Avevo promesso ad un paio di animaliste, tra cui la morosa, che dopo aver fatto un video avrei liberato le due mantidi. E così è stato. Ho rilasciato le due “tigri degli insetti” nel giardino/orto perché è lì che sono nate. Tempo fa ho trovato anche l’ooteca da cui probabilmente sono uscite. Portarle lontano dalle strade asfaltate, di cui una passa davanti casa, affinché non corrano il rischio di essere schiacciate dalle macchine, non ha molto senso giacché vivono sulle foglie della vite e sull’erba e solo raramente scendono a terra, durante i loro brevi voli. Considerato che non vivo davanti ad una tangenziale, né davanti ad un raccordo anulare, sono abbastanza tranquillo sulla loro incolumità futura. Ho visto abbastanza riguardo alle loro cruente abitudini alimentari: essere mangiati vivi, per chi è dotato di molta empatia, non è un bel vedere, se ci si mette nei panni di mosche, cavallette e ragni. D’altra parte, c’è un gran numero di imenotteri che inietta le proprie uova, una alla volta, nel grasso corpo delle larve di coleotteri e ditteri, anche in quelle che si penserebbe siano al sicuro sotto la corteccia degli alberi. Ci sono imenotteri della famiglia degli icneumonidi che riescono a percepire la presenza di succulente larve anche a molti centimetri all’interno dei tronchi d’albero. Pungono la larva con precisione millimetrica, iniettandole il proprio uovo che, una volta trasformato in larva a sua volta, comincerà a mangiare la larva ospite dall’interno, senza intaccare gli organi vitali, finché non attaccherà anche quelli poco prima di sfarfallare.
La Natura è fatta così: mors tua, vita mea. Ma per la sensibilità delle animaliste di mia conoscenza sembra che volersi documentare su questi che a noi paiono barbari costumi, sia disdicevole. Lascio in sospeso la questione perché ormai le mie due prigioniere, ringraziate telepaticamente per la collaborazione, hanno riacquistato la libertà. Non mi sono sembrate stressate. E così il terrario si libera per il prossimo ospite.
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