sabato 8 febbraio 2020

Una memoria storica volutamente parziale e difettosa



Che la sinistra abbia qualche problema con la storia lo ha certificato di recente l’Eurispes. Smentendo le tante parole a sproposito pronunciate nei giorni della commissione Segre, l’insospettabile ente di ricerca ha infatti rivelato che la maggioranza di coloro che in Italia non credono all’esistenza della Shoah non milita nel pericoloso fronte reazionario ma vota in campo progressista. Sicché la notizia del sondaggio esplosivo è stata opportunamente oscurata. Nel caso in cui restasse ancora qualche dubbio sull’attitudine dei “veri democratici” a confrontarsi con gli avvenimenti del Novecento, a dissiparlo ci ha pensato l’Anpi. Dapprima promuovendo un evento in Senato, a pochi giorni dalla Giornata della Memoria, intitolato “Il fascismo di confine e il dramma delle foibe” (suvvia, come si fa in un convegno sulle foibe a prendersela coi fascisti e a non citare i comunisti titini?). Poi, non bastasse questo, affermando per bocca del presidente dell’Anpi bolognese che i numeri delle foibe sarebbero “gonfiati dalla destra”. Vabbè.


La notizia di queste ore è che, oltre alla storia, la sinistra sembra avere qualche problema anche con la musica. La segnalazione arriva dalla città dell’Aquila dove, come ha reso noto il combattivo consigliere comunale Daniele D’Angelo, in una scuola media la professoressa di educazione musicale per insegnare ai bambini i segreti dell’armonia, del ritmo e della melodia sembra non aver trovato nulla di meglio di “Bella ciao”, a quanto pare fatta eseguire in classe con una certa insistenza. “La canzone non è neanche male ed è ormai sdoganata come parte della cultura popolare – osserva generoso Daniele D’Angelo -, ma non è da scuola. In questi giorni nelle aule non potrebbero parlare ai bambini delle foibe invece di indottrinarli con chiari indirizzi politici che dovrebbero essere estranei al percorso scolastico, soprattutto in un’età in cui non si possiedono ancora gli strumenti storici e culturali per valutare la complessità degli avvenimenti?”. E per comprendere quanto gli avvenimenti siano complessi, basterà rileggere gli scritti di un onesto intellettuale di sinistra come Giampaolo Pansa.

Ma perché ai ragazzi non si parla delle foibe? E perché accanto ai lager non si descrivono gli orrori dei gulag? Perché ci si accapiglia sull’intitolazione di una strada a Giorgio Almirante quando ogni giorno migliaia di persone percorrono le tante Via Palmiro Togliatti, Via Lenin e addirittura Via Stalin del nostro Paese? Non può essere un problema di contabilità perché, se ci si dovesse rifare al bollettino dei morti, il regime comunista sovietico non avrebbe rivali. E, se si volesse considerare nel calcolo anche un criterio percentuale, accanto all’iconico Peppe Stalin la palma dell’efferatezza spetterebbe di diritto a Pol Pot, che avrà pure ucciso in numeri assoluti meno milioni di persone, ma in termini relativi ha fatto fuori oltre un quarto del popolo cambogiano.

Il punto è la riconciliazione con la storia. Pratica nella quale la sinistra si ritiene maestra ma su cui in realtà ha assai poco da insegnare. Lo ha dimostrato, nei giorni scorsi, il dibattito che si è svolto in Senato sull’opportunità di favorire l’accesso degli studenti ai “treni della memoria” diretti a ciò che resta dei lager nazisti. Un’iniziativa che a destra nessuno si è mai sognato di contestare e che invece in campo avverso suscita non poco imbarazzo allorquando viene ricordato, come ha fatto il senatore Gaetano Quagliariello dagli scranni di Palazzo Madama, che “i campi di concentramento nazisti avevano sì una loro specificità in quanto la persecuzione contro gli ebrei era ‘aterritoriale’, ma accanto ad essi non si possono dimenticare i gulag comunisti, che in termini numerici hanno mietuto ancora più vittime, e le diverse facce del male che ha attraversato il Novecento”.

Sicché, se vogliamo che la memoria per i nostri giovani sia un valore reale e non un mezzo di strumentalizzazione politica a senso unico, cominciamo da qualche atto concreto. Ai bambini in questi giorni, invece di “Bella ciao”, si faccia intonare l’inno nazionale in memoria dei nostri concittadini uccisi nelle foibe. E il prossimo treno della memoria dopo Auschwitz prosegua per Katyn e poi vada a Basovizza. E così, senza torcicollo, i ragazzi impareranno il valore della libertà.

2 commenti:

  1. bella ciao è una canzone da sfigati morti e sepolti, non da vincitori. Forse non avete capito il fine: unire il giorno della “memoria" con il giorno del “ricordo" per far apparire il primo come più veritiero. Tentativo fallito: le SAR dine sono morte cadendo dal ponte Morandi. Soros, datte pace eterna. Hai perso anche col carognavirus. Qui il panico non attacca. Stacca ca'.

    RispondiElimina
  2. @Gentili & attenti LETTORI,

    quello che si LEGGE sul POST per ME, che SONO cittadino del FVG, è STORICAMENTE condivisibile al 100% in quanto come TRIESTINO conosco molto BENE, queste drammatiche vicende
    avvenute a cavallo del CONFINE ma anche in TUTTA l' ISTRIA;

    per obiettività i primi a USARE le FOIBE carsiche SONO stati i NAZI-FASCISTI poi con il ribaltamento delle sorti della GUERRA, anche "fratricida", dai partigiani TITINI(= da TITO) che volevano costituire la SLAVIA VENETA arrivando in VENETO fino al PIAVE il FIUME sacro(!?) alla PATRIA;

    per fortuna GRAZIE alle truppe ALLEATE, gli anglo-americani, il TERRITORIO venne diviso in ZONA A(provincia di TS) e B(parte dell' ISTRIA) fino al 1954 quando la parte A divenne ITALIA e la B divenne YUGOSLAVIA;

    pertanto oltre delle ATROCITA' "disumane" perpetrate da entrambe le parti bisogna RICORDARE l' ESODO forzato di 300.000 GENTI ISTRIANE, una vera & propria "pulizia" ETNICA
    effettuata dai "democratici(!?)" COMPAGNI "comunisti" difesi oltre ogni BUON SENSO & VERITA' storica dai COMPAGNI dell' ANPI !!! AMEN

    SDEI
    (LIBERO PENSATORE GIULIANO)

    RispondiElimina