giovedì 8 agosto 2019

Il razzismo, uscito dalla porta, rientra dalla finestra


Testo di Libero Subania (8 agosto)

Quale accademico o personaggio mediatico avrebbero oggi il coraggio di dichiarare pubblicamente che le razze esistono? Non quelle dei cani, che è un dato pacifico e assodato per tutti, ma proprio degli esseri umani. Nessuno, ovviamente, pena il rischio concreto di venire messi alla gogna e poi cacciati dal posto di lavoro. Ma come succede per tutte le ideologie, capita che a volte la realtà irrompa in forme inaspettate. Come per esempio in alcune importanti università degli Stati Uniti (Princeton, Harvard, Berkeley, Yale, ecc.), dove varie associazioni di studenti afroamericani vogliono avere nei campus degli spazi e dei punti di ritrovo separati e distinti da tutti gli altri. 


Una sorta di "segregazionismo" legale nei College dove si forma la classe dirigente globale. Pensate se una cosa del genere fosse stata richiesta da studenti bianchi quale putiferio mediatico (e non solo) sarebbe esploso! Ma provenendo da "altri" ambienti, nessuno scandalo mediatico. Intanto però si accende un campanello d'allarme. Perché alla stregua del femminismo che ha avuto l'esito concreto di allontanare i sessi tra loro invece di avvicinarli e diminuirne la conflittualità, c'è il forte rischio che l'antirazzismo così concepito contribuirà ad acuire delle tensioni che si vorrebbero sparite per decreto Legge. L'assurdità di questa storia è che sono gli stessi antirazzisti progressisti della left americana che richiedono oggi a gran voce ciò che un tempo auspicavano in America, in Sudafrica e ovunque, i cantori della diseguaglianza degli uomini in base al colore della pelle. Insomma la morale è sempre la stessa: il razzismo dell'antirazzismo è pari solo all'antifascismo in assenza di fascismo.

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