“Meglio
cavia umana che commesso”, dice senza pudore Lorenzo a Thomas Leoncini, che lo
ha intervistato sul Giornale. Ma la sua storia racconta meglio di qualunque
altra vicenda la disperazione – umana, sociale, lavorativa – di questi tempi in
cui il corpo diventa l’unico strumento che ci resta per tirare a campare. C’è
chi lo vende per prostituirsi e chi per fare da cavia ad esperimenti
scientifici. Ma la sostanza non cambia e il dubbio resta: il rischio che si
corre, mettendo a repentaglio la propria salute, è calcolato?
Come
ha trovato Lorenzo (in foto) l’idea di questo pseudo-lavoro? L’iniziativa è istituzionale
e arriva – lo svela Il Gazzettino – da un
gruppo di “studenti e ricercatori del dipartimento di Scienze cognitive
dell'Università di Trento, con sedi a Mattarello e Rovereto, che a fronte del
bisogno di volontari per la ricerca scientifica hanno creato un gruppo su
Facebook dove reclutare volontari.”
«Vuoi
fare la cavia in un esperimento scientifico? Proponiti su Facebook, è previsto
un compenso!».
Così,
visti i tempi di crisi, c’è la fila per guadagnare qualcosa, nonostante i
rischi che – oggettivamente – si corrono nel sottoporsi ad esperimenti
scientifici, seppur controllati.
Il
gruppo si chiama «Bacheca esperimenti» e le ricerche sono le più disparate:
secondo quanto rivelato dal Gazzettino, “si cercano persone destrimani, oppure
donne di madrelingua italiana per un questionario sulle relazioni sociali e
sugli atteggiamenti che si hanno nei confronti del proprio corpo. Oppure ancora
si cercano soggetti per una inchiesta su sonno, salute e benessere”.
Quindi
non si tratta di sperimentare farmaci, cosa che in Italia è vietata, ma di
dedicare del tempo alla ricerca psicologica.
“A
28 anni ho capito che la laurea in giurisprudenza non mi avrebbe permesso di
lavorare e ho fatto una scelta. Non avrei accettato di fare lavori poco
remunerati come il commesso perché sarebbe stato psicologicamente devastante,
considerando i soldi spesi per studiare”, racconta Lorenzo sul Giornale.
E
quindi si è ritagliato il ruolo di “sperimentatore”, con cui guadagna bene: “In
Austria, Francia e Svizzera almeno 1200 euro sotto la voce rimborso
spese. In più ho tanto tempo libero ma non voglio vivere tutta la vita
affittando il mio corpo ai medici. “.
Eppure
all’estero Lorenzo - che ha scoperto questo mondo grazie a un articolo sul
Times - ha testato su di sé i medicinali: “La prima volta erano anticoagulanti.
Non mi preoccupo di leggere il foglio da firmare, mi fido del medico che mi
segue.”
Eppure
gli è capitato di assistere a qualche episodio scabroso: “Un ragazzo francese
che era in camera con me due ore dopo il trattamento ha iniziato ad accusare
forti dolori all'addome. Non l'ho mai più visto, l'hanno portato via e il
giorno successivo ci hanno rassicurati dicendo che era stato dimesso per
precauzione. Era il 2010, per un anno e mezzo smisi di frequentare le
sperimentazioni. Poi ho deciso di credere ai medici».
Fa
scuola un caso accaduto a Londra nel 2006, di cui si occupò anche Federico Ungaro su L’Unità: “Rimane
comunque drammatica la vicenda dei sei volontari che lunedì scorso sono stati
ricoverati al Northwick Park Hospital della capitale inglese in seguito
all'esito (fallimentare a quanto pare) della sperimentazione di un nuovo
farmaco anti tumorale. La compagnia produttrice, la tedesca TeGenero, si scusa
con le famiglie coinvolte e spiega che fino a oggi tutti test in laboratorio e
sugli animali avevano avuto esito positivo.”
La Repubblica raccontava il caso denunciando l’orrore del TGN1412, questo il nome del
farmaco, e i suoi effetti su “sei maschi in perfetta salute”, almeno fino all’assunzione
dell’anti tumorale. Poi “si è gonfiato fino a sembrare un mostro, sembra
Elephant Man, è una cosa orribile”, dice ai giornalisti la ragazza di Ray Wilson, la cavia che ha subito più danni, quando lascia la clinica, sconvolta, qualche ora
dopo.
«Sono
rimasto in coma per quasi un mese», racconta proprio Wilson al risveglio. «I
medici mi hanno detto che posso ritenermi fortunato ad essere vivo. Ma non potrò
realizzare il mio sogno di fare l'idraulico né giocare mai più al mio amato
calcio. E tutto per quel dannatissimo esperimento».
Ok,
si dirà, in Italia tutto questo è illegale. E non vengono testati farmaci su
essere umani: ma siamo davvero sicuri che ciò accada, che le regole vengano
rispettate e che, dietro la promessa del facile guadagno, non si nascondano
trappole e insidie che possono rivelarsi mortali?
Cinicamente direi che ci si adegua alle nuove esigenze di mercato , dal momento che il corpo ( mente compresa ) è al servizio del paradigma dominante ( la realizzazione personale identificata nella capacità di acquisto e di consumo ) ci può stare che ogni scappatoia per guadagnare sicuri e senza tanta fatica sia presa in considerazione.
RispondiEliminaPer ora sembra solo da un numero esiguo di replicanti ma non escluderei che in futuro questa pratica si allargasse.
D'altronde le cifre parlano chiaro : l'industria del farmaco è la più redditizia e quella che non conosce crisi , viviamo in un sistema farmaco-dipendente ( ho visto di recente uno spot sulle reti nazionali dove si vede un neonato e in sottofondo una voce rassicurante che lo tranquillizza perchè la mamma sta prendendo farmaci per garantirgli un futuro sereno e sicuro :-0 ) e lo sarà sempre di più , il nuovo eldorado è lì e i nuovi peones le pepite è lì che andranno a cercarle.
Da notare , a margine ma non secondario , che indirettamente l'articolo sottintende che la sperimentazione animale è perfettamente inutile.
Anch'io ho visto ieri uno spot del ministero della salute che dice che i bambini non sono adulti in miniatura e che bisogna rivolgersi al pediatra, perché le medicine che vanno bene per gli adulti non vanno bene per i minorenni.
EliminaMa questo si sapeva già, mi pare.
Che qualcuno si sottoponga a sperimentazioni a causa della crisi è una variazione sul tema di coloro che si vendono un rene.
Di solito, si fanno sperimentazioni sui detenuti ma evidentemente stiamo diventando detenuti tutti quanti, in maniera palese, in questo pianeta prigione chiamato Terra.