Testo di Mariassunta Miglino
Il Premier Conte e un’occasione persa: “Non ho mai aperto un libro di matematica”. Così qualche giorno fa il Primo Ministro italiano, intervistato da un noto sito in cui si parla di scuola. La notizia è arrivata agli onori della cronaca ed è una di quelle faccende per cui sarebbe opportuno appellarsi al diritto all’oblio. Viviamo la più drammatica crisi culturale dall’Unità d’Italia. I nostri studenti sono ultimi in Europa per la comprensione di un testo scritto; drammatiche le loro competenze linguistiche (di nuovo ultimi in Europa) e matematiche (il 75% in meno rispetto agli altri stati dell’Unione. La ciliegina sulla torta è la fuga di cervelli, che dopo essere stati allevati con fondi dello Stato, si trovano nell’impossibilità di restituire quanto ricevuto e sono costretti – spesso loro malgrado – ad abbandonare il Paese ed accettare i ponti d’oro che vengono offerti all’estero.
E il Premier decide bene di riderci sopra, dimostrandosi “miope” e facendo da capopolo ammiccante a caccia di consensi, decidendo di giocare la carta della finta umiltà. Da chi si definisce “avvocato del popolo” e con analoghi epiteti autocelebrativi, non solo ci si aspetta, ma si potrebbe pretendere, un minimo di incoraggiamento per le future generazioni. Un buon esempio – senza tante pretese – sarebbe stata un’opportunità da cogliere invece di buttarla alle ortiche. Chissà cosa spaventa nel dire “forza ragazzi, studiate che il Paese conta su di voi”, “ricordatevi che la scuola è fondamentale”; neppure gli studenti meno appassionati penso si sarebbero sentiti offesi. Invece la cultura diventa sempre più spesso una barzelletta. La cosa che indigna (spero) non è solo l’autogol, ma la sua assoluta gratuità. Denuncia il fatto che non solo i nostri vertici mancano delle più elementari prospettive, ma anche che non si coglie la gravità del dramma culturale che stiamo vivendo.
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