Testo di Ale
Vi racconto una storia, erano gli anni '70, le famiglie italiane vivevano modestamente ma dignitosamente, il prodotto italiano era di grande qualità. Niente di cinese in giro. Poca roba straniera. Molto prodotto interno. Eravamo felici con una vita dignitosa, a scuola si insegnava il rispetto e a fare fatica per ottenere risultati. Non andavano tutti avanti, solo chi era studioso. Non si facevano debiti per fare le vacanze, se non potevi non le facevi. Le famiglie risparmiavano e compravano casa. Poi gli anni 90. Incominciarono ad imbottire la testa con la globalizzazione. La roba a poco prezzo che durasse poco. I prestiti per le vacanze. Gli acquisti a rate di tutto il superfluo. La scuola che doveva promuovere ad ogni costo l’università per ogni cretino. Poi il mito di andarsene all'estero a lavorare. L’invasione della merce scadente. L’illusione del tutto per tutti ci ha imbrigliato, riempito di rifiuti e di debiti e ora ci vogliono ridurre a larve.
Salve
RispondiEliminaDescrizione totalmente aderente alla verità, però il delirio era già iniziato negli anni sessanta ... qualcuno tramite libri, Guareschi e Pasolini su fronti diversi e stupendi film in bianco e nero (film italiani) lo aveva già colto
Saluti
Piero
Vero, films italiani profetici. Come La Vita Agra, del 1964,con Tognazzi...
RispondiEliminaI sessanta li ho sentiti narrare da quelli di casa mia, ma credo che aver letto parecchio e aver visto molta cinematografia dell'epoca, unitamente alle testimonianze di chi c'era già, mi abbia messo nella condizione di sapere come si viveva anche nei 60.
RispondiEliminaMa data la mia età anagrafica, ( 52 primavere), mi limiterò dai 70 in su, e posso dire che tante baggianate per la testa , non le avevano i genitori, e di conseguenza nemmeno i bambini.
Si, già all'epoca c'erano certi fenomeni commerciali (ricordo che ad un certo punti tutti a scuola volevano un certo tipo di astuccio per matite, o un certo tipo di scarpe), ma nel complesso le cose erano ben diverse.
Si badava all'utile, a ciò che era a lunga durata, se all'epoca avessero detto "compra questo, che tanto se dopo due anni si rompe, lo butti e ne ricompri uno", avrebbero messo le mani nei capelli.
I ragazzini non andavano a bersi lo spritz, o a fare le notti piccole in discoteca, perché ancora negli anni 90, le disco aprivano alle 9 di sera e a mezzanotte ,max alla una, tutti a casa.
Ora (lasciamo perdere che siano chiuse per la fantapandemenza), aprono alla una e alle prime luci dell'alba, vedi ragazzini neopatentati che credono di essere Gilles Villeneuve alla guida, ubriachi strafatti.E da cui devi stare attento/a, se per caso sei in strada a quell'ora perché stai magari andando a lavorare, perché ti vengono addosso.
Le ragazzine non ambivano a fare le veline e sposare un calciatore, e non andavano a darla via per avere la borsa di Vuitton, ma del resto non c'è da stupirsi, oggigiorno, perché le prime a darla via sono le madri, per avere a loro volta la borsa di Vuitton o il tailleur di Gucci, e per potersi pagare corsi di aerobica, di fitness, palestra, massaggi, etc.
I padri sanno che le figlie fanno i filmini osè, e sanno che le mogli vanno a concedersi a questo e quello, e tacciono, perché viene bene anche a loro, così mentre la moglie sta calando le mutande con il signor x, a loro volta, anche loro si concedono la scappatella con la signora Y... che magari è la sorella del datore di lavoro e può dargli la spintarella per salir di grado.
Ed è ovvio che con genitori simili, una quattordicenne non abbia problemi a mettersi su Tik Tok in mutande e offrirsi per avere il giacchino firmato: lo fanno i grandi, quindi è un modello.
