Fonte: L'Officina
Sono
ormai in molti gli economisti e gli esperti che sentono avvicinarsi le campane
a morto per l'euro. Che questa moneta abbia fallito il suo scopo di creare
un'unificazione monetaria europea è ormai chiaro. Da un fine meritorio che
sembrava essere quello alla sua istituzione, la realizzazione è diventata
assolutamente catastrofica. Vero è che l'euro è nato con un escamotage che
modificava surrettiziamente il testo del trattato sull'Unione europea, meglio
conosciuto come trattato di Maastricht. Detto trattato affidava la crescita
degli Stati membri ai poteri degli Stati medesimi di perseguire una propria
politica economica e di avvalersi dell'indebitamento. La disciplina attuale
venne introdotta con un regolamento interno non assoggettato al vaglio
dei parlamenti degli Stati e non ratificato con l'osservanza delle apposite
procedure costituzionali. Questo ha portato alla creazione di una moneta
irreale, diversa da tutte le altre in quanto disciplinata da una serie di norme
astratte, rigide ed immutabili, una vera camicia di Nesso calata sulle spalle
dei Paesi partecipanti e che ha portato a quella serie di sfracelli che si sono
visti, specialmente per i paesi più piccoli.
Con
queste premesse e con il non nascosto desiderio della Germania di far pagare
agli altri Paesi il costo della nuova moneta, vedasi il cambio irreale
accettato da Prodi per la lira, non ci si poteva aspettare altro che grandi danni
in un futuro. Oggi che questi si sono verificati, come correre ai ripari? La
crisi dell'euro può portare al disfacimento dell'Unione europea, ciò che
sarebbe un disastro assai maggiore della perdita della nuova moneta.
Il
mondo degli esperti parla di “Tragedia dell'euro” (Philip Bagus); de “La
fine del sogno europeo” (Francois Neisbourg) ecc. In particolare
Neisbourg è pessimista: la sua analisi rivela che l'euro può essere un potente
fattore di disgregazione dell'unione europea, “Il tempo politico
dell'impazienza dei popoli è probabilmente più corto di quello che implica il
proseguimento delle politiche attuali ancorché addolcite, e l'euro, la moneta
unica di un'Europa senza governo federale, porta in sé instabilità, squilibrio e
stagnazione. Bisogna saper arrestare una moneta per salvare l'unione europea.”
I
profeti di sciagure preconizzano disastri inenarrabili qualora l'euro venisse cessato
per tutti o per qualcuno. Questo non è probabilmente vero; vi saranno
difficoltà e anche spese, ma la sostituzione di monete locali all'euro potrà
avvenire tranquillamente come è avvenuta la sostituzione delle monete locali
baltiche ai rubli sovietici, l'introduzione della corona slovacca in Slovacchia
al posto della corona cecoslovacca; la sostituzione della moneta brasiliana ed
altre.
Ma
l'economia non si ferma e può aver pronto un rimedio. Sta nascendo in questo
mondo cibernetico una nuova moneta, per l'appunto cibernetica, il bitcoin.
Che cos'è? È una moneta invisibile, che viene immagazzinata nelle memorie dei
computer, e che serve per pagare beni e servizi né più né meno che una una
moneta cartacea normale. In fondo, venuta a cessare la convertibilità dei
biglietti in metalli preziosi agli inizi del secolo scorso, oggi il valore dato
a dei pezzetti di carta laceri, stropicciati, sporchi quali sono le banconote
attuali non è altro che puramente convenzionale. Analogamente un valore può
essere dato a dei diritti acquisiti conservati nei “bit” della memoria di un
computer.
In
Germania sono già numerosi gli hotel e birrerie che li accettano come
forma di pagamento. Anche il Google cinese, Baidu, li riceve da tempo. Per ora
voglio solo accennare che questi strumenti consentono pagamenti assolutamente
non tracciabili. Se il sistema, come pare, si affermasse, le banche e i sistemi
tributari perderebbero buona parte delle loro entrate. È probabile che i
bitcoin siano qui per restare. Ce ne occuperemo di nuovo.
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