venerdì 18 ottobre 2019

Sbatti il bambino in prima pagina



Quel barcone trovato in fondo al mare di Lampedusa con 12 cadaveri: una mamma era ancora abbracciata al suo bambino. La mamma lo ha tenuto stretto al suo corpo fino all’ultimo. Fino in fondo al mare. E lì sono ancora, una giovanissima mamma e il suo bambino di 8 mesi, colati a picco con un barchino che è naufragato a poche miglia da Lampedusa, a poche miglia dalla salvezza, la notte tra il 6 e il 7 ottobre. Il relitto è stato ritrovato soltanto oggi, 15 ottobre, otto giorni dopo il naufragio. La mamma e il figlio sono ancora laggiù. Almeno 12 i cadaveri che il robot subacqueo della Guardia costiera ha identificato. Nelle acque circostanti, nei fondali, potrebbero esserci altre vittime. Le ricerche non si fermano, i recuperi invece cominceranno già domani, 16 ottobre, con la luce del giorno.


I soccorritori sapevano che il bimbo – forse la più giovane vittima della nuova terribile tragedia nel Canale di Sicilia – era disperso. La zia, sopravvissuta e ciò nonostante disperata, continuava a chiedere di lui e della sorella: “Dove sono, dove sono, dove è il mio nipotino”. La mattina dopo quel naufragio, gli uomini della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza che per primi sono arrivati sul luogo della tragedia hanno raccontato la scena desolante che si sono trovati di fronte. “Appena siamo arrivati il barchino era sovraccarico, inclinato da un lato. Ed imbarcava acqua”. Sia l’imbarcazione della Guardia Costiera sia quella della Gdf si sono avvicinate, con quest’ultima che è rimasta un po’ più distante. Ma il barcone si è capovolto prima ancora che i soccorritori potessero raggiungerlo. “È successo tutto in un attimo, c’erano delle condizioni di mare proibitive. È stato un capovolgimento repentino – racconta uno di loro – non c’è stato neanche il tempo di riprenderli, in molti non sapevano nuotare e sono andati giù immediatamente”.

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