Deporto, ma non per diporto!

La deportazione non è un male, se fatta su persone consenzienti. Gli antichi ebrei sotto Nabucodonosor furono ben contenti di tornare a casa quando Ciro il Grande, una volta sconfitto il babilonese, permise loro di rientrare negli antichi possedimenti. Gli ebrei moderni, nel secolo scorso, furono ben contenti di lasciare l’Europa razzista che non li voleva, anche perché non lasciavano nulla, essendo state distrutte le loro città d’origine dagli Alleati. Orsi e lupi del Trentino, se dovessero essere deportati in Romania non capirebbero perché, ma almeno scamperebbero dalle mire omicide di Maurizio Fugatti e degli altri montanari trogloditi. Le associazioni animaliste si sono date da fare per trovare chi volesse prendersi gli orsi, che Fugatti, nella sua confusione mentale, dice di essere in sovrannumero, e questo significherebbe per i plantigradi il male minore: lasciare il vile Trentino come gli anarchici scacciati senza colpa da Lugano. Le lumache del mio orto l’anno scorso hanno subito una deportazione continua, giornaliera, ma nemmeno se ne sono accorte. Al topo in questione, il quarto che deporto, è capitata la brutta avventura di finire in una vecchia trappola a scatto, a differenza dei primi tre che sono stati catturati con una trappolina a palla e una bottiglia. La brutta avventura per lui è consistita nel rimanere incastrato tra le maglie della rete ma, anche se ne è uscito malconcio, alla fine ha avuto salva la vita. E’ un compromesso tra me e loro e più di così non posso fare. Ovvero, non posso lasciare che mi rovinino i libri, né che mi rosicchino di nuovo i cavi della centralina dell’auto. In tal caso, i danni sarebbero ingenti e non me lo posso permettere. Chissà se la mia morosa, appassionata di roditori, avrà qualcosa da ridire?