venerdì 4 ottobre 2019

I giudeo-comunisti vogliono che ci vergogniamo di essere europei


Testo di Fabio Armano (1 ottobre)

Ho vissuto tre anni della mia vita in un paese musulmano, e non al villaggio Francorosso, dove vanno tra novembre e gennaio i comunisti radical chic con l'offerta "all inclusive". Così poi da tornare in patria liofilizzandoci lo scroto dalla mattina alla sera, mentre si atteggiano tutti come profondi conoscitori del mondo arabo e della questione islam, solo perché nella gita nel deserto del mercoledì hanno fatto un "selfie" in groppa ad un cammello, con sullo sfondo la piramide di "Tuttounkamut". No, io ero alla Citè Emir Abdelkader, con due piedi in una scarpa nello stare più che attento, io e famiglia, a non violare nemmeno per sbaglio anche solo uno dei loro dettami religiosi o culturali. E vi dirò, non lo dico nemmeno con risentimento o rancore, perché eravamo a casa loro, ed era giusto così. E vi assicuro che lì non vi erano musulmani comunisti, protesi nel rinnegare le loro tradizioni pur di compiacere noi stranieri per qualche astruso calcolo elettorale.


Quando arrivava il Ramadan, non vi erano delle aree "accoglienti" riservate agli stranieri, ove poterli far sentire legittimati ad esimersi dalle regole. Non fumavano, non bevevano e non mangiavano in pubblico nemmeno gli stranieri, e lo si poteva fare giusto chiusi all'interno delle proprie mura di casa, e con serrande rigorosamente abbassate, così da non indurre in tentazione il buon musulmano osservante. Non vi erano zone "franche" nelle quali le ragazze europee potevano circolare vestite come a Parigi, Roma, o Dublino. Si abbigliavano senza esporre gambe o decoltè eccessivi, e quasi sempre in pantaloni. A Natale o a Pasqua, non era previsto che gli europei potessero manifestare apertamente il loro credo all'aperto, con processioni, manifestazioni di strada o di piazza. Anche in quel caso ci si riuniva tra le mura domestiche di qualche connazionale, ed avendo buona cura di non fare schiamazzi che potessero rivelare la natura di quelle riunioni ai vicini locali.


È solo da noi che i cialtroni comunisti, riescono ogni fottuto giorno a spostare l'asticella della sottomissione un pochino più in basso, sempre più giù, fino a mettersi proni e genuflessi a baciare ciabatte nella speranza che a cotanto asservimento, corrisponda prima o poi quell'agognato voticino "micrante" per il PD, che questi miserabili cialtroni nemmeno vedranno mai. Perché, non bastava averci ridotto a nazione con preti e dirigenti scolastici che arrivano a dire che, per non "disturbare" le altrui culture, è oramai giunta l'ora di smettere di festeggiare il Natale o allestire presepi. No, serviva un colpo di reni in più come suggello di questo governo abusivo comunista. Serviva "Il tortellino accoglione", un obbrobrio con carni di pollame che va contro ogni nostra tradizione e storia, nell'ambito della consueta sottomissione a fini di compiacimento.


Come se nei paesi nordafricani il Ramadan iniziasse ogni anno con l’orchestra di Raoul Casadei alla “sagra dell’agnolotto di Tunisi”. Come se l'Egitto fosse celebre per le sue multiculturali braciolate in occasione del “Palio del Cairo". Perché, la verità è che non è nemmeno colpa degli "ospiti". La colpa è di una ideologia malata di sinistra, votata anima e corpo ad una autodistruzione della memoria della nostra storia, di tutto ciò che riguarda la nostra impronta socioculturale e la nostra identità. Di ciò che abbiamo rappresentato per secoli e di quello che quei secoli ci hanno tramandato. Perché, ormai le tradizioni sono robe da "sovranisti", mentre ora va di moda abbandonarsi ad una folle autolesionista sorta di “vergogna” di essere europei, Italiani, bianchi, e quella strisciante onta per il fatto di non appartenere a qualche “minoranza dominante”, annichilendoci per bene ed affrettando la nostra definitiva scomparsa, solo perché qualche ricco e potente magnaccio mondialista ha stabilito che dobbiamo essere per forza “multi qualcosa”, in modo che nessuno più in Italia ed Europa abbia un qualche senso di appartenenza da amare, nel nome di un bel minestrone multietnico che voti indubbiamente PD ogni volta che servirà, in quello che, da qualunque parte lo si voglia guardare, rimane inesorabilmente un “genocidio del buon senso”.

Ecco perché, per quanto mi riguarda, i vostri "Tortellini accoglienti" potete gustarveli facendogli fare il percorso digestivo al contrario. Infilandoveli lì dove dovrebbero uscire, uno ad uno.

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