Testo di Libero Subania
Facebook, o meglio la psicopolizia che lo controlla h24, gestisce la propria comunicazione con lo stesso spirito e zelo degno dei talebani. Impedisce cioè che si possano ripercorrere in chiave critica pagine di storia più o meno recente, e chi osa farlo viene censurato e le immagini subito cancellate. In questo caso bloccando di nuovo per altri 30 giorni Paolo Sensini con il pretesto che, 4 anni fa (2015!), aveva pubblicato in un suo post una copertina in cui si mostrava il periodico americano "Time" che celebrava nel 1938 Adolf Hitler come personalità dell'anno. E parliamo di uno dei più prestigiosi giornali al mondo, non un foglio di parrocchia. Qualcosa che, rapportato ai tempi di allora, potrebbe essere considerato un antesignano del sistema di comunicazione attuato ora dai social. Bene, riportare oggi una fotografia di quella copertina significa per gli psicopoliziotti di Facebook fare ipso facto "apologia di nazismo", mentre intendeva solo mostrare una pagina della storia recente e niente più. Ma per questi censori non si deve vedere, non si deve sapere. Cancellato. Se questo è il modello di "libertà di espressione" che Facebook e altri social dello stesso tipo intendono imporre, vuol proprio dire che siamo già dentro una delle pagine più buie e vergognose della storia. Meditate gente, meditate!
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