venerdì 6 ottobre 2017

Le epidemie e la loro strumentalizzazione


Nella primavera scorsa, prima dell’inizio delle vacanze estive, i giornali americani lanciarono l’allarme ai loro connazionali in partenza per la colonia Italia invitandoli a vaccinarsi contro il morbillo, lavarsi spesso le mani e non toccare gli indigeni italiani che potrebbero essere stati infetti. L’Italia, dunque, paese sporco del Terzo Mondo. Pochi giorni fa, la stampa nazionale dava notizia di quattro extracomunitari impiegati in agricoltura a Taranto, ammalatisi di malaria, malattia che devono aver preso da zanzare “italiane”, arrivate da noi attraverso valigie, pacchi e bagagli provenienti dall’estero. Da pochi giorni, anche se la stampa italiana non ne parla, in Madagascar c’è una grave epidemia di peste, sia quella bubbonica, sia quella, molto più pericolosa, polmonare. In questo secondo caso, i pazienti muoiono nell’arco delle 24 ore, mentre nel primo caso ci si può salvare assumendo antibiotici, chi ha i soldi per farlo, ovviamente.


Io mi chiedo: se l’allarme lanciato dalla stampa USA sul morbillo in Italia è stato strumentale e funzionale alle industrie farmaceutiche e se i casi di malaria, indipendentemente dal fatto che siano i migranti a diffonderne il plasmodio o la facilità di spostamento di turisti ricchi che tornano in Italia dai paesi poveri, è strumentale e funzionale alle formazioni politiche contrarie all’accoglienza dei migranti, a chi può essere utile un’epidemia di peste in un paese lontano dal mondo occidentale? Posto che la peste in Madagascar è endemica e che nel 2014, inizio 2015, ha fatto in totale 71 morti, come si spiega l’inizio precoce dell’attuale fenomeno, con il primo caso verificatosi il 23 agosto scorso? Se siamo solo all’inizio della cosiddetta stagione della peste, che di norma inizia in ottobre, i trenta morti attuali potranno risultare molti di più alla fine del ciclo e, rispetto agli anni precedenti, stavolta c’è stata anche un’epidemia di panico fra la popolazione, poiché il batterio ha fatto la sua entrata nella capitale. 

Forse la psicosi non si sarebbe verificata se il primo ministro Olivier Mahafaly Solonandrasana non fosse andato in televisione a darne l’annuncio. Se non fosse stato detto in tivù, gli infetti sarebbero morti alla spicciolata, senza tanto clamore e la gente avrebbe continuato a fare la propria vita di sempre. Come deve essere valutata la decisione del premier di rendere pubblica la situazione sanitaria: incoscienza, leggerezza, mancanza di previsioni sulla reazione popolare o, al contrario, un atto di responsabilità morale? E inoltre, è stata una decisione interna al governo malgascio o c’è stata l’imposizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità? In quest’ultimo caso, poiché L’OMS è un’emanazione dell’ONU, che a sua volta partecipa al grande sforzo di instaurare il NWO – benedetti acronimi! - non sarà che si è voluto incrementare quello stato di insicurezza e paura che sembra essere la parola d’ordine diffusa oggi in tutto il mondo? 

Al momento, sul lato pratico, gli unici che ci stanno guadagnando qualcosa sono le immancabili industrie farmaceutiche e i fabbricanti di mascherine, poiché le farmacie sono state prese d’assalto da turbe di persone spaventate che hanno esaurito in breve tempo entrambe le tipologie di merce. Il prezzo delle mascherine, ammesso e non concesso che servano realmente a proteggere dalla peste, è raddoppiato e immagino che le multinazionali del farmaco stiano provvedendo rapidamente ad inviare sull’isola altri stock di antibiotici. Le mascherine magari le fa arrivare l’OMS attraverso i suoi canali. Da incancrenito complottista, non mi stupirei se entrambi i generi merceologici fossero stati anticipatamente accantonati nei magazzini, quasi come se qualcuno avesse saputo in anticipo che quest’anno la peste sarebbe stata più virulenta del solito. 

