Testo di Marinella Mondaini
A un anno dalla sua scomparsa siamo tutti rimasti un pò più soli, la sua mancanza si è fatta sentire e in questo anno il cammino del mondo verso il baratro è stato più accelerato, come presagì Giulietto, siamo a pochi passi dalla guerra. Ricordo tanti suoi interventi nelle tv russe, lo invitavano volentieri al contrario di quanto avveniva in Italia. Ricordo una delle sue interviste qui a Mosca, in cui disse che "il mondo è entrato nell'epoca del cambiamento del paradigma della civiltà, la società del consumismo non può più esistere, le risorse del Pianeta sono insufficienti, e la politica finanziaria che gestisce il funzionamento della società del consumismo, è entrata in un vicolo cieco. Gli scenari di nascita del nuovo mondo possono essere spaventosi se si tiene conto che la civiltà dei soldi è comandata da 9 persone, i dirigenti delle più grosse banche del mondo. La Russia è avvantaggiata perché ha le risorse, ma l'élite russa non ha ancora afferrato che il mondo verso il quale ambisce sta morendo. Siamo all'inizio del periodo di transizione che non ha precedenti nella storia. Io sono amico della Russia e la russofobia è un segnale che la guerra la stanno preparando contro la Russia (Giulietto lo diceva 3 anni fa) e la russofobia non si allenterà". Giulietto aveva visto giusto. E oggi la sua perspicacia, la sua intelligenza vivace e la sua forza di spirito ci mancano terribilmente.
«Cara, carissima Marinella – così scrivo sulla pagina facebook dell’amica “russa” dopo il 26 aprile -, te ne facevo cenno ieri mattina, nel momento più doloroso. Lo dico meglio. Avevamo parlato di te, a cena, a Roma, con Giulietto. E avevamo parlato di Russia, e del comunismo. Non tanto di cosa è il comunismo, quanto per chi è, per quale uomo è il comunismo. Durante le riunioni di AlterLab Giulietto insisteva su una politica dei piccoli gruppi, dal basso, come laboratorio. Ma cosa intendeva esattamente? Io già mi ero espresso sulla cosa, e condividevamo molti punti in comune. Enormi le difficoltà in molti altri “compagni” di seguirne l’onda. Un laboratorio politico è qualcosa che ha uno spogliatoio. Prima di entrare ci si spoglia del sapere e si indossa la tuta da operaio. Un laboratorio non potrebbe essere legittimato da alcuna autorizzazione anticipata, ma solo procedere con la stessa rincorsa che ti ha sospinto fin lì, a indossare panni che non potrebbero più essere i tuoi. Quel che sarà stato sarà stato, oltre l’ansia da prestazione: questa la scommessa e il metodo di AlterLab, come di ogni laboratorio politico serio. Comunque glielo chiesi di nuovo in privato cosa intendesse con quell’idea della tuta da operaio. In privato, mi fece l’esempio dell’accostamento a un libro decisivo per capire il comunismo, Il Capitale. Di fronte ad esso, Michele, ci sono due tipi di possibili lettori, mi disse. Da un lato quelli che non provano difficoltà di ordine ideologico-politico a comprendere il capolavoro di Marx, dal momento che esso parla proprio della loro vita concreta: gli uomini che hanno esperienza diretta dello sfruttamento capitalistico, gli operai della produzione diretta, salariati e proletari, ma anche i non-proletari. Da un altro lato chi non ha esperienza diretta dello sfruttamento capitalistico, ma che, per contro, è dominato, nelle sue pratiche e persino nella sua identità e nella sua coscienza, dall’ideologia classista del dominio, del discours du maître aggiunsi io, nella sua oscillazione col lacaniano discours du capitaliste. Давай! Почему нет?!... mi disse, e aggiunse: è l’universo piccolo-borghese! Una persona del genere trova la più grande difficoltà a capire Il Capitale, soprattutto se molto colta, laureata. Perché? Giulietto mi disse che c’è proprio un’incompatibilità politica, tra il contenuto teorico del libro e le idee che hanno in testa questi tipi di uomini, idee che poi possono essere rinvenute nelle pratiche stesse, come proiettate dentro di esse. Ecco Marinella, io credo che occorra ripartire da qui, da un lavoro esercitato dal basso, e per una critica del basso, di ciò che è in basso. Sei vivo Giulietto».
RispondiEliminaMarinella Mondaini l'avevo nelle amicizie di Facebook.
EliminaPoi, non ricordo per quale motivo, un giorno mi bloccò.
Non la considero una gran perdita, perché non mi piacciono i fanatici. Di nessun genere.
Giulietto Chiesa invece lo stimo molto.