Maria Copelli: “Insegniamo a sparare nelle scuole”, così propone il sottosegretario e numero due di Meloni, Giovanbattista Fazzolari che vuole introdurre la nuova materia e portare i ragazzi al tiro a segno. Si resta senza parole. O meglio si può solo dire che la loro è una cultura fascista e che da questi personaggi è oggi governata l’Italia. Peccato che c’erano e ci siano tuttora dirigenti democratici che discutevano amenamente con la loro leader e che ancora dichiarino di volerla volentieri incontrare perché, aggiungono- “lei no, lei non è fascista”. Si ricrederanno presto anche loro.
Me: Non è questione di essere fascisti o comunisti, sempre mer*e sono. E' questione di dare spazio o meno alla cultura di morte in sé. Nel bresciano, patria delle industrie armiere, i cacciatori hanno libero accesso nelle scuole, per insegnare ai ragazzi quella che loro chiamano l'arte venatoria. A Talmassons, in Friuli, a me è capitato di veder entrare a scuola un pescatore con tanto di canna da pesca. Se si considerano cacciatori e pescatori come educatori, poi ci sarà un sottosegretario che proporrà qualcosa di ancora più malvagio.
Purtroppo la 'cultura della violenza' non è una esclusiva solo dei 'fascisti', ma è diffusa trasversalmente in tutte le ideologie politiche.
RispondiEliminaPerchè (come ripeto sempre, a costo di diventare noioso) la violenza viene dalla nostra storia ancestrale, dal nostro DNA.
Se non ho capito male, l'epigenetica è quella cosa che permette al DNA di essere modificato mentre il soggetto è in vita.
EliminaQuesto significa che l'educazione ha grandissima, se non totale, importanza in tutte le cose della vita, non ultimo l'uso o meno della violenza.
In altri termini, l'umanità non è ancorata per sempre al passato violento dei nostri antenati, essendoci i mezzi per far sì che la violenza esca definitivamente dai costumi umani.
Sì, l'epigenetica è quella cosa lì, con un meccanismo vagamento Lamarkiano.
RispondiEliminaMa credo che i suoi effetti siano molto modesti, rispetto alla ditturatura della genetica tradizionale.
Tu, probabilmente, hai una conoscenza maggiore di me, in materia, e puoi darmi qualche informazione di più.
Ti posso solo dire alcune cose che ho ricavato dalla mia esperienza empirica, avendo fatto il maestro elementare per molti anni.
EliminaHo visto all'opera la manipolazione dei cervelli riguardo al concetto di antropocentrismo, ma questo solo perché ero particolarmente sensibile alla tematica dei diritti degli animali.
Le mie colleghe trovavano "normale" spiegare ai bambini che mucche, galline, maiali e gli altri animali cosiddetti da carne, erano usati dall'uomo per il proprio uso e consumo, mentre io consideravo tali insegnamenti come l'origine dello specismo, ovvero del razzismo verso gli animali.
Nelle scuole rurali, tali insegnamenti venivano rinforzati dall'esperienza empirica dei bambini che, dopo aver sentito la maestra dire che "del maiale non si butta via niente", vedevano con i loro propri occhi la macellazione del medesimo, compiuta dagli adulti della famiglia.
Solo nelle scuole di città poteva capitare che qualche insegnante andasse contro corrente, andando incontro egli stesso alla riprovazione dei colleghi, delle famiglie e dei vertici istituzionali della scuola, come capitato a me, mentre i bambini di città trovavano la carne già incellofanata, senza assistere alle macellazioni.
il DNA che tu consideri immutabile, riguardo all'insita nostra violenza, risultava così confermato, nonché impermeabile a qualsiasi intervento di tipo epigenetico.
Si tratta quindi di "vischiosità educativa", che neutralizza l'epigenetica e replica modelli violenti di comportamento.
L'amarezza è un'esperienza a cui tutti gli animalisti prima o poi vanno incontro.
Io mi sono rassegnato anche all'amarezza del vivere, in un mondo di pazzi furiosi e violenti.
Ti ringrazio per la risposta, che condivido.
EliminaIl DNA non è propriamente immutabile, ma dovrebbe variare moto lentamente e, soprattutto, in modo casuale.
Comunque comprendo perfettamente la tua amarezza nel vedere una tale diffusione della violenza antropocentrica (che però - ad essere onesti - è anche ampiamente intra-specifica).
Citazione:
Elimina"è anche ampiamente intra-specifica"
Se ho interpretato bene il tuo pensiero, certe razze e/o etnie si sentono superiori ad altre razze ed etnie. Ma questo si chiama razzismo e io lo definisco un sottoprodotto dello specismo.
In altri termini, se diamo per scontato che l'uomo è superiore agli animali e, per tale ragione, può fare di essi ciò che vuole, nasce spontaneo pensare che certe razze sono superiori ad altre e, per tale ragione, possono fare di esse ciò che si vuole.
"Untermenschen" era il termine usato dai tedeschi per riferirsi non solo agli ebrei, ma anche a slavi e latini.
...sottouomini...
Forse, lo dico come ipotesi, un tale meccanismo psicologico non si sarebbe potuto sviluppare in una società dove non esistesse lo specismo antropocentrico.
Siccome un tale tipo di società non è mai esistito, se non nel regno dell'utopia, non possiamo al momento sapere se ciò corrisponda a verità.
Il meccanismo che tu descrivi si chiama appunto 'psudo-specismo' e consente di vessare gli altri popoli considerandoli 'non completamente umani', senza problemi di empatia.
RispondiEliminaE' quindi anche verosimile, come dici tu, che questo sia un derivato del'antropocentrismo.
Rettifico: il meccanismo si chiama "pseudo-speciazione". Desculpe.
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