Fonte: Vox News
Visto che la Kyenge è
venuta dal Congo ad insegnarci la cosiddetta integrazione, deve
per forza significare che in quel paese esiste una
zuccherosa armonia tra le etnie, per questo lei ora è qui. Quello che vi
presentiamo è il modello di integrazione congolese:
Minority Rights Group
International – un gruppo che difende veramente le minoranze
perseguitate, non come quelli da noi che difendono le minoranze
privilegiate – raccolse nel 2004 prove di uccisioni di massa,
cannibalismo e stupri che avvengono nel paese del “nostro”
ministro della “integrazione”. Più di 600.000 pigmei
– gli ultimi cacciatori raccoglitori sopravvissuti allo sterminio
attuato nei secoli dalla razza bantù (negri), che è la razza
maggioritaria nell’Africa sub-sahariana – vivono nelle enormi
foreste della Repubblica Democratica del Congo, dove sopravvivono
cacciando animali selvatici e raccogliendo frutta.
Tuttavia, i congolesi
bantù li considerano come “subumani” e molti credono che la loro
carne conferisca poteri magici. “Ci sono stati
stupri sistematici e uccisioni su larga scala”, riferì il
direttore del gruppo, Mark Latimer, alla BBC Africa. “La violenza che è
stata perpetrata contro i pigmei è parte, o era parte, di una
campagna volta a sterminarli”. Secondo il Guardian i
pigmei vengono cacciati e massacrati come animali, perché
considerati scimmie – e in Congo le scimmie si mangiano – e nelle
foreste del nord-est del Congo, funzionari ONU indagano sulle accuse di
cannibalismo nella provincia dell’Ituri, dove la lotta tra diversi
gruppi di ribelli nel 2003 sfollò circa 150.000 persone. Molti degli sfollati
parlano di veri e propri macelli dove i pigmei vengono macellati,
secondo la testimonianza di Manoddje Mounoubai, portavoce per la
missione di monitoraggio dell’ONU in Congo. Non basta. I vari
gruppi etnici che si scontrano nella zona schiavizzano ordinariamente
i pigmei perché procurino il foraggio e l’alimentazione e li
utilizzano nello sfruttamento dei minerali, riferì un funzionario
delle Nazioni Unite.
Quando i
cacciatori pigmei tornano a mani vuote vengono uccisi e
mangiati. Sudi
Alimasi, un funzionario filogovernativo, testimoniò di rapporti nei
quali si parla di cannibalismo da parte di persone
sfollate. “Sentiamo i rapporti dei comandanti sull’alimentazione
di organi sessuali dei pigmei, credendo a quanto pare che questo
darebbe loro forza,” disse. “Abbiamo anche
rapporti di pigmei costretti a nutrirsi di resti cotti di altri
pigmei”. Il cannibalismo è riemerso nel Congo orientale non
appena le ultime vestigia di influenza coloniale sono state erose.
Gran parte della vasta area boschiva era controllata nel 2003-2004
dai Mayi-Mayi, un raggruppamento sciolto delle milizie tribali le cui
credenze magiche e il gusto per la carne umana sono note. Molti
combattenti Mayi-Mayi indossando parti dei corpi dei loro nemici,
nella convinzione che ciò li renderebbe invincibili. “Ci sono
rapporti di orrori indicibili nell’Ituri,” disse Wyger Wentholt,
di Médecins sans Frontières.
Ecco, noi ora, quegli
orrori li importiamo e li mettiamo al governo. Voi capite che chi
dovrebbe “insegnare” l’integrazione a noi, viene da un paese
dove le etnie si massacrano un giorno sì e l’altro pure. Dove le
minoranze vengono letteralmente – e non in senso figurato –
“mangiate”. Noi che amiamo le
differenze – e quindi vogliamo proteggerle dal nuovo razzismo degli
assimilazionisti – vorremmo che anche i Pigmei potessero vivere
nelle loro foreste senza che i connazionali del ministro li
mangiassero. E magari, vorremmo anche che non venisse a darci lezioni
di “integrazione” chi proviene da ambienti simili.
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