martedì 6 aprile 2021

Scusateci!


Testo di 
Tiziano Grassi

Su di una panchina ci sono due signori, agli occhi di tutti due vecchietti. Sono lì, con le loro gambe gonfie e storte, vestiti con abiti normali. Pantaloni di cotone per entrambi e camicie, quelle di una volta a righe alternate bianche e blu l'una e celeste tinta unita l'altra, hai presente? Guardano davanti a loro, guardano il mare. Anche io mi trovo lì per ammirare il tramonto, il rumore delle onde, il suo profumo. Poi una voce inizia a raccontare la verità di una vita, di milioni di vite… "Abbiamo fatto la guerra, patito la fame, abbiamo cresciuto i nostri figli e ancora cresciamo i nostri nipoti. Abbiamo odiato, amato, pianto e riso, salutato le nostre mogli e visto gli amici andarsene. Certo che ne abbiamo fatte di cose!". Poi ad un tratto la voce si fa più commovente, tremolante: "Adesso questi ci vogliono levare il diritto di poter morire come vogliamo, come è giusto, come si è sempre fatto. Vedi Francé (Francesco) alla mia età io non ho paura della morte, non temo questo virus. Quello che temo è non poter vivere gli ultimi anni come voglio, senza che qualcuno mi dica se posso uscire e dove posso andare. Temo di non poter vedere i mei nipoti quando arriverà il momento, perché questi ti portano via, Francé. 


Temo che nessuno mi ricorderà sorridente perché ormai tutto è stato cancellato da questa mascherina…". In quel momento mi è mancato il coraggio, giuro lo avrei voluto fare, avrei voluto guardarli negli occhi e dirgli qualcosa, ma cosa? Cosa si può dire a due persone così, quali parole scegliere? Forse l'unica cosa che avrei dovuto e potuto dire era: "Scusateci per come vi stiamo trattando, scusateci per la nostra vigliaccheria, scusateci per non avere la forza di combattere questo presente. Scusateci, scusateci, scusateci”. 

2 commenti:

  1. ..... Movesi il vecchierel
    Canuto et bianco
    Dal dolce luogo
    Ov'ha sua età fornita,
    E dalla famigliola sbigottita
    Che vede il caro padre venir manco....

    Dolciastri versi di Petrarca, lamentoso sonettaio. In pratica un vecchio, con la scusa di recarsi in pellegrinaggio a Roma prima della morte, abbandona la famiglia ed affronta un lungo e pericoloso viaggio.... Forse non tornerà. Forse vuole abbreviare i suoi giorni per non gravare sulla famigliola. Non esistevano le pensioni, a quei tempi. Una bocca di meno. La famigliola se ne farà una ragione.

    Adesso i vecchierelli sono titolari di reddito, aiutano figli e nipoti. Quindi ne annienti uno per colpirne parecchi. I giovani imbelli non hanno fatto nulla per difendere i vegliardi. Ed il vitalizio....

    Il finale del pezzo è retorico, scusateci eccetera... Un padre campa cento figli, cento figli non campano un padre. Così è sempre stato, e sempre sarà.

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