Dai film dei 60 si vedono, come dice Piero, già alcuni fenomeni, ma erano limitati, e diciamo che erano considerati un po' un evento straordinario, mentre oggi è regola.
Per come io ho potuto vedere le cose, ritengo di poter dire che il guasto ha cominciato negli anni 80, e si è via via intensificato sempre di più, diventando la norma.
Ma molto altro ci sarebbe da dire.
Zenzero
Un quadro desolante, senz'altro veritiero, ma io mi chiedo quanto rappresentativo della società con cui viviamo a diretto contatto.
EliminaVoglio sperare che quel genere di persone degenerate siano un'ininfluente minoranza.
Il trionfo, lo sdoganamento degli stupefacenti, alcool e droghe, la farlocca emancipazione femminile, ritmi assordanti, testi demenziali, Milano da bere, tu stai zitto cretino, é mia e la gestisco io, gay è bello..... Bombardamento, intronamento di menti e coscienze. Il tutto propedeutico, preparatorio, alla calata dei nuovi barbari. Le lancette saranno riportate indietro, i pochi diritti conquistati saranno aboliti. Come sempre l'onere maggiore toccherà ai piu deboli, alle donne, agli anziani, ai diseredati.
RispondiEliminaMonotono, noioso, irritante. Le ridotte schiere umane riprenderanno il cammino. Il solito percorso ad handicap, senza navigatore.
Ad ogni epoca la propria demenza o isteria collettiva.
RispondiEliminaLa gente italica è sempre emigrata , fin dall'inizio del 900.
In Italia , negli anni 60 partivano frotte di meridionali alla volta di Torino per partecipare al "miracolo industriale" , lasciavano campagne , vita rurale , caciotte e vino buono per andare tutti in fila alle 6 di mattina a timbrare il cartellino per entrare alla FIAT , e una volta dentro avvitavano gli stessi bulloni per 8 ore , 6 giorni alla settimana , 50 settimane l'anno ( escluse le ferie che si concedevano per tornare al paesello a fare la figura del ricco affermato )
Non c'è molta differenza con le code agli hub odierni , cambiano le scenografie ma la trama è sempre la stessa : pascolare l'ovile.
Quindi direi di non lasciarci andare a facili retoriche sul passato , l'unica cosa che ammetto è che il passato è bello perchè si era più giovani , oltre che , conoscendolo , non ci dà l'ansia del presente e ancora di più del futuro.
PS
Per un paio di giorni non ho seguito il blog , ho dovuto far ricoverare mia mamma per problemi intestinali e in questi 2 giorni ho potuto tastare con mano il livello di caos nelle strutture sanitarie , nel senso che ognuno ( parlo dal medico all'inserviente ) fa le proprie regole in una terra di nessuno.
Giravo nel pronto soccorso senza mascherina e nessuno mi diceva niente , poi sono dovuto uscire perchè ammettevano solo 20 persone , sono entrato nell' atrio dell'ospedale , un tipo all'entrata mi ha solo chiesto cosa volevo e mi ha fatto entrare , una volta uscito e rientrato , cambiato il tipo all'ingresso , mi ha spruzzato un fetido gel sulla mano e mi ha preso la temperatura ; mio fratello , il giorno dopo , ha portato indumenti per la mamma ricoverata , è potuto andare fino all'ingresso del reparto ( non sono ammesse visite nemmeno con l'ultimo modello di green pass ) e nessuno ha obiettato ; oggi il medico di reparto mi telefona per gli aggiornamenti e mi dice che se voglio portare effetti personali devo avere il green pass.
Nel dubbio ho lasciato detto a mio figlio che se dovesse succedermi qualcosa , mi lasci pure morire dove sono piuttosto che andare in quei manicomi.
Ciao ragazzi.
Citazione:
Elimina"ho potuto tastare con mano il livello di caos nelle strutture sanitarie"
Per vent'anni hanno fatto tagli alla spesa sanitaria, oggi hanno fatto impazzire letteralmente molti addetti ospedalieri.
