo.
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