domenica 5 gennaio 2025

Ma insomma, come volete essere chiamati?


Testo di 𝐒𝐨𝐮𝐦𝐚𝐢𝐥𝐚 𝐃𝐢𝐚𝐰𝐚𝐫𝐚

Nero o di colore? Vorrei condividere alcune riflessioni sul modo in cui ci si riferisce alle persone con la pelle scura. Termini come “nero” o “di colore” sono spesso usati in modo intercambiabile, ma è fondamentale comprenderne il significato e le implicazioni per evitare di perpetuare stereotipi o discriminazioni. Le persone con la pelle scura non sono semplicemente “di colore” La pelle scura è una caratteristica che accomuna individui di molteplici origini e culture. Non tutte le persone con la pelle scura provengono dall’Africa: esse appartengono a comunità sparse in tutto il mondo. È importante non ridurre questa diversità a un’unica etichetta, che rischia di cancellare le specificità culturali e storiche di ciascuno. Cosa significa “di colore”? L’espressione “di colore” può suggerire, anche inconsapevolmente, che esista un colore “normale” — generalmente associato alla pelle chiara — e che tutto il resto rappresenti una deviazione da questo standard. Questo termine, pur spesso utilizzato senza intenzioni discriminatorie, può contribuire a perpetuare un’idea di alterità e subordinazione. Un linguaggio più diretto e neutrale, come “nero” o “persona con la pelle scura”, risulta non solo più rispettoso ma anche più accurato. Definire una persona nera “nera” non è offensivo: è una descrizione oggettiva e priva di connotazioni negative, se usata nel giusto contesto e con rispetto. 


Origini storiche e sensibilità culturale

Il termine “di colore” ha radici storiche legate alla schiavitù e alla segregazione razziale, specialmente negli Stati Uniti. In quei contesti, era usato per distinguere le persone nere dai bianchi, contribuendo a creare gerarchie sociali e culturali. Questo linguaggio implicava che la pelle bianca fosse lo standard, mentre ogni altra tonalità rappresentasse un’eccezione o una diversità da tollerare. Anche grandi pensatori e scrittori africani, come Léopold Sédar Senghor, hanno riflettuto su questi temi, lavorando per ridefinire l’identità nera in modo positivo. Senghor, poeta e primo presidente del Senegal, ha scritto una poesia ironica che mette in discussione l’assurdità di considerare le persone nere “di colore”. Eccone un estratto: 

Caro fratello bianco, 

Quando sono nato ero nero, 

Quando sono cresciuto ero nero, 

Quando sto al sole, sono nero, 

Quando sono malato, sono nero, 

Quando morirò, io sono nero. Mentre tu, uomo bianco, 

Quando sei nato eri rosa, 

Quando sei cresciuto, eri bianco, 

Quando vai al sole sei rosso, 

Quando hai freddo sei blu, Quando hai paura, sei verde, 

Quando sei malato, sei giallo, 

Quando morirai, sarai grigio. 

E allora, tra noi due, chi è l’uomo di colore? 

Questa poesia ci invita a riflettere sull’assurdità di certe categorizzazioni e sull’importanza di riconoscere la nostra comune umanità. Riflettere sul linguaggio che utilizziamo è un atto di consapevolezza e rispetto. Scegliere termini accurati, privi di pregiudizi e culturalmente sensibili è fondamentale per costruire una società più inclusiva. Le parole hanno un peso: usarle con attenzione significa contribuire a un mondo in cui ogni persona si senta riconosciuta e valorizzata per ciò che è.

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