sabato 15 dicembre 2018

Il senso di colpa dei tedeschi verso gli ebrei contagia l'intera Europa


Fonte: Il Giornale

Douglas Murray ha un aspetto inequivocabilmente British: giornalista, commentatore politico, associate editor dello Spectator, collaboratore del Sunday Times e del Wall Street Journal, considerato un neocon d'Oltremanica, è autore del saggio "La strana morte dell'Europa. Immigrazione, identità, islam" (Neri Pozza) che nel suo Paese è stato un successo. «Lo ha pubblicato Bloomsbury, che ha avuto due bestseller nella sua storia: Harry Potter, e il mio libro...» scherza Murray, che è a Milano per un convegno su «Sovranità, democrazia e libertà».

Perché parla di «strana» morte dell'Europa? «Nessuno si sarebbe aspettato che potesse andare così. In Francia il titolo è stato tradotto come il suicidio dell'Europa. È strano perché è sorprendente».

Cosa la sta uccidendo? «Due fatti, insieme. Primo: l'immigrazione di massa, che sta cambiando completamente l'Europa. L'Italia sa bene di che cosa stiamo parlando».
L'altro? «Quello che noi europei stiamo facendo con noi stessi: è strano che una civiltà cambi totalmente se stessa, sul piano culturale, filosofico e religioso, senza opposizione. Quello che mi ha colpito è che, dopo l'uscita del libro, ci sia stato molto dibattito sulla questione dell'immigrazione; mentre le domande che pongo su quello che noi europei stiamo facendo a noi stessi, ai nostri valori e alla nostra tradizione, non hanno sollevato critiche. Questo mi preoccupa: vuole dire che è tutto vero».
Oppure che non importa a nessuno? «Entrambe le cose. È difficile negare quello che dico sulla civiltà europea al tramonto, ma allora bisogna chiedersi: cosa facciamo?».
E invece? «Invece c'è una passività europea, che alza le spalle e dice: Beh, è andata così».
Anche da parte dei politici? «Sì. Parlo sempre con i politici. Per molti di loro il discorso è l'azione...»
Anche Angela Merkel ha detto che il multiculturalismo è fallito. «Nel 2010, a Potsdam. E dopo? E allora che facciamo?».
L'altro giorno a Strasburgo c'è stato un altro attentato. «Questo attacco è la normalità con cui dovremmo vivere. Ieri sera qui a Milano sono andato a visitare il mercatino di Natale vicino al Duomo: c'erano i militari armati, le camionette, i dissuasori. Per me è triste. È quella che chiamo la bollardization of life, la dissuasorizzazione della vita».
Che cos'è? «Ci stiamo abituando a questi dissuasori, che sono brutti e ingombranti, anche quando, come a Oslo, ci mettono sopra i fiori. Ma non è normale. E poi: perché non mettiamo dei buoni dissuasori alle frontiere, allora? Perché cingere con un anello di acciaio gli edifici, anziché i nostri Paesi, quelli che una volta si chiamavano confini?».
La tendenza è irreversibile? «Non credo. Ma servirebbe una dose enorme di volontà politica per cambiare la storia, e non vedo questa volontà».
Che cosa bisognerebbe fare? «La cosa più importante sarebbe rimpatriare gli immigrati illegali. Come ha promesso Salvini. Se non lo fa, significa che non ci sono più speranze».
Perché? «Perché se non riesci a risolvere il problema delle persone che non dovrebbero essere qui, allora non puoi neanche parlare di tutte le questioni dell'integrazione. Se non è possibile fare i rimpatri, allora è finita: non avremo più confini, più Stati, e andremo avanti a usare i dissuasori».
Perché i politici non agiscono? «Per pigrizia. È un continuo procrastinare le minacce».
Dall'altro lato c'è la crisi della civiltà europea. «La diffusione del senso di colpa tedesco è uno stratagemma brillante per farci perdere fiducia in noi stessi. Io sono convinto che ci siano tutti i motivi per essere autocritici, ma non vedo alcuna ragione per essere masochisti».
Gli europei sono masochisti? «Se l'autocritica mi aiuta a migliorare è un conto, ma se mi fa fallire, o morire, è un problema. Dobbiamo distinguere chi parla da amico e chi da nemico».
Dice che l'Europa è «stanca». Che significa? «Credo questa stanchezza sia legata al sentire come tutte le opzioni siano sul tavolo. Negli scacchi si chiama zugzwang: quando sei obbligato a muovere un pezzo ma, qualunque mossa tu faccia, non migliorerai la tua situazione, anzi, la peggiorerai. Così è con l'immigrazione. Se lasci entrare tutti, hai i problemi di adesso. Se non lasci entrare tutti, ti danno del fascista. Che fai? E se dici che il passato dell'Europa è complesso, e di non concentrarsi solo sulle cose negative, perché c'è anche del buono, e quel buono sono delle conquiste straordinarie, che rendono l'Europa unica, allora sei un colonialista».
Il principio per cui si fa l'elogio di qualsiasi diversità, tranne che della cultura che le ha permesse... «Noi fingiamo di essere uno spazio neutrale, in cui tutto il mondo possa entrare, e convivere. Credo sia una follia».
Nel libro cita sondaggi in cui appare chiara la distanza fra le decisioni dei politici e la percezione che i cittadini hanno di temi quali immigrazione e integrazione... «Un cinico direbbe che questo succede perché i politici sanno benissimo, prima di andare al potere, che la situazione è impossibile da risolvere... Dall'altro lato, molti politici percepiscono il problema, ma non devono parlare».
Perché? «Perché chi parla finisce male, come Pim Fortuyn in Olanda. O come la mia amica Ayaan Hirsi Ali. Perché ci sono poche persone come lei? Perché il suo non è certo un lavoro attraente».
Quindi i politici sanno, ma non agiscono? «Accade spesso che, in privato, i politici siano d'accordo con me, ma poi aggiungono: non posso dirlo in pubblico. Per mancanza di opzioni, e per non rischiare la carriera. In questo momento l'Italia ha un ruolo importantissimo, politicamente».
Per quale motivo? «Fino a oggi, a pagare un prezzo è sempre stato chi si dimostrava anti-immigrazione, e che quindi veniva accusato di essere anti-immigrati, anti-accoglienza, crudele, fascista».
E oggi? «Oggi per la prima volta inizia a pagare un prezzo politico chi non si dimostra duro su questi argomenti, chi è accogliente».
Come sarà il futuro? «Un caos incredibile. Socialmente e culturalmente. Tutto dipende dalle decisioni che la politica prenderà ora. La prima cosa da fare, in assoluto, è riconoscere gli errori commessi in passato, e non ripeterli mai più. Mai più».
Quindi? «Niente frontiere aperte. Basta salvare chiunque nel mondo. Non fare più sciocchezze. Ma non l'hanno ancora capito».

