giovedì 16 maggio 2013

Me la compri papà? No!



  


Il piacere di adornare la propria casa con animali selvatici se lo concede molta gente che non sa cosa c’è dietro: una vera e propria tratta di esseri viventi e senzienti strappati all’ambiente di origine e condannati per lo più a una vita di sofferenze. E la cosa è nota da tempo, ma cosa si è fatto? L’articolo 6 della legge 7 febbraio 1992 n. 150 recita fra l’altro: “[…] è vietato a chiunque commerciare esemplari vivi […] di specie che subiscono un elevato tasso di mortalità durante il trasporto o durante la cattura nei luoghi di origine […] Entro 180 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge il Ministro dell’Ambiente con proprio decreto stabilisce l’elenco […] delle specie che subiscono un elevato tasso di mortalità durante il trasporto o durante la cattura nei luoghi di origine”.


Il 18 maggio 1992 il Ministro dell’Ambiente emise un altro decreto, pure imposto dalla legge 150/1992, relativo al divieto di detenzione di specie di mammiferi e rettili pericolose. Ma il decreto sulle specie che subiscono un’elevata mortalità fu “dimenticato”. Inoltre il Regolamento CE n. 338 del 1997 del Consiglio prevede che gli Stati dell’Unione europea possano imporre restrizioni all’importazione di tutte quelle specie che presentano un elevato tasso di mortalità al momento del loro trasporto e un basso tasso di sopravvivenza allo stato di cattività.
In un incontro avvenuto il 18 marzo 1998 tra il Ministero e le associazioni che avevano aderito al documento “Commercio e detenzione di fauna selvatica” (LAC, LIDA, UNA, Ambiente e Fauna, Paride Orfei) il dottor Cammereri, Direttore generale del Servizio Conservazione Natura, messo alle strette da Carlo Consiglio, ammise apertamente che il Ministero era in grave difetto e promise di rimediare al più presto. Parole, parole, parole!

In due interrogazioni dirette al Ministro dell’Ambiente presentate il 7 novembre 1997 (n. 4-13738, anche al Ministro delle Politiche agricole) e il 20 dicembre 1998 (n. 4-21370) l’onorevole Annamaria Procacci chiedeva se il ministro avesse predisposto i rapporti sulla mortalità delle specie importate in Italia, e se intendesse dare attuazione a tutte le norme contenute nel citato regolamento. La risposta, dell’ottobre 1999 del Sottosegretario onorevole Valerio Calzolaio, è una vera presa in giro: non solo le percentuali di mortalità durante il trasporto comunicate sono ridicole (dallo 0,00001% allo 0,003%, quando  è ben noto che la mortalità per certi gruppi di animali supera il 50%) ma sono indicate globalmente e non specie per specie e quindi inutilizzabili per individuare i gruppi maggiormente a rischio, di cui dovrebbe essere vietata l’importazione.
 La risposta promette anche di dare “piena attuazione a tutte le norme contenute nel Regolamento CE n. 338/97” (ma non precisa quando!)
Ci voleva la paura dell’aviaria per convincere la UE, nel 2007, a vietare definitivamente l’importazione di uccelli selvatici, ponendo fine a questa tratta vergognosa, anche se purtroppo continua l’importazione di altre specie. 
E per queste altre non resta che ricorrere a un sano NO, alla richiesta del bambino di regalargli un pesciolino, una tartarughina, un altro animaletto.

7 commenti:

  1. Più leggi necessitano e maggiormente si attesta l'inciviltà che vige in tale società.

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    1. Vero, ma se ci viene tolta anche la possibilità di migliorare lo status giuridico in cui si trovano gli animali, mediante leggi in loro difesa, ci resta ben poco.

      L'alternativa è la soppressione fisica di cacciatori, pescatori, pellicciai, circensi, vivisettori, macellai, ecc. ecc.

      In pratica l'eliminazione di quasi sette miliardi di persone. Il che è improponibile.

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    2. A me piacciono le cose improponibili, evviva la soppressione delle categorie da lei elencate, ci sarebbe sola da migliorare.

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    3. Dispiace dirlo ma sembra che la predicazione e l'esempio fornito da migliaia di pensatori, filosofi e religiosi attraverso i secoli non abbia sortito l'effetto desiderato, quindi i casi sono due: o non è stato desiderato abbastanza, o le persone a cui era destinato il messaggio di civilizzazione erano in numero esorbitante rispetto a chi forniva predicazione ed esempio.

      C'è una sorta di incantesimo nella nostra specie, una maledizione, che ci impedisce di crescere spiritualmente e ogni generazione deve ricominciare da capo.

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  2. Più che incantesimo c'è il "baucometro" chiamato televisione.

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    1. La televisione come elettrodomestico ipnotico e la tecnologia come la prosecuzione della magia nera.

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