lunedì 13 maggio 2013

La fine di Trotsky

  
La fine di Trotsky” non è una domanda delle parole crociate da due lettere, ma ciò che è successo ad Alessandro Carolé l’undici maggio scorso. Essere accoltellati o colpiti da pallottole non è – tecnicamente - molto diverso dal prendersi un colpo di piccone in testa, ma nel caso del comportamento di Mada Kabobo vale lo stesso sdegno che nasce nei confronti dei morti in battaglia. Essere uccisi all’arma bianca fa più impressione dell’essere colpiti da una granata. Se si pensa ai soldati della prima guerra mondiale e a come sono stati uccisi, viene in mente prima il ferito disteso a terra, ucciso con un colpo di vanghetta dal soldato nemico e poi i fanti falciati dalle mitragliatrici. In base a questo ragionamento, essere uccisi da un drone, con l’operatore a migliaia di chilometri di distanza, non produce alcun impatto emotivo.
Noi occidentali siamo abituati alle armi da fuoco, perché siamo circondati da tecnologia abbondante e costosa - e da programmi televisivi che ne fanno uso - ma nei paesi del Terzo Mondo dove abbondano quelle da taglio per usi civili, è del tutto normale avvalersi di queste ultime per ammazzare la gente. L’antico proverbio “In guerra ogni spiedo è spada”, resta sempre valido.


In Africa, continente dove la gente ha molta dimestichezza con armi improprie o artigianali, i peggiori massacri sono stati fatti con i macete. L’anno scorso è con lunghi coltellacci che gli scioperanti di una miniera in Sudafrica hanno assaltato la polizia schierata in assetto antisommossa, dando luogo a quella carneficina di cui hanno parlato tutti i media del mondo e che si spiega solo con l’ingenuità degli interessati.
Evidentemente, in quel disgraziato caso, i trentaquattro morti ammazzati non conoscevano il detto: “Se un uomo con la pistola incontra un uomo con il fucile, quello con la pistola è un uomo morto”. Potrebbe darsi che questo aforisma sia nato in ambiente cinematografico, magari, per quel che ne so, in qualche film “Spaghetti western”, ma quegli scioperanti non avevano neanche pistole, bensì lunghi coltelli.
Posto che Mada Kabobo, se avesse agito così in Ghana, sarebbe stato linciato dalla folla con un pneumatico appeso al collo e dato alle fiamme, la prima domanda da porsi è se un italiano si sarebbe comportato come lui. In caso di follia conclamata, la risposta è sì, ma siccome i telegiornali tendono a farci credere che il gesto dell’immigrato sia stato dettato dalla rabbia sociale di sentirsi escluso, anche gli italiani in questo periodo stanno vivendo questa cosiddetta rabbia sociale, spontanea o indotta che sia, ma fino a questo momento, se escludiamo Luigi Preiti sul cui operato sono sorti alcuni dubbi, nessun italiano è andato in giro a prendere a picconate la gente per strada.
Ogni tanto saltano fuori serial killers che sparano sulla folla come cecchini, in virtù della disponibilità di tecnologia armiera di cui si parlava prima. Sulla spinta della rabbia sociale, che probabilmente è indotta dai veri padroni del mondo, finora gli italiani si sono impiccati o dati fuoco, a meno che non vogliamo annoverare fra i crimini nati dalla rabbia sociale anche gli omicidi normali o i femminicidi.
Se esiste una strategia in base a cui episodi come quello inspiegabile del trentunenne ghanese sono implementati per aumentare il malcontento popolare verso le classi dirigenti, lo stratega (o gli strateghi) ci riesce benissimo, per non parlare del clima di paura che già da anni si sta creando nella popolazione a causa della criminalità di origine straniera, specie in zone ad alta concentrazione della medesima. A Padova ci sono veri e propri ghetti, ma anche a Torino, Genova e - come volevasi dimostrare – Milano, la situazione non è migliore. A Rosarno, poi, ci sono stati già momenti di aperta guerriglia fra immigrati e indigeni.

