mercoledì 1 gennaio 2014

Un gemello parassita divinizzato

 

Gennaio, il mese dedicato al Dio Giano. I Romani vivevano nel rispetto della natura che vedevano ammantata di divinità. Quando Traiano fece fare un taglio nella montagna per migliorare il tracciato della Via Appia all'altezza di Terracina, a lavoro finito seguì un rito di purificazione. La natura era stata ferita e sarebbe stato un sacrilegio non espiarne la colpa. L' atto del passaggio, il prima e il dopo, quello che inizia e quello che finisce erano visti dai Romani in chiave religiosa. Erano ritualizzati i cicli della natura, le età della vita e a volte la stessa quotidianità. Giano, divinità squisitamente romana, è il nume che sovrintende ai riti di passaggio. Il primo mese dell'anno è dedicato a lui. Tutto quello che si apre e si chiude, che nasce e che muore, che cambia e ricambia, in ogni aspetto della vita e della natura sono sotto la sua divina sovranità. Il poeta Ovidio descrive Giano con parole alate: "Quello che vedi in ogni direzione: cielo, mare, nuvole e terre, tutto si chiude e si apre per mano mia. Solo io custodisco la vastità dell'universo e mio è il potere di vertere i cardini". La Religione Romana concepisce la divinità in una complessità di aspetti che gli uomini possono osservare e recepire con chiavi di lettura diverse, perché non c'è unicità nel Mistero che incombe sulla nostra vita e sulla nostra esistenza su questo pianeta. Sarebbe estremamente superficiale parlare solo di politeismo.

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