sabato 26 ottobre 2019

La lotta all'evasione nella Russia stalinista


Testo di Lino Ricchiuti (24 ottobre)

Stalin nel 1933 iniziò la caccia ai kulaki, contadini “ricchi” che possedevano 2/3 mucche, e stabilì che per ogni gallina posseduta dovessero dare allo Stato 30 uova al mese (un uovo al giorno), in virtù della convinzione che per ogni gallina dichiarata, i contadini ne avessero due non dichiarate. I contadini che non riuscirono a pagare il dovuto, furono multati per il quintuplo, poi gli esattori entrarono a forza nelle abitazioni degli agricoltori rompendo stufe, camini, porte, finestre, mobili e tutto ciò che trovarono. Confiscarono le mucche ed i cavalli. I contadini, ridotti alla fame, abbandonarono le campagne ed andarono in città alla ricerca di cibo. Il pane cominciò a scarseggiare e gli abitanti delle città, in nome alla lotta all’evasione, aiutarono la polizia nella caccia ai contadini. I bambini abbandonati dai genitori che non riuscivano più a sfamarli per via della carestia, furono massacrati impunemente perché considerati “piccoli delinquenti”. Le autorità comuniste, alla sparizione dei contadini intensificarono la lotta all’evasione fiscale, convinti che il grano fosse stato nascosto. I risultati della lotta all’evasione però non arrivarono ed i dirigenti sovietici escogitarono l’abolizione del contante. 

Tratto dal libro “la nuova classe” di Milovan Gilas.

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