lunedì 29 agosto 2022

Il genocidio dei custodi dell'Amazzonia


Testo di Antonio Rossi

Con l'ultimo superstite, muore il popolo senza nome dell'Amazzonia. Riserva Tanaru, 8mila ettari a cavallo dei municipi amazzonici di Chupinguaia, Corumbiara, Parecis e Pimenteiras do Oeste, nella Rondônia brasiliana. Il resto della sua comunità è stata sterminata dai grandi proprietari e dai trafficanti di legname negli anni Settanta e Ottanta. Rimasto solo, aveva rifiutato il contatto con il resto della società di cui aveva conosciuto solo il volto più brutale. Per paura di essere ucciso, si nascondeva in fossati da lui stesso aperti sul terreno. Per questo, quando i ricercatori della Fundacão nacional do indio (Funai), Altair Agayer e Marcelo dos Santos nel dicembre 1996, lo soprannominano "O Indio do buraco", l'indigeno che scava le buche. Il suo corpo è stato trovato mercoledì, anche se la notizia è stata confermata ieri. L'uomo era sdraiato sulla stuoia, con indosso gli ornamenti tradizionali. L'istituto di medicina legale sta esaminando il cadavere prima della sepoltura per scoprire la causa del decesso. L'Indio do buraco non era solo l'emblema dei nativi in isolamento volontario. Era soprattutto un simbolo di resistenza. Il suo caso fu cruciale per costruire la politica nei confronti degli "incontattati". A questi ultimi, lo Stato garantisce il diritto a restare isolati se lo vogliono e assegna loro una terra sufficientemente ampia affinché possano vivere protetti. Dopo che venne scoperta la presenza dell'Indio do buraco, la Funai creò la riserva Tanaru proprio per proteggerlo. Ora si teme che anche questo pezzo di foresta, ancora intatta, muoia con lui. Del resto, come ha dimostrato un recente studio delle Nazioni Unite, i nativi sono i più efficaci custodi dell'Amazzonia.

1 commento:

  1. Bresaola, Ikea, silicio per microchip battono foresta amazzonica sei-zero sei-zero sei-zero. Chi ha orecchie... Mm

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