giovedì 15 ottobre 2015

Abbandonati da Dio e dall'A.T.E.R.


Fonte: Vox News

Se ne è andata l’altra notte, in un letto di ospedale. Lontano da Andrea, il fratello da anni ricoverato in clinica, per un ictus. Lontano da Tato, il suo cagnolino, compagno inseparabile di mille avventure. Aveva un sogno Ornella Tassi. Una casa, dove stare con il fratello e Tato. Un desiderio per il quale si è battuta fino all’ultimo. Invano. L’ostinazione a Ornella non era mai mancata, fin da quando aveva dato vita a una battaglia giudiziaria per il rifugio per cani randagi che aveva messo su, a Castel Sant’Agata, sopra a Santuario, su un terreno di sua proprietà e che la Forestale aveva sequestrato per motivi igienici. L’aveva persa, quella battaglia. E non era stata l’unica. Ma lei era fatta così, non si arrendeva mai. 

 
E così quando si era ritrovata senza casa, sfrattata, non ci aveva pensato più di tanto. Con il suo Tato si era trovata un posticino, nei giardini di piazza del Popolo. Passava tutta la giornata su una panchina e quando veniva sera si trasferiva sotto i portici, e dormiva su un giaciglio di fortuna, con ai piedi l’inseparabile cagnolino. A dire il vero, all’anziana un posto al caldo dove dormire glielo avevano anche trovato nel centro di prima accoglienza della Caritas, ma nella struttura gli animali non erano ammessi e così Ornella Tassi per non separarsi dal suo adorato cagnolino, aveva scelto la scomodità della vita da barbona. Poi finalmente la soluzione: una stanza (letto e bagno) in una comunità a Varazze dove anche Tato l’aveva seguita. Ornella l’aveva accettata, seppur malvolentieri. Ma non per questo aveva smesso di combattere per una casa tutta sua, dove riunire la sua famiglia. Un sogno rimasto tale.
 
L’altra notte Ornella è morta all’ospedale San Paolo, dove era stata ricoverata un mese fa per la rottura di un femore. Era disperata Ornella, perché aveva dovuto dividersi da Tato. Un dolore grande che forse ha contribuito a indebolirla fino alla resa. Restano ora le lacrime degli amici e delle amiche che le sono state sempre vicino: Daniela, Lorella, Marina, Rita, Gabriella, Anna, Pierino. «Siamo affrante» dice Marina. E Gabriella: «Una vita sfortunata che si è spenta nella sofferta solitudine di una notte d’ospedale. Tato, che ora ha trovato una famiglia, a Bergeggi. Da lassù, Ornella, sarà felice. Si rimane basiti e sconvolti. Si rimane con un urlo dentro, davanti a queste ingiustizie. Un’anziana italiana non aveva una casa, dove vivere con il fratello malato e il cagnolino, mentre le case popolari (che paghiamo noi) vanno a immigrati e zingari. Per non parlare dei profughi in hotel. E’ qualcosa che deve finire. Ma dobbiamo essere noi a farlo finire, non aspettare che altri agiscano per conto nostro.

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