Fonte: Il Fatto quotidiano
Hamburger con salsa ranch (cioè con maionese e panna), patatine fritte, ciambelle glassate e succhi di frutta in brick: una dieta limitatissima, quella del ragazzino del Massachusetts, improntata soprattutto su junk food. Alla base di questa selettività c’è l’ARFID (disturbo evitante/restrittivo dell’assunzione del cibo). “L’alimentazione selettiva è comune in pazienti con autismo e ha comportato [nel caso del bambino] carenze nutrizionali associate a disturbi riguardanti il nervo ottico e la retina”, scrivono gli autori del caso di studio pubblicato sul NEJM. Gli autistici hanno infatti dei disturbi sensoriali che si riflettono anche su certi cibi, il cui odore, sapore o consistenza non sono tollerati. Proprio per la consistenza il piccolo americano preferiva quei pochi alimenti, trascurando al massimo i vegetali – tranne i succhi in brick, che per gli esperti non sostituiscono del tutto il frutto fresco. Rifiutava inoltre cibi nuovi e vitamine. E così, una notte si svegliò urlando che non ci vedeva più e fu portato al Boston Children’s Hospital.
I nutrienti mancanti
La carenza di vitamina A è tra le principali cause di cecità nei bambini: secondo l’OMS, a livello globale sono 500.000 i piccoli che ogni anno perdono la vista perché non assumono abbastanza vitamina A. Questa è infatti fondamentale per i fotorecettori della retina e per la sensibilità alla luce, e aiuta la visione in condizioni di scarsa luminosità. La vitamina D previene la secchezza oculare, mentre la C protegge dai raggi UV e la K migliora il microcircolo. Rame e zinco sono protettivi della retina. Così il piccolo, certo giustificabile perché autistico, affetto da sindrome da deficit di attenzione (ADHD) e con ritardi cognitivi, linguistici e motori, si privava di preziosi nutrienti. “Il suo è un caso limite, ma probabilmente c’è anche un altro problema oltre a quello sensoriale, forse neurologico non diagnosticato”, osserva il dott. Andrea Coco di Pontedera (PI), esperto di nutrizione clinica, che tra l’altro si occupa della dieta di adolescenti autistici.
Non senza conseguenze. “Il junk food promuove un’infiammazione generalizzata di basso grado che coinvolge anche il funzionamento della barriera epiteliale, riducendo così l’assorbimento dei nutrienti”, spiega Coco. “Ne derivano difficoltà nell’assorbimento dei nutrienti, di cui tra l’altro il junk food è poverissimo”. Se questa situazione si inserisce in un quadro già complesso come quello dei ragazzi autistici – spesso affetti da problemi di funzionamento intestinale, sottolinea il medico – la malnutrizione è praticamente garantita. “Occorre allora effettuare una riprogrammazione, aiutandosi con i probiotici per modificare il segnale e togliere il craving biochimico, per poi agire sulla dipendenza mentale e la ritualità, in team con gli educatori”, conclude il medico.
L' americano a Roma lo aveva capito 70 anni fa
RispondiEliminahttps://youtu.be/2m4QLIA38VE?si=j1pafUmGA3reH0Xh
Ironia pungente verso i "liberatori" forse tollerata, o non capita. Siamo messi peggio adesso....
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