Fonte: Corriere della Sera
Sul
gommone, navigando sul disastro dell’alluvione. Cercando di salvare gli
animali. Come fossero cristiani. Miagolii, abbai, ragli e nitriti, belati,
muggiti. Ecco le disperate richieste d’aiuto giunte da cani, gatti, cavalli,
puledri e asinelli, mucche, pecorelle. Intrappolati in allevamenti e ovili
sommersi, chiusi dentro le case invase dall’acqua, dispersi per strade
trasformate in torrenti e campi divenuti laghi. Siamo a Modena, nella Bassa
alluvionata da domenica 19. Un aspetto dimenticato di questo dramma - ancora in
corso - riguarda anche animali domestici e da allevamento. Talvolta dimenticati
da gente in fuga dall’acqua. Talvolta, al contrario, in cima alle
preoccupazioni, trattati come componenti della famiglia. O semplicemente da
salvare perché elementi necessari alla filiera agricola, bovina e ovina. Che da
queste parti conta più di un’industria.
SALVATAGGI
ALL’ULTIMO MINUTO - A soccorrere, e a strappare alla morte le bestie - quasi
sempre riuscendoci, ma talvolta no - sono stati i volontari specializzati di
un’associazione di protezione civile. Quelli del «Centro Fauna Selvatica il
Pettirosso», sede a Modena, che a Corriere.it raccontano - praticamente in
presa diretta - le decine di interventi condotti in questi giorni.
CRONACA
IN DIRETTA - Lunedì, a poche ore dalla rottura dell’argine, « è stata durissima».
Pioggia a dirotto, l’acqua che si alza di livello ogni minuto di più.
«Superiamo i posti di blocco - racconta il presidente Piero Milani, indossa gli
stivaloni anfibi e ha il volto inzaccherato - e arriviamo con le barche. La
corrente è forte, ma si comincia a battere la zona di Albareto tra le aziende
agricole. Man mano che ci addentriamo per la strade allagate le persone ci
chiamano dalle finestre dei piani superiori: segnalano animali intrappolati
dall’acqua o chiusi in box o serragli».
I
LAMENTI DELLA CAPRETTE NANE - Le prime a essere salvate sono delle caprette
nane che avevano trovato rifugio su pallet di legno. Si arriva così dentro il
cortile di una casa «dove ci viene indicata la stalla con cavalli e somarini.
Non si sentivano più ragliare dalla notte passata». Ad un tratto ne odono uno,
«come se ci chiamasse. Si corre subito verso la stalla». I soccorritori del
Pettirosso adesso sono davanti al portone, scendono dalle barche dove l’acqua è
alta un metro e mezzo. Ci si muove a fatica, «l’acqua è gelida ed i cavalli
liberati cercano di mangiare mele galleggianti» affiorate dalla fanghiglia
chissà come.
IL
SOMARELLO MORTO DI FREDDO - Una dopo l’altra le bestie vengono legate e portate
fuori dove il proprietario le aspetta per poterle trasferire al sicuro.
«Purtroppo un somarino non ce l’ha fatta, ma l’altro è vivo ed infreddolito. Lo
portiamo fuori dalla stalla, non dobbiamo neppure insistere troppo». Poi le
galline. Ce ne sono in «difficoltà ed altre annegate». Quelle «vive le mettiamo
sul fienile». Dopo è la volta di altri undici cavalli chiusi nei box allagati.
«Li prendiamo e li portiamo su di un rialzo di una vecchia stazione
all’asciutto, poi ancora caprette in una stalla… Rientriamo, sta facendo buio e
incomincia a piovere abbastanza forte».
DECINE
DI SEGNALAZIONI - L’indomani si ricomincia. «E’ la volta dei cani e gatti
chiusi da giorni nelle abitazioni o giardini senza acqua e cibo». Tante
richieste di aiuto. «Persone che hanno dovuto evacuare la zona, pensando di
tornare il giorno dopo. In pochi hanno pensato di prendere con sé gli animali -
sospira Milani - e nel dubbio hanno messo una razione extra nella ciotola». Ma
anche questa finisce e le bestiole incominciano a sentirsi «abbandonate nel
silenzio di un paese disabitato». E’ tutto al buio perché la luce elettrica è
saltata. Incominciano a spaventarsi, chissà: «forse si chiedono cosa sarà di
loro e perché non tornano i loro padroni».
LE
CHIAVI SBAGLIATE - Intanto i volontari riescono ad arrivare nelle abitazioni
con le chiavi consegnate dai proprietari. «Già per le scale i cani incominciano
ad abbaiare. Sono dietro le porte per attirare la nostra attenzione. Aperta la
porta i gatti scappano e da qui la ricerca per la casa. I cani, invece, sono un
po’ interdetti. Si lasciano andare presto, dopo una carezza ed una coccola».
Qualcuno è morto. Affogato. O per il freddo. «Attraversiamo le rapide con le
barche piene di animali. Le dobbiamo trainare, pesano tanto con tutti quei cani
e gli altri scampati all’alluvione».
IL
SALVATAGGIO DEL MICETTO - Altre segnalazioni. C’è un gatto da recuperare in via
Matteotti «dove la corrente è fortissima e l’acqua è alta un metro e trenta».
Poi c’è il rischio tombini: trappole nascoste, voragini dai quali sono saltate,
per via della pressione, le coperture. Si deve scavalcare la recinzione perché
i cancelli sono chiusi. Si arriva così alla porta ma nella concitazione i
proprietari si sono sbagliati a dare le chiavi. Allora si telefona, e quelli
del Pettirosso sono autorizzati a rompere un vetro oltre il quale vedono il
gattino miagolante. Missione compiuta: il micetto è in salvo.
Io, ogni volta che accade un fenomeno disastroso, quale alluvioni, incendi, terremoti, tsunami, il mio PRIMO pensiero va agli animali...
RispondiEliminail motivo è semplice: che nelle disgrazie sono spesso lasciati per ultimi, quando va bene...
la precedenza, si sa, va a donne, bambini e vecchietti.
Gli animali possono, secondo la logica meschina di certa gente, tranquillamente morire.
E guai!, se in mezzo a tanta gente che commenta una catastrofe, mi lascio scappare il commento " e agli animali ci pensa qualcuno?".
(ma io lo so e lo faccio apposta).
Se vogliamo guardare all'aspetto positivo delle cose, oggi esiste un distaccamento della Protezione Civile che si occupa solo di loro.
EliminaGli zoofili del Novecento se lo sognavano.