Fonte: Vox News
Se ne è andata
l’altra notte, in un letto di ospedale. Lontano da Andrea, il
fratello da anni ricoverato in clinica, per un ictus. Lontano da
Tato, il suo cagnolino, compagno inseparabile di mille avventure.
Aveva un sogno Ornella Tassi. Una casa, dove stare con il fratello e
Tato. Un desiderio per il quale si è battuta fino all’ultimo.
Invano. L’ostinazione a
Ornella non era mai mancata, fin da quando aveva dato vita a una
battaglia giudiziaria per il rifugio per cani randagi che aveva messo
su, a Castel Sant’Agata, sopra a Santuario, su un terreno di sua
proprietà e che la Forestale aveva sequestrato per motivi igienici.
L’aveva persa, quella battaglia. E non era stata l’unica. Ma lei
era fatta così, non si arrendeva mai.
E così quando si era
ritrovata senza casa, sfrattata, non ci aveva pensato più di tanto.
Con il suo Tato si era trovata un posticino, nei giardini di piazza
del Popolo. Passava tutta la giornata su una panchina e quando veniva
sera si trasferiva sotto i portici, e dormiva su un giaciglio di
fortuna, con ai piedi l’inseparabile cagnolino. A dire il vero,
all’anziana un posto al caldo dove dormire glielo avevano anche
trovato nel centro di
prima accoglienza della Caritas, ma nella struttura gli animali non
erano ammessi e così
Ornella Tassi per non separarsi dal suo adorato cagnolino, aveva
scelto la scomodità della vita da barbona. Poi finalmente la
soluzione: una stanza (letto e bagno) in una comunità a Varazze dove
anche Tato l’aveva seguita. Ornella l’aveva accettata, seppur
malvolentieri. Ma non per questo aveva smesso di combattere per una
casa tutta sua, dove riunire la sua famiglia. Un sogno rimasto tale.
L’altra notte
Ornella è morta all’ospedale San Paolo, dove era stata ricoverata
un mese fa per la rottura di un femore. Era disperata Ornella, perché
aveva dovuto dividersi da Tato. Un dolore grande che forse ha
contribuito a indebolirla fino alla resa. Restano ora le lacrime
degli amici e delle amiche che le sono state sempre vicino: Daniela,
Lorella, Marina, Rita, Gabriella, Anna, Pierino. «Siamo affrante»
dice Marina. E Gabriella: «Una vita sfortunata che si è spenta
nella sofferta solitudine di una notte d’ospedale. Tato, che ora
ha trovato una famiglia, a Bergeggi. Da lassù, Ornella, sarà
felice. Si rimane basiti e
sconvolti. Si rimane con un urlo dentro, davanti a queste
ingiustizie. Un’anziana italiana
non aveva una casa, dove vivere con il fratello malato e il
cagnolino, mentre le case popolari (che paghiamo noi) vanno a
immigrati e zingari. Per non parlare dei profughi in hotel. E’ qualcosa
che deve finire. Ma dobbiamo essere noi a farlo finire, non aspettare
che altri agiscano per conto nostro.
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