venerdì 3 novembre 2017

Le accuse di un prete al suo comandante in capo




Non solo non ho cambiato idea, ma ogni giorno che passa è un’ulteriore conferma, ovvero che Papa Francesco passerà alla storia come il più grande bluff: uno che è riuscito a illudere il mondo intero, non solo catturando il consenso dei vecchi storici nemici della Chiesa (atei, mangiapreti e marxisti), ora inginocchiati a baciare i suoi piedi, tradendo la dea ragione per sostituirla con la dea religione, ma anche – ed è qui per me la cosa più criminosa – Papa Francesco è riuscito a mortificare, fino ad annullarla, la vis profetica, usando non più la repressione (tranne pochi casi, meno noti), ma il fascino dell’inganno. E così quelle voci che avevano tenuto in vita le speranze più evangeliche, di colpo si sono spente in una adulazione vergognosa della star più venerata del mondo. Gli stessi preti, che avevano lottato una vita per il rinnovamento radicale della Chiesa-istituzione, si sono ora accodati, omologandosi alle fasulle novità di un papa, che continua imperterrito a raccogliere osanna ovunque vada.


Eppure, la Chiesa mai come in questi ultimi anni è sull’orlo del fallimento anche istituzionale: le chiese si stanno sempre più svuotando, i gerarchi ne combinano di tutti i colori, i preti non sanno più che pesci pigliare: si è persa la differenza tra il sacro e il profano, in una tale commistione oscena da far perdere la realtà dell’Essenziale, che è il Divino in noi, esteriorizzandoci come creature allo sbando, peggio di bestie che, se non altro, sanno ancora capire dove andare a mangiare. Papa Francesco sta quieto un giorno, e di notte ne inventa una delle sue, senza mai ponderare l’opportunità pastorale delle sue azioni. Ma chi è il buon pastore se non colui che sappia valutare quando uscire dall’ovile, dove andare e da quale spirito farsi guidare? A questo papa interessa solo sparare qualche battuta, fare un gesto spettacolare, far colpo sui media. Va in giro, e torna lasciando tutto come prima, aggiungendo illusioni a illusioni. Papa Francesco lavora sulla pelle della gente, che rimane incantata solo perché ha il prurito per qualcosa che sa di nuovo.


E i costi dei suoi viaggi? Chi li paga? E quali sono gli effetti benefici su un’umanità che forse chiede qualcosa di diverso dai soliti populisti discorsi che, il giorno dopo, si disperdono nel vuoto? Ma perché dire che i poveri sono soltanto coloro che hanno fame di qualcosa di materiale? I poveri di una volta, diventati ricchi, non sono forse gli attuali strozzini o gli attuali criminali che sfruttano la povera gente? Ed ecco il grosso equivoco della Chiesa di oggi. Se prima parlava solo di anima (ma di quale anima?), ora parla anzitutto di corpo (ma di quale corpo?). Non vi siete mai chiesti il motivo per cui la Chiesa ha condannato i grandi Mistici, riuscendo perfino, alla fine del ‘600 con la condanna del quietismo, ad annullare la Mistica? D’altronde, tutti sanno, se conoscono un po’ di storia della Mistica, che i Mistici sono sempre stati malvisti dalla Chiesa, proprio perché saltavano ogni mediazione, compresa quella ecclesiastica, tra il Dio religioso e il “fondo dell’anima”, dove opera solo la Divinità assoluta, ovvero sciolta da ogni impaccio strutturale.

Ciò di cui ha veramente bisogno l’uomo di oggi è la riscoperta del proprio essere, quel “conosci te stesso” che era scritto a caratteri cubitali sul frontone del tempio di Apollo a Delfi. Per fare qualche esempio concreto: non si combatte il razzismo o la xenofobia dicendo semplicemente che si parteggia per i migranti o extracomunitari in genere, o compiendo qualche opera di integrazione. Non si combatte l’ideologia leghista, contrapponendole alcuni gesti di ecumenismo con i musulmani. Ci vuole ben altro, che sembra sfuggire a Papa Francesco, così attento alla visibilità mediatica ma così distratto sulla realtà più profonda dell’essere umano. È chiaro: parlare di Mistica, non rende!


Oggi la Chiesa sembra ancor più impazzita: vuole riconquistarsi il consenso della gente, ma non capisce che tale illusione durerà poco e, quello che è peggio, la Chiesa sta lasciando morire il vero bisogno dell’essere umano: la sua sete di quel Divino che non ha etichette da esibire, ma che è la vera essenza della nostra libertà, di quella libertà da cui dipende anche la libertà del nostro essere sociale. Qui sta l’Essenziale di cui parlavo sopra. Il rischio c’è, ed è forte, che l’Essenziale venga coperto da quell’eccesso di beni, che la società moderna impone come vero benessere, lasciando però soffocare l’essere nel mal-essere. Su frontone del tempio di Apollo a Delfi c’era un’altra scritta, poco conosciuta o poco reclamizzata: “nulla di eccessivo”, “nulla di troppo”. Non si può conoscere se stessi, quando si è sotto la cappa di un avere smodato.

Come può la Chiesa parlare di Essenzialità, quando vive in una mastodontica struttura tale da soffocare perfino lo Spirito santo? Oggi la Chiesa è tremendamente povera di “spirito” e, purtroppo, è riuscita a spegnere del tutto l’esigenza mistica, sostituendola con quella pseudo-religiosità da quattro soldi (è per questo che attira il consenso di tanta gente, che tuttavia se ne guarda bene dal praticarla), che insiste nel proporre riforme liturgiche senza né capo né coda, fuori dal contesto storico, ma soprattutto sostituendo la Mistica con il “grosso animale” di platoniana memoria. E per “grosso animale” intendo anche quell’impegno per il socio-politico-assistenziale verniciato di misericordia o di carità cristiana: ma lo “spirito” dov’è?



Ora, l’aver da parte di Papa Francesco non solo di nuovo emarginato la Mistica, ma spento anche l’anima profetica, l’unica in grado oggi di contestare il “grosso animale”, ovvero la struttura della Chiesa, e soprattutto di riattivare il mondo profondo del divino, ovvero della sorgente della libertà dell’essere umano, sta portando la stessa Chiesa, e di conseguenza anche la società civile, ancora succube, in una tale involuzione da precludere ogni possibilità di salvezza, tanto più che il carisma mediatico del pontefice-star, ha generato in questi anni un istupidimento generale. Uscirne, per il momento sembra quasi impossibile o, per lo meno, ciò creerebbe un maggior isolamento, anche perché, guardandomi attorno, vedo solo alcuni preti rimasti tra i vecchi ribelli, anche ora cocciutamente arrabbiati, ma su posizioni unilaterali o monocorde, senza quella carica rivoluzionaria che era la caratteristica dei grandi Mistici, oramai estinti. Forse sarebbe il caso di riprendere i loro scritti, e proporli all’uomo moderno, senza aspettare che la Chiesa-struttura lo faccia, a meno che non arrivi un papa deciso a dare un nuovo corso alla Chiesa, proponendo ciò che ora sembra impossibile, ma è solo rischiando sull’impossibile che si potrà dare una nuova svolta anche a questa società, prigioniera del “grosso animale”.

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