Testo di Olmo Losca
Oggi apre la caccia e potrei scrivere qualcosa a riguardo, in fondo li conosco bene i cacciatori. Li ho avuto come vicini di casa per oltre vent'anni in montagna, talmente vicini che riuscirei a sentirne l'odore oggi, senza difficoltà, anche a cento km. Talmente vicini che mi hanno fatto capire che non ero il benvenuto, utilizzando degli scherzetti assai divertenti: minacce verbali, uccisioni di gatti e cani, minacce fisiche. Ma è proprio perché li conosco bene che non voglio dargli la soddisfazione di innervosirmi il primo giorno di caccia, anche perché la caccia c'è tutto l'anno, con la selezione e altro; e il bracconaggio. Quindi scriverò di un albero magico. un vero albero misterioso: il tiglio di Linn. Dovete sapere che il tiglio di Linn in Svizzera è considerato patrimonio nazionale, è intoccabile, potarlo significherebbe subire un processo. La sua circonferenza è di dodici metri, la sua altezza venticinque metri e la sua età supera gli ottocento anni; era già adulto quando Dante scriveva.
Otto secoli di storia lo hanno attraversato e otto secoli di eventi naturali: venti impetuosi, grandine, pioggia ghiacciata, neve, tormente, incendi, e poi battaglie, carestie, siccità, alluvioni, peste. Eppure è ancora lì. Voi mi direte: perché magico? Perché misterioso? Perché il tiglio di Linn dovrebbe essere morto da otto secoli.
Il suo tronco è nato praticamente cavo, per l'80 per cento non ha materiale, è quello che si dice un albero malato; da sempre. Secondo gli studiosi è un unicum, una rarità eccezionale, e nessuno capisce come può essere ancora in piedi. Dovrebbe essersi sradicato nel 1300, e invece è ancora lì: tra montagne e cascate, tra ruscelli e inverni gelidi. Abbracciato dai venti e dagli animali selvatici esso vive, nonostante tutto. È un mistero.
Il tiglio di Linn è il perfetto archetipo magico della natura inspiegabile. E l'uomo, nonostante tutti gli sforzi, non può carpirne la magia. Può solo guardarlo e sognare.
Sognare un mondo diverso, senza guerre, egoismo, prepotenza, arroganza, violenza; e caccia.
Se andate a trovarlo, ci sono delle panchine sotto dove sedersi, io consiglio l'erba, e se vi concentrate, in silenzio, lo sentirete respirare.
Il mondo "diverso" sognato da Olmo Losca si sta approcciando, in qualche maniera, ovvero si instauerera' una società lesbo-ricchiona, con contorno di indecisi ondivaghi:meglio la fessurina, il deretano, il pisello dove lo metto?
RispondiEliminaAvanzera'ogni ben di dio, cosce tornite, glutei sodi, fianchi opimi, seni dannunziani*** oppur giunonici, tutte delikatessen per i baluba ed i magreba. Noi no, noi....
***Seno dannunziano, deve esser contenuto in una coppa di champagne, ciò che avanza non serve.
Citazione:
Elimina"Sognare un mondo diverso, senza guerre, egoismo, prepotenza, arroganza, violenza; e caccia"
Un ricordo di quand'ero di Sinistra. A Genova, luglio 2001, uno degli slogan più gettonati era: "Un mondo diverso è possibile".
L'utopia non è appannaggio della Sinistra, giacché anche noi, che maturando siamo diventati più saggi, conserviamo in fondo all'anima il sogno di un mondo migliore.