Domenica 12 marzo sono tornato al Tagliamento di Varmo. La settimana prima avevo visto dove i marangoni minori, che io chiamavo erroneamente cormorani, avevano i loro posatoi, rappresentati da tronchi d’albero piegati di sguincio e sporgenti sopra la superficie del fiume. Arrivato al mattino presto, c’era un pick-up parcheggiato e già questo mi ha messo un po’ di malumore, perché sapevo quel tipo di vettura a quale genere di persone apparteneva. E infatti, avevo ragione. Mentre tornavo alla mia macchina dopo aver perlustrato la zona, un bracco da caccia marrone mi è corso incontro sul sentiero sabbioso, fermandosi a qualche metro, e subito richiamato dal cacciatore, che per fortuna, fattolo salire sul retro del camioncino, se n’è andato. Era solo venuto a far fare una sgambata al cane.
Il posto preciso, con gli alberi sporgenti, non sono riuscito a raggiungerlo perché c’era un ramo del fiume di cui non sospettavo l’esistenza, che m’impediva di raggiungere la vera riva. E io non avevo portato gli stivali. Così sono andato alla ricerca di altri alberi sporgenti sull’acqua. Duecento metri più a nord ce n’era uno, con tanto di marangone minore, che al mio arrivo è fuggito. L’ho aspettato inutilmente tre ore, nascosto dentro il capanno.
Quando, verso le undici, una donna si è avvicinata e ha fatto l’atto di raccogliere un sacchetto di plastica, proprio dietro il mio capanno, ho capito che era giunto il momento di levare le tende. Attraverso una delle feritoie le ho detto:
- No, quella è roba mia.
- Ah, scusi, non volevo disturbarla.
Non c’era, ma lungo la capezzagna che mi riportava al paese di Varmo, lasciandomi alle spalle il Tagliamento, ho incontrato altri adulti e altri bambini.
C’era una donna che veniva avanti da sola, per ultima, armeggiando con il cellulare. Avendo gli occhiali come la precedente, mi sono fermato e le ho chiesto:
- E’ lei che è venuta vicino al capanno verde, prima?
Alla sua risposta negativa, ho aggiunto:
- Ho parlato con una signora che le somigliava, portava come lei gli occhiali. E’ maestra anche lei?
- No, sono assessore.
- L’iniziativa è della scuola?
- No, del Comune.
- Volevo fare i miei encomi alla maestra, a tutti voi. Guardi cosa le mostro… - le ho detto aprendo la portiera, senza scendere e mostrandole una lattina di alluminio arrugginita.
- Anch’io, nel mio piccolo, faccio la stessa cosa.
L’assessora mi ha più volte ringraziato, sorridendo compiaciuta, e immagino che le abbia dato soddisfazione incontrare l’approvazione della...gente. Per un politico, anche di quelli degli enti locali, l’approvazione del pubblico è importante.
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