Gli Anni Settanta e Ottanta li ho vissuti anch’io, i primi come testimone di Geova e i secondi come fricchettone, nel gruppo dei giovani extraparlamentari di Sinistra di Codroipo. In entrambi i casi, si trattava di gruppi a cui mi sono associato, e all’interno dei quali ho vissuto lo spirito di appartenenza. Anch’io, come i protagonisti del documentario che segue, venivo da una famiglia piccolo borghese, ma questo mi ha causato problemi solo quando sono entrato a far parte del secondo gruppo, quello laico, dal momento che per il cristianesimo tutti gli uomini sono fratelli ed è doveroso, per chi ne fa parte, manifestare la fratellanza cristiana. Noi, eletti del Signore, contro tutto il resto del mondo che vive nell’ignoranza della vera fede e che, per tale ragione, deve essere avvicinato affinché ascolti la Buona Novella. Non c’era arroganza, né astio nei confronti del resto del mondo da convertire, mentre nel secondo gruppo, quello politicizzato, vigeva il principio della lotta di classe, per cui c’era sempre un nemico da mettere nel mirino, e in quel caso erano i fascisti, più nella teoria, che non nella pratica. Provenendo da una famiglia borghese, e non occupandomi concretamente di politica, non potevo non finire ai margini del gruppo, e infatti venivo percepito come fricchettone, cioè un “figlio di papà” che si atteggiava a proletario. Mentre i membri del gruppo politicizzato passavano, per scelta, attraverso l’esperienza del lavoro di fabbrica, io pensavo a spassarmela facendo sport o semplicemente fumando cannabis. Non ho mai percepito un disprezzo nei miei confronti, per questa mia scelta di rimanere ai margini, e mi stava bene così. Poi vennero le Brigate Rosse e a quel punto il gruppo fu disperso dalla Digos. Correva l’anno 1980 e io me ne andai per la mia strada, cominciando a liberare gli animali, con le conseguenze giudiziarie del caso. Se mi si dovesse chiedere se sono stato felice, prima con il gruppo religioso e poi con quello politico, direi che non sono stato felice in nessuno dei due gruppi. Ma questo può essere dipeso dal mio carattere tendenzialmente pessimistico, privo di una visione positiva della vita. O forse, non mi sono impegnato abbastanza, sentendomi sempre inadeguato, tale e quale come mi sento oggi, a distanza di mezzo secolo, solo che adesso faccio gruppo con me stesso.
A parte quella cosa lì, che è il collante sia in gruppo che non, anche la politica, il calcio, la musica, le moto , le macchine facevano aggregazione. Quella che appare in foto è che tu ti appresti a cavalcare, mi sembrerebbe la gilera 124 fuoristrada, ma non sono sicuro. Nel 1968 avevo 16 anni ed uscì il mitico gilera 125 5v, 5 marce , oggetto di culto per noi sbarbati che avevamo lasciato i calzoni corti solo 2 o 3 anni prima, allora usava così....
RispondiEliminaRicordo anche io quei tempi con un sentimento misto, e la bionda Francesca, la più bella della compagnia. Indossava quasi sempre gonne vaporose e svasate, e, quando si sedeva sui talloni nei prati, in attesa di consumare lo spuntino, la merenda tutti gli sfigati come me assumevano posture falsamente naturali, onde poter cispare qualche centimetro delle sue cosce eburnee.
Ci lasciava quasi sempre in anticipo, ché la madre vedova, diceva lei, stava in pensiero se tornava tardi. In realtà se la squagliava con Tiziano. Andavano a trafficare da qualche parte. Aveva la gilera 125 5v, il bastardo. Io no.
Citazione:
Elimina"gilera 124 fuoristrada, ma non sono sicuro"
Hai azzeccato in pieno!
Ciò che trae in inganno è il serbatoio del Beta.
Quando la comprai me la diedero così come la vedi, ma non sapevo che non aveva il serbatoio originale.
Citazione:
"Aveva la gilera 125 5v, il bastardo. Io no"
Quando frequentavo il liceo scientifico, prima di passare alle magistrali, c'era il bullo della classe che aveva il KTM 125, moto mitica per noi studenti delle superiori di Udine. Quando finivano le lezioni, inforcava quell'oggetto di culto e se ne schizzava via rombando, lasciando dietro di sé una scia di nebbiolina puzzolente e azzurrognola, oltre a noi "sfigati" con la bava alla bocca.
In senso metaforico.