E, a questo proposito, assistiamo a una specie di spaccatura tra nord e sud, in cui da una
parte si attua, saltuariamente, la caccia all’extracomunitario e dall’altra si cerca di adire le vie politiche come fa la Lega Nord, che però, curiosamente, viene contestata. Ad essere presi di mira, soprattutto da parte della gioventù politicizzata (leggasi plagiata) che si riunisce nei centri sociali, sono spesso i gazebi della Lega Nord, partito che aborro per la sua grossolanità e per il suo cercar voti presso i cacciatori, ma che in fatto di immigrazione vorrebbe porre un argine all’entrata degli stranieri.
Per il momento, se escludiamo Oriana Fallaci che parlava di invasione, il numero in costante aumento di stranieri non è visto come una minaccia e ciò si spiega con la famosa massa critica. Il popolo italiano abituato al servilismo nei confronti delle istituzioni, non è ancora disposto a chiedere la chiusura delle frontiere nei confronti degli africani. O dei cinesi, aggiungo io. Non lo può fare a causa della sua cultura di matrice cristiana, che impone il dovere dell’accoglienza, e per non dover passare per razzista. Siccome però le rapine in villa aumenteranno a causa della crisi, il numero degli italiani che avranno avuto a che fare direttamente con rumeni e albanesi violenti e ladri aumenterà, facendo di conseguenza aumentare la presa di coscienza e arrivando alla fine alla massa critica. E’ solo questione di aritmetica.
Come se non bastasse, a dispetto dei benpensanti cattolici, non ancora toccati nei loro interessi vitali, e dei ragazzi dei centri sociali, animati dal fuoco dell’idealismo, le richieste di limitazione all’immigrazione, da parte dei leghisti, non troveranno sbocchi, perché gli Illuminati hanno deciso di mettere le persone giuste nei posti giusti - come hanno sempre fatto - e la Boldrini e la Kyenge al posto giusto lo sono.
E’ come una partita a scacchi: da una parte l’intelligentissimo campione mondiale russo e dall’altra un cerebroleso di nome Popolo e di cognome Bue.
Il risultato è l’aumento di quel caos sociale – ordo ab chao - che non esclude financo un’eventuale guerra civile, che porterà e che sta già portando acqua al mulino della Massoneria fautrice del NWO. A un certo punto, tra sparatori false flag alla Luigi Preiti e psicopatici rabbiosi alla Mada Kabobo, la gente supplicherà in ginocchio le istituzioni di intervenire, magari con un uomo forte tipo Mussolini o una tecnologia altrettanto forte alla Microchip sottocutaneo. E allora, potremo dire addio alle libertà civili fin qui conquistate.
Stando alle notizie ufficiali, ciò che accomuna il calabrese e il ghanese è la condizione di border line, di disadattati ed emarginati, il primo per aver perso il lavoro e il secondo per non aver vista accettata la sua richiesta di asilo politico. Per inciso, dateglielo questo “asilo politico”, ché tanto peggio di così non può andare.

Oltre ai sospetti bene evidenziati da Rosario Marcianò sul caso Preiti, notiamo che di Mada Kabobo la comunità ghanese di Milano non sa nulla e ci si chiede quindi da dove salti fuori questo individuo. La mia ipotesi è che, come in Medio Oriente la CIA utilizza candidati manciuriani per compiere attentati suicidi, così con gli italiani la stessa organizzazione segreta potrebbe usare tecnologie più soft, risultato di quegli esperimenti top secret iniziati ancora negli anni Cinquanta e conosciuti con la sigla MK-ultra.
In pratica, i nostri padroni americani ci stanno usando la cortesia di non mettere – non ancora – autobombe a destra e a manca, ma di cuocerci a fuoco lento con micro-attentati stravaganti e creativi, come si addice al nostro popolo geniale, facendo leva sulla notoria emotività degli italiani.

I quali, per un certo periodo della loro storia, sono stati negri come i negri, nel momento in
cui sono andati a cercare lavoro negli Stati Uniti. E questo accadeva molto prima che gli USA prendessero possesso dell’Italia nel 1943, con gli sbarchi in Sicilia e ad Anzio. Alla fine dell’Ottocento, a causa della pelle non propriamente bianca come quella dei WASP, molti americani si chiedevano di che razza fossero gli emigranti provenienti da quello strano paese a forma di stivale. Molti nostri connazionali, a causa di questo equivoco, sono stati linciati da folle inferocite di bianchi anglosassoni, ma questo è un capitolo della nostra storia di cui non si deve parlare, per non mettere in imbarazzo i nostri padroni a stelle e strisce.
C’è dunque la possibilità che il signor Kabobo sia un candidato manciuriano, un robot eterodiretto che si sta comportando in carcere nello stesso modo assente e indifferente di quel ragazzo dai capelli rossi che ha fatto una strage in un cinema, in occasione della prima di un film su Batman. Questa loro vacuità potrebbe essere un sintomo di manipolazioni mentali operate sul loro cervello. Negli Stati Uniti d’America è facile procurarsi armi e da noi picconi: il servo non deve in ogni caso far fare brutta figura al suo padrone.
Tuttavia, manipolazione a distanza a parte, fatta passare per un atto di follia come è stato fatto passare per omicidio-suicidio l’assassinio di Stefano Anelli, tutto questo non potrebbe accadere in una società sana, basata su principi sani ed educata dalle guide religiose a coltivare l’amore fraterno e la solidarietà, anziché il materialismo e la competitività.
Qualcuno mi deve ancora spiegare come mai nella patria del cattolicesimo si sta generando una società edonistica e spietata priva di compassione. E’ sufficiente il fatto che i preti predichino bene e razzolino male o c’è qualcos’altro da considerare?
Io propenderei per l’antico peccato originale, perpetrato ai danni delle bestie, rese storicamente e giuridicamente inferiori e quindi massacrabili. Il meccanismo mentale è notorio. A forza di esercitare violenza sugli animali, quella stessa violenza ci si ritorce contro, ma seguendo strade contorte e inaspettate. Se colpisci una mucca con una pistola a proiettile captivo, poi quel proiettile esce esotericamente dal cranio dell’animale e si conficca nel collo di un carabiniere. 

