Non esiste alcun dovere della vita,
vi è solo il dovere dell’essere felici.
Per questo solo, noi siamo al mondo,
e con tutti i doveri
e con tutta la morale
e con tutti i comandamenti
difficilmente ci si rende felici l’un l’altro,
perché non si rende felici se stessi.
Se l’uomo può essere buono,
lo può essere solo
se egli è felice,
se egli ha in se stesso armonia,
quindi se egli ama.
Questo è stato l’insegnamento,
il solo insegnamento del mondo;
Questo diceva Gesù,
questo diceva Budda,
questo diceva Hegel.
Per ognuno l’unica cosa importante al mondo è:
la propria interiorità
la propria anima
la propria capacità di amare.
Se queste sono in ordine
si possono mangiare miglio o dolci,
portare stracci o gioielli.
Allora il mondo risuonerà chiaramente con l’anima,
tutto è buono,
tutto è in ordine.
La poesia di Hesse mi è piaciuta, tanto che sono andato a cercare l'originale, subito trovato (ah, i miracoli della modernità). Lo stesso qualcosa non mi torna: che Gesù abbia mandato anche lui questo messaggio o invito alla felicità. I vangeli li ho letti e riletti a suo tempo (quando ero giovane e inesperto), ma Gesù ha detto ben altre cose e tutt'altro che carine, per es.: guai a voi di qua, guai a voi di là, mio padre vi farà un culo così. Nel vangelo di Matteo il buon Gesù minaccia ben settanta volte l'inferno a chi non fa la volontà del padre suo. Ringrazio Hesse, meno anzi per niente Gesù (ormai declassato da Bergoglio a povero cristo).
RispondiEliminaBella ricetta, ingredienti giusti, dosi bilanciate, risultato in teoria assicurato. Però..... però peccato che quasi sempre, o manca almeno un ingrediente, oppure è mal dosato, onde ragion per cui la torta non lievita, quando non implode in cottura,..... La teoria,le teorie, ci avrebbero già scassato la uallera!
RispondiEliminaCome in tutte le cose, anche nella "ricetta" di Hesse c'è la magagna. Non c'è rosa senza spine.
EliminaFaccio un esempio per capirci.
Un cacciatore è felice nel momento in cui va a caccia. E' effettivamente felice, e raggiunge lo scopo della vita, come da ricetta di Hesse, nel momento in cui porta a casa un piccolo cadavere sanguinolento.
Io che sono un cacciatore mancato, come mi fanno notare i Troll, sono felice quando riesco a portare a casa la bella foto di un animale senza trasformarlo in qualcosa di sanguinolento, detto per inciso.
Ma il cacciatore del nostro esempio, felice come una Pasqua, tralascia il fatto non indifferente che, in primis, l'oggetto della sua felicità ha sofferto dolore fisico e mentale, lasciandoci le penne e, secondariamente, che tale atto ha procurato dolore mentale a un buon numero di persone classificate con il termine generico di animalisti.
La magagna di cui sopra sta nella quantità enorme di sofferenza generata da un atto privato, che ha reso felice solo un numero esiguo di persone, che come minimo vanno definite egoiste.
E questo caso può essere applicato in molte altre situazioni in cui la felicità del singolo reca infelicità alla massa.
A me suona tanto di ipocrisia farisaica materialista
RispondiEliminaGesù non ha mai detto che bisogna essere felici
Basta vedere dov'e'finito !
in croce !
La ricerca della felicità e'un invenzione di Aristotele
Teoria che poi gli americani hanno fatto loro e messo su carta nella loro costituzione
So che per voi cattolici fondamentalisti noi tutti viviamo in una..."valle di lacrime", ma io, pur ammettendo che la vita non è tutta rose e fiori, cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno, piuttosto che quello mezzo vuoto.
EliminaE' una mia scelta filosofica.