giovedì 27 dicembre 2018

Obiettori di coscienza dickensiani



Oggi anche dare l’elemosina è diventato un atto sovversivo. In questi giorni ho aiutato persone povere a violare la legge. Ho fatto elemosina a chi la chiedeva, senza distinzioni sul sesso, l’età , il colore della pelle o se il povero fosse rom, migrante, o italiano da mille generazioni. Ho dato più elemosina del solito e non perché sia Natale. Per altro, non sono certo un fanatico della carità, penso anzi che la povertà vada combattuta in altro modo, togliendo ricchezza a chi ce l’ha, per distribuirla a chi ne è privo. Però lottare contro la povertà non vuol dire certo prendersela coi poveri e stavolta ho dato più elemosina del solito perché mi ha convinto Salvini a farlo. Mi ha convinto con la sua legge, che in nome della sicurezza perseguita le persone in quanto tali, che come nell’Inghilterra di Charles Dickens considera un crimine la povertà e appioppa multe e galera al povero che chiede di mangiare. Oggi sono al comando tanti piccoli Scrooge non redenti, che chiudono i porti, tolgono le mense ai bambini, proibiscono l’aiuto e chiamano tutto questo legalità. Una legalità che è un dovere violare. Sarà giusto farlo in molte occasioni, ben più gravi ed importanti, ma intanto nel mio piccolo ho cominciato. Mai avrei pensato che dare l’elemosina diventasse un atto sovversivo. E invece anche questo accade nell’Italia alla fine del 2018, con il governo del cambiamento. Buon Natale.

5 commenti:

  1. Minkia che ragionamento contorto questo cremaschi,io pur essendo nazista tutti I giorni anche oggi do un regalino patatine yougurt dolci e anche soldi ai questuanti pinoy che incontro naturalmente impreco subito contro i rothschild e i vari banksters ebrei LA colpa non e' dei poveri LA colpa e' dei ricchi e dei politici ,salvini non ha ha colpe e'uno dei tanti ventriloqui degli Ebrei non vale uno sputo non vale neanche LA pena prendersela con un niente del genere ,questo si fa chiamare capitano si del Titanic ,un coglione logorroico del genere e' una sciagura per l'Italy

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    1. Capisco ora dove nasce la simpatia che provo nei suoi confronti, benché non l'abbia mai conosciuto di persona.

      Nasce dal fatto che in Madagascar avevo legato con un professore piemontese in pensione, che passa la vita sollazzandosi con fanciulle professioniste, come lei fa con i ....cirlini (se ho capito cosa essi siano).

      Con il professor Bruno ho legato perché era l'unico italiano con cui potevo discutere di storia e di politica passeggiando sulla spiaggia di Tulear.

      Quando si è all'estero, nasce l'esigenza di socializzare con i propri connazionali, ma non con tutti si prova "feeling".
      Parlare in italiano, stando in mezzo a genti straniere, è già di per sé un sollievo, ma farlo con gente colta è meglio.

      Il simile cerca il suo simile. Ah, dimenticavo, anche il professor Bruno dà ogni giorno da mangiare ai bambini di strada che si affollano fuori dal ristorante "Le jardin", gestito da un altro piemontese.

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  2. Sull'esigenza di legare con italiani e' vero ma solo all'inizio ,poi ci si rende conto che valgono molto poco meno di una meretrice ,meglio una meretrice che ti fa da balia che ti fa da mangiare e che si fa coprire ogni tanto meglio una cosi che tutti gli Italiani messi insieme lo dico con certezza matematica all millimeter se sbaglio, sull'aiutare sta gente e' doveroso ma non per loro ma per me ,se non lo facessi ci sarebbe da dilaniarmi ,free animals le diro che col tempo ho imparato ad apprezzare di piu l'innocenza misto menefreghismo sbadato dei turisti piuttosto che LA taccagneria e le malignita dei residenti italiani

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    1. Al di là dello spirito patriottico e della piacevolezza nel parlare con qualcuno nella propria lingua, anche in Madagascar, come presumo altrove, non è tutto rose e fiori nella comunità dei residenti italiani.


      Ci sono spesso delle antipatie, se non addirittura il classico truffatore italiano che ruba soldi ad altri italiani, magari offrendosi come mediatore per sbrigare le pratiche burocratiche a quei nostri connazionali che vorrebbero aprire un'attività in loco.

      A Tulear ne ho conosciuto uno. Un truffatore vero e proprio.

      Perciò frequentare un professore di storia in pensione era diventato per me ancora più piacevole.

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