Se colpisci un cucciolo di foca con una mazza chiodata, poi quel colpo fa il giro del mondo, come lo sbattere d’ali d’una farfalla in Brasile, e finisce per scaricare la sua forza malvagia sulla testa del signor Carolé. Il fatto che non ce ne rendiamo conto, di tutti questi imprevisti passaggi, dipende solo dalla nostra scarsa immaginazione, o dalla rimozione freudiana che le guide religiose – sempre loro! – hanno operato sulle nostre coscienze.
Limitando la necessità di scambiare “un segno della pace” solo al vicino di messa e vietando l’ingresso in chiesa a cani e porci, in senso non metaforico, è ovvio che finiamo per credere che il nostro prossimo sia solo quello di fattezze umane. Poi, casi come quello in esame, s’incaricano di darci la sveglia e di farci sospettare che tutta l’impalcatura religiosa fin qui imparata dall’asilo in poi è inefficace e controproducente. Oltre che pericolante.
Una volta ero più ottimista e dicevo che quando l’umanità smetterà di prendere a colpi di piccozza le foche, smetterà anche di fare la stessa cosa con i passanti del quartiere di Niguarda, ma ora non sono più così sicuro. Tra MK-ultra e candidati manciuriani, mi sento come un sughero sulle onde del mare, insieme a milioni d’altri sugheri sballottati e confusi, tra un Mada  Sballottelli osannato e un Mario Kabobo vituperato.
Con contorno di ministri per l’integrazione.
E’ proprio un bel minestrone.

5 commenti:

  1. I miei sospetti prendono corpo.
    Kabobo ammette:

    "Da tempo sento delle voci che mi dicono di fare cose cattive, sabato sono stato guidato da loro".


    http://milano.repubblica.it/cronaca/2013/05/13/news/la_seconda_vittima_di_adam_kabobo_morte_cerebrale_per_il_ragazzo_di_21_anni-58698088/?ref=HREC1-8

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  2. Che tipo di possessione aveva? N.W.O., alieni, sciamanismo africano, microchip nella testa applicato in Libia, demoni, o tutto questo insieme...?
    g

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    1. Non lo so, ma quando i detenuti entrano in carcere la prima volta vengono portati nell'ufficio del medico per una sommaria diagnosi sullo stato di salute.

      Nel 2006, presso il carcere di Pordenone, una delle prime cose che mi hanno fatto fare è stato proprio il colloquio con il dottore.

      Il quale mi ha chiesto a bruciapelo se sentivo voci.
      Io mi sono messo a ridere.

      Evidentemente, deve trattarsi di un sintomo premonitore di uno stato di alterazione mentale e viene fatto per sapere se il detenuto deve essere sottoposto a visita psichiatrica.

      Il che, nel caso di tanti efferati criminali, potrebbe essere utilizzato per avere delle attenuanti di pena.

      Nel caso di Kabobo io lo escluderei perché non parla neanche l'italiano e mi riesce difficile credere che abbia avuto suggerimenti da qualche avvocato.

      Resta sempre il sospetto che la CIA lo abbia istruito, cioè gli abbiano detto di dire così.

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  3. Ah, non sapevo di questa strana prassi dei medici carcerari...

    E se gli avessero inviato un elementale...?

    g

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    1. Il mio esoterismo non si spinge fino al punto di credere agli esseri elementali.

      Il mio amico Graziano Ganzit, che fa agricoltura biodinamica, ci crede e anche Arthur Conan Doyle credeva alle fate.

      Dunque, per me la questione resta ancora aperta e in fase di indagine.

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