A volte, BigPharma fa così: crea la malattia dopo aver sviluppato il vaccino corrispondente e tenendone pronti grandi quantitativi da immettere sul mercato al momento opportuno. Magari quest’anno avevano fretta di fare cassa e qualcuno ha dato un aiutino ai ratti e alle loro pulci. Non è difficile rilasciare nell’ambiente ratti appestati e di sicuro non ce lo vengono a dire. La cosa tragica, e che dimostra la precarietà della vita in un paese del Terzo Mondo, è che gli ospedali si rifiutano di accogliere altri pazienti. Di modo che, se qualcuno è malato non ha un posto dove andare a farsi curare e non gli resta che tornarsene a morire a casa. Poi noi ci lamentiamo dei nostri casi di malasanità!

Ma mettiamo da parte ogni ipotesi di complotto. Se è vero ciò che afferma Fred Hoyle e cioè che virus e batteri piovono dall’alto, provenendo dallo spazio, si può applicare tale regola anche all’attuale epidemia di peste in Madagascar? E perché non è successo niente in Mozambico, che è il paese geograficamente più vicino e alla stessa latitudine? 

La spiegazione ufficiale circa l’insorgere del morbo è la sporcizia e la miseria. Il bacillo si forma nei ratti e viene veicolato dalle pulci che mordono prima il roditore ospite e poi l’uomo. Così si trasmette il tipo bubbonico, quello polmonare si trasmette da uomo a uomo attraverso i colpi di tosse. Poi c’è anche la forma setticemica, che però è rarissima. Roma è piena di topi e così Londra, Parigi e New York, ma non si manifesta la peste e siccome di rifiuti ce n’è in grande abbondanza sia nei paesi ricchi che in quelli poveri, il motivo per cui gli occidentali non si ammalano di peste è che non vengono punti dalle pulci.

Io in Madagascar, anni fa, ho dormito alcune notti nella capanna del nonno di Tina, nella brousse. Ho dormito vestito, con i blu-jeans addosso. La mattina avevo tutte le gambe piene di ematomi rossastri e pruriginosi, che ci hanno messo un mese a sparire. Non sapevo niente della peste né in quel momento, né in seguito, perché Tina non me ne aveva parlato. Mi facevano più paura i giganteschi ragni che stazionavano sul soffitto della capanna. Forse sono stato fortunato. O forse dal cosmo, se vogliamo seguire le teorie di Fred Hoyle, non era sceso, all'epoca, quel tipo di batterio. 

Sempre volendo seguire le tesi del famoso astronomo, come mai quel genere di malattie tropicali si verificano solo nel sud del mondo e non nel nord? Penso per esempio all'ebola. La nostra Peste Nera ha decimato di un terzo la popolazione europea nel XIV secolo e l’ultimo episodio risale agli inizi del Settecento e fu circoscritto alla sola città di Marsiglia. Da quella volta, non c’è più stata peste in Europa. Il batterio ha smesso di piovere dal cielo per tutto questo tempo o le condizioni igieniche nel frattempo sviluppate, grazie alla rivoluzione industriale, ci hanno salvaguardato? Propendo per questa seconda opzione.


Intanto, una coppia di amici di Udine che doveva partire fra due giorni ha rinunciato, perdendo i soldi dei biglietti perché Air France non li rimborsa. La paura è cattiva consigliera, però è anche vero che a pensar male si fa peccato, ma s’indovina. E’ meglio rinunciare a viaggi pericolosi dal punto di vista sanitario – lo ha detto anche la Farnesina – se non si hanno forti difese immunitarie. E’ meglio non rischiare. Il risultato complessivo, se pensiamo che stiamo parlando di trenta morti, per ora, è che la paura si sta diffondendo in tutto il mondo, nelle sue svariate forme e noi sappiamo che una popolazione spaventata è più facile da controllare, da dominare e più facilmente accetterà le misure adottate dai governi, anche quelle più liberticide. 

Mi aspetto che dopo le vaccinazioni obbligatorie per gli scolari in Occidente, fra poco si passi, soprattutto in Italia che è un laboratorio sociale, alle vaccinazioni obbligatorie per gli adulti. Se vorrò mettere piede in un supermercato, per fare la spesa, dovrò mostrare all’ingresso il certificato di vaccinazione. Ci saranno, in tali funesti frangenti, tipografie clandestine che mi rilasceranno falsi certificati? Dediti come sono i miei conterranei all’onestà e alla sottomissione alle autorità, ne dubito!

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