Gli anni ruggenti del coniglio

Se si trattasse solo di un simpatico roditore che crede di essere ciò che non è, potremmo anche accettarlo, ma qui siamo di fronte alla connaturata indole degli italiani che incarnano il detto: “L’occasione fa l’uomo ladro”. Arrivano da Roma i soldi per l’aeroporto e il podestà che fa? Se li intasca e fa costruire una pista d’atterraggio piena di buche. Al minimo delle spese. Arrivano da Roma le sovvenzioni per la festa della Befana e il segretario del partito che fa? Se le intasca e si compra la macchina nuova. E vogliamo parlare delle fedi nuziali, donate alla patria per sopperire all’ostracismo della Lega delle Nazioni? Dove saranno finite? Trasformate in oro e depositate in qualche cassetta di sicurezza del gerarca più svelto. E più furbo. Non so se le cose sono andate proprio così, ma è piuttosto verosimile. Se confrontiamo il nostro passato fascista con gli eventi recenti in cui c’è stato chi ha fatto dei bambini poveri un business, come Buzzi, Carminati e soci hanno fatto la stessa cosa con i migranti, notiamo un filo rosso che congiunge la corruzione del Ventennio con quella attuale, con la differenza che quella attuale ha trovato dei giudici che la stanno tuttora perseguendo. Nino Manfredi si è trovato invischiato in una commedia degli equivoci. Solo alla fine l’arcano si rivelerà e lui passerà dalle stelle alle stalle, venendo tradito anche dalla figlia del podestà, desiderosa di sposare non un uomo, un semplice assicuratore come lui, ma un monumento pieno di medaglie e stellette. Un film che non fa ridere, ma piuttosto riflettere.