[N.d.R. Grazie a Francesco per la segnalazione]

6 commenti:

  1. Il titolo lei mi lusinga vuol dire che almeno con lei LA semina e' andata a buon fine ,I figli prediletti di jehova ( gli Ebrei ) non devono godere d'impunita' almeno sul Web bisogna smascherare questi satanassi e le macchinazioni che elaborano con I loro lacche' massoni che trascinano tutti nell'abisso Della corruzione e Perdizione morale

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    1. Il titolo deriva da questa frase detta dal politologo inglese:

      "La diffusione del senso di colpa tedesco è uno stratagemma brillante per farci perdere fiducia in noi stessi."

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  2. E comunque I'll senso di colpa dei tedeschi e' Giusto hanno sbagliato a mettere a lavorare gli ebrei nei campi di lavoro dovevano sistemarli tutti sul titanic ,un avaria una disgrazia cose che accadonoche Jehovah's li accolga ecc LA mia provocazione e' dovuta xche' non si puo sentire LA Di Segni rappresentante Della comunita ebrea dire nel 2018 noi ebrei che viviamo in Italy ,fosse per me le ritirerei il passaporto italiano LA rispedirei sul titanic a telaviv ,su moked si' puo trovare il suo articolo sulla visits di quel niente di Salvini di una partigianeria e meschinita unici sembra che vedano LA realta con gli occhiali 3d di una Volta quelli di cartone che non si vedeva Un c...

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    1. Sto cominciando a formulare delle idee riguardo agli ebrei che devono tornare a Gerusalemme perché quello è il centro di comando spaziale, dove probabilmente gli Anunnaki potrebbero atterrare. Non proprio lì, ma nel Sinai.

      Appena mi sentirò pronto, scriverò un articolo. Al momento, sto leggendo questo libro.

      Sto unendo i famosi puntini.

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    2. Freeanimals , non vorrei distruggere una certezza ma Sitchin è ebreo azero , ci andrei coi piedi di piombo prima di credere attendibili le sue teorie

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    3. Le "sue" teorie collimano con quelle di altri autori e offrono un quadro generale logico ed esauriente.

      Che fosse ebreo non è disdicevole e che fosse massone non è ancora una colpa.
      C'è anche una Massoneria buona.

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