lunedì 12 febbraio 2024

La Procura vuole il mio DNA


Non ho seminato bastardi in giro per il mondo, né c’è una madre che vuole gli alimenti, ma in virtù delle nuove tecniche investigative, e non avendo niente di meglio da fare, i giudici del tribunale di Trieste mi mandano a dire che verrò contattato da un loro tecnico, che mi preleverà il DNA infilandomi un cotton-fioc in bocca, per prendersi un po’ di saliva. Il 21 agosto del 1994 ci fu un’esplosione durante la sagra dei Osei di Sacile. Già l’otto dicembre del ‘93 era esplosa una cabina telefonica a Portogruaro, ma siccome un tale anomalo attentato non aveva avuto alcuna rivendicazione, fu soltanto con il tubo riempito di esplosivo, deflagrato a Sacile che la stampa cominciò a parlare di Unabomber, sulla falsariga di quello americano. Anche a Sacile, non essendoci rivendicazione, la polizia, come si suol dire, brancolava nel buio. Ecco perché quando sentii al Tg2, stando comodamente seduto a casa mia, la notizia dell’attentato alla sagra, sobbalzai sulla poltrona, pensando: “Ecco, adesso vengono qui”. E infatti, dopo una mezzora, affacciandomi alla finestra vidi una dozzina di carabinieri armati di mitraglietta, entrarmi in casa per fare una perquisizione. “Vi aspettavo!” dissi al maresciallo, appena aprii la porta di casa. Egli replicò, in maniera diretta: “Senza perdere tempo, mi risponda. Ha esplosivi in casa?”. Io stavo quasi per mettermi a ridere. “Evidentemente, non conosce gli animalisti. Non usiamo né armi, né esplosivi”. Era parlare al vento. Quando mass-media e inquirenti si mettono a parlare di “ecoterrorismo”, non c’è verso di fargli cambiare idea. Un po’ come oggi che tutti insistono a parlare di “carne sintetica”, mentre il termine corretto è “carne coltivata”. Il termine ecoterrorismo era stato coniato dall’FBI per quanto riguardava gli Stati Uniti, ma usarlo in Italia, per le nostre azioni di sabotaggio, era una forzatura. Io e il mio gruppo ristretto di sabotatori ci limitavano a prendere di mira macellerie, allevamenti e strutture adibite alla vivisezione, ma soprattutto uccellande e capanni da caccia. Al massimo potevamo dar fuoco ai capanni, ma in mezzo ai campi dove non c’era pericolo, anche se una volta sono andati a fuoco alcuni camion frigorifero per il trasporto di carne, parcheggiati nel cortile di un salumificio. Ma per tutto ciò io e i miei compagni abbiamo, come si suol dire, debitamente pagato i nostri debiti con la giustizia. 



Poi avevo anche il mio gruppo più allargato, con cui facevamo le nostre iniziative legali, sul genere delle manifestazioni e dei cortei di protesta. E questo è il motivo per cui i carabinieri vennero da me, in cerca di esplosivi. In quegli anni, come si può vedere in foto, andavamo anche noi a Sacile, in occasione della Sagra dei Osei, con debita autorizzazione della questura. Ma nel 1994 non c’eravamo. Esponevamo cartelli, distribuivamo volantini e in un’occasione esponemmo una vera rete da uccellagione, con uccellini morti che tenevo nel congelatore appositamente per quello. Quando stavamo andando via, i guardiacaccia ci vennero vicino e ci dissero: “Vedete come siamo stati gentili? Vi abbiamo lasciato finire la vostra manifestazione ma ora dobbiamo sequestrarvi rete e uccellini. E multarvi per detenzione illegale dei medesimi”. Di modo che, invece di controllare i loro amici cacciatori per cercare specie protette, vennero a multare noi, che stavamo solo educando il prossimo, per punirci come si conviene ad animalisti rompiballe. Si capisce che guardiacaccia, forestali e, in genere gentaglia in divisa, sono figli del Male, satanici esecutori di malvagità, se mi concedete un’espressione esoterica.



Gli inquirenti, dopo la perquisizione, ci misero 24 ore a capire che quella dell’ecoterrorismo era una pista sbagliata, così come quella dei Naziskin, ma in quelle ventiquattr’ore i cacciatori ebbero il tempo di comprare un’intera pagina del Messaggero Veneto, con un titolo a caratteri cubitali: “E ora anche le bombe!”. Si aspettavano, meschini, che io e il mio gruppo facessimo il salto di qualità, passando dai loro sanguinari capanni da caccia e dalle loro micidiali uccellande al colpire i visitatori delle sagre venatorie, quale quella di Sacile è, tra l’altro la più antica, essendo nata nel Medioevo. E, come capita in questi casi, la denuncia, l’invettiva, l’onta vengono urlate a squarciagola, ma la smentita, le scuse, i passi indietro, se mai ci sono, vengono sussurrate sommessamente. Anche questo è un modo, da parte dei giornali, di manipolare la mente dei lettori. E ai loro beniamini armati di doppietta, ciò che interessa è che si getti il più possibile fango sugli animalisti che, denunziando la loro inutile crudeltà, gli fanno forse rimordere la coscienza, anche se dubito che ne abbiano una.


Per quanto riguarda me, sono fermamente intenzionato a non prestarmi all’ennesima pagliacciata, per due motivi fondamentali: 1) non voglio essere infastidito, dopo trent’anni, per colpa della loro incompetenza investigativa e dopo esser già stato scagionato; 2) perché all’inizio hanno compilato una lista di mille persone, ristrette poi a 12, ma tutti gli sono venuti in mente, i ribelli e i border-line, tranne quelli giusti. 



Hanno, è vero, pensato sia a un militare americano, di stanza ad Aviano, sia a uno italiano, esperti di esplosivi, ma hanno escluso totalmente la Rosa Rossa che, a partire dal “Mostro di Firenze”, ne ha combinate di peggiori e il cui magistrato inquirente era proprio la regia degli omicidi. Non hanno mai pensato, tra l’altro, che la mente, se non l’autore stesso, dovesse cercarsi al loro interno, cioè in ambienti militari o delle forze dell’ordine, con un grosso personaggio come mandante e regista, in quello che in inglese si chiama "inside job", come con l'11 settembre, per capirci. Se questa mia ipotesi è corretta, Unabomber non lo troveranno mai!

10 commenti:

  1. Mi viene in mente il mitico finale di Casablanca: "arrestate i soliti sospetti".

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  2. Dimmi che è uno scherzo, ti prego.
    Zenzero

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    1. Grazie per la tua precisione (adoro quel film, ma ricordavo male la frase del capitano francese).

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    2. Ed, ovviamente, auguri per le tue disavventure giudiziarie.

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    3. Che pensavo fossero finite!


      "Quando cominci a guardare l'Abisso, l'Abisso comincia a guardare te".
      (Nietzsche)

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  6. Risposte
    1. Grazie Mauro. Spero che non si spingano oltre nell'infastidirmi. Freeanimals

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