Testo di Pier Luigi Pinna
In Australia, la famiglia Zammit ha fermamente rifiutato di vendere la propria casa, ormai circondata da un nuovo sobborgo, nonostante offerte che avrebbero raggiunto i 50 milioni di dollari australiani! La loro proprietà, situata su Hambledon Road nell'area di Sydney, si estende per circa cinque acri (circa due ettari) ed è diventata un simbolo di resistenza contro lo sviluppo urbano. Valutata originariamente circa 4,75 milioni di dollari australiani nel 2012, il valore della casa è salito vertiginosamente grazie allo sviluppo circostante, con stime attuali tra i 40 e i 50 milioni di dollari australiani. La decisione della famiglia di non vendere ha creato un paesaggio unico nella zona, con la loro grande casa e ampio giardino che contrastano nettamente con le file di case suburbane standard circostanti.
Questo mi dà l' occasione per parlare di un argomento che mi sta molto a cuore .
RispondiEliminaConservare una casa " vecchia " , oltre un eroico atto di resistenza è anche conservare la memoria che vogliono cancellarci.
I nuovi insediamenti , con le nuove case che devono seguire dei criteri ecologici , sono concepiti per creare alienazione in chi vive o anche solo , di passaggio, vi si trova dentro.
Senza fare il confronto impossibile con costruzioni di anche solo un secolo fa , o , ancora più indietro , coi centri storici di origine medioevale , sto notando una trasformazione inquietante negli ultimissimi anni , anche solo per chi fa una semplice ristrutturazione.
La tendenza ( dicono per rispettare i coefficienti energetici della politica green ) è, più che realizzare abitazioni , di fare dei simil- bunker, case rigorosamente grigie ( di colore ) , con finestre piccole , che danno proprio l' impressione di impenetrabilità e fanno pensare che all' interno debbano vivere perennemente con aria artificiale ,
cancellate , grigie anche loro , che sembrano più barriere autostradali che cancelli , perlomeno quelli normali , alcuni anche artisticamente fantasiosi.
Nel pubblico è ancora peggio , i nuovi edifici danno disagio solo a vederli , frequentarli è ancora peggio.
Parlo per esperienza, proprio di pochi giorni fa , essendo stato ricoverato in una struttura d' avanguardia , fiore all' occhiello della sanità reggiana ma che non regge assolutamente il confronto , visto dal lato estetico/emotivo ( importantissimo ai fini della guarigione) con l' esperienza di 20 anni fa in un padiglione , un palazzo storico dei primi del 900 che ha conservato le caratteristiche originali , del complesso ospedaliero del Maggiore di Parma.
La casa contadina nella quale vivo attualmente è stata costruita nel 1917, in piena guerra!
EliminaPer ristrutturarla e renderla abitabile (prima ci pioveva dentro) ho speso un mucchio di soldi. Ma mi dicono che questa è la norma, quando si comprano case vecchie.
Girando per le strade del Friuli, mi capita a volte di vedere delle case prefabbricate, di colore grigio e dalla forma cubica.
Nessuna sinuosità, nessuna femminea curva, ma tutto angoli e spigoli.
Mi riconosco in ciò che Bobo dice, provo la stessa sensazione quando esco dal centro storico della mia città e rientro nella periferia infingarda dove straccamente sopravvivo.
RispondiEliminaNon abbiamo niente a che vedere con coloro che costruirono palazzi, reggie, insigni monumenti, piazze monumentali ed ariose, luoghi di gratificazione della vista e dell'animo... Sopravvissuti a reset stratificati, solo conserviamo il sentore di ciò che è giusto, appagante, confortevole, gratificante, eccetera eccetera. Niente più.
Viviamo, se così si può dire, di rendita d'accatto, e i vanagloriosi scioccamente si vantano di essere romani, fiorentini, veneziani, pur non avendo niente ormai a che vedere coi loro "antenati".