lunedì 16 ottobre 2023

Quella briccona della mia fototrappola

Decisamente non era un buon posto. Anzi, è stato il peggior posto che io abbia sperimentato finora, dopo più di un anno di fototrappolaggio. Tutto nasceva dall’idea di sistemare la fototrappola su un sentiero, che spesso viene usato anche da caprioli, volpi e cinghiali, ma di tali animali, e meno che mai di cinghiali, nessuna traccia. Troppi umani in circolazione. E perfino due gatti, uno bianco e grigio, a passeggio di giorno e uno tutto grigio, in giro di notte. Mettiamoci pure quattro umani, il peggiore dei quali un cacciatore, e il gioco è fatto. Gli altri erano un motocrossista, un individuo X con la camicia bianca e un altro, o forse lo stesso, che grida chiaramente una parola: “albero”. Stava evidentemente dialogando con qualcuno. Per fortuna, la fototrappola era ben camuffata e nessuno di loro si è accorto della sua presenza, nemmeno io che ho dovuto passare davanti ad essa due volte, prima di trovarla. Ero quindi un po’ in ansia, temendo che me l’avessero rubata, poiché avevo capito che il posto era pessimo e che sono meglio gli angolini di bosco appartati, con esche per fare avvicinare gli animali. Quando poi l’ho trovata, l’ho chiamata affettuosamente “briccona”, giacché io non parlo solo con gli animali, ma anche con le cose. E’ una forma di animismo, immagino, ma non credo che sia patologico, o almeno non è così grave. Questo video non l’ho pubblicato sul mio canale You Tube, perché non ci sono animali selvatici e quindi non c’è niente d’interessante da vedere. Lo pubblico sul blog, su Facebook e su Twitter, perché se non altro mi servirà di lezione, avendo imparato che gli animali stanno alla larga dai posti frequentati dagli intrusi umani. Se, come dicevo prima, a volte si servono degli stessi sentieri è perché sanno che di notte sono relativamente sicuri di non fare brutti incontri.


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