Mi ricorda quella tattica di guerra classica: prima si bombarda il territorio nemico e poi si...cala lo scarpone (della fanteria) sul terreno.
"Nel dubbio ho lasciato detto a mio figlio che se dovesse succedermi qualcosa , mi lasci pure morire dove sono piuttosto che andare in quei manicomi."
RispondiEliminaIo è da mesi che lo dico.
Anche Genova, facente parte del triangolo industriale , con Milano e Torino,
fu meta di molti del sud Italia, alla Italsider, alla San Giorgio, per esempio, molti operai erano di quelle parti,
si sono trasferiti e hanno messo su famiglia, col risultato che oggi ci sono degli Esposito, o dei Calogero che parlano genovese anche meglio di me.....
Zenzero
Salve
EliminaErano, in stragrande maggioranza, calabresi, equamente distribuiti tra Sampierdarena, Rivarolo, Bolzaneto, Teglia, Certosa e Sestri Ponente ... e quasi tutti, tifosi della zampituria.
Ora, nei quartieri citati, vi sono centinaia di equadoriani mentre la città vecchia è equamente divisa tra Africa nera e slavi albanesi.
Il degrado è altissimo
Saluti
Piero
Ho avuto una lavatrice San Giorgio,Zenzero. Pagata caruccia ma mi è durata quasi 25 anni. Beliiiin!
RispondiEliminaQuando la viola ritorna a Genova per incontrarvi, se tu dovessi andare allo stadio portati uno spuntino. Consiglierei il formaggio, solo quello. Le pere te le diamo noi... :-))
... ormai fra due anni Mauro ...
EliminaSe va bene
Saluti
Piero
Il campionato è ancora lungo.... Comunque anche i vostri cugini non sono messi molto bene. Io mi sono sdegnato con la Fiorentina diversi anni fa, e per diversi accadimenti che non sto a menzionare. Non mi interessa più e quando ne parlo ne parlo con distacco, oppure per far dell'ironia,che mi auguro non offenda nessuno...
RispondiEliminaSaluti a te.
Caro Mauro, il Genoa, se mai lo andrò a vedere allo stadio, lo vedrò a Udine, dato che abito in Friuli come Roberto.
RispondiEliminaPeraltro l'ho visto a Udine anni fa e vincemmo noi.
Al formaggio ho rinunciato perchè ho sviluppato intolleranza al latte, mi sa che restano (ah ah ) solo le pere, ma a me le pere non piacciono granché.Portami delle fragole....
Sulla tifoseria dei cugini della curva sud, sappiamo benissimo che la maggioranza de doriani sono del tacco o della punta dello stivale.
Anni fa venni a Genova e andai a mangiare la farinata in un ben noto locale in via San Vincenzo, dove si fa cucina genovese (la torta di bieta con la crema acida, la prescinsêua, e altre delizie): entrai con baldanza con la maglia del Genoa regalatami da un giocatore, erano gli anni del Genoa di Spinelli, quando avevamo il duo Aguilera -Skuhravy, i tempi della Uefa, insomma...
"ma tu osi entrare con quella maglia addosso?"
"certamente" risposi io, ma la cosa finì lì, abbiamo una rivalità che per fortuna non degenera in zuffe.
Zenzero
... se è quello prima dell'enoteca, c'è ancora
EliminaAltro posto dove si mangia genovese è da Sa Pesta, in via dei Giustiniani
Piero
All'epoca si chiamava "da Guglie" , i gestori erano calabresi importati, ma la cucina genovese era sublime, facevano delle pasqualine da leccarsi i baffi, io prendevo il minestrone con la pasta, tutti blucerchiati fino al midollo.
RispondiEliminaEntravi e trovavi il cuoco con la cicca in bocca mentre si affacendava a preparare i pasti....uno spettacolo!
Zenzero
Excursus nostalgico....calcistico-